A scuola di sostenibilità: l’indagine di Eurydice

Molti istituti, in Italia e in Europa, si occupano di sviluppo sostenibile ma con notevoli differenze: il nostro paese si distingue per la formazione dei docenti ma manca l’alfabetizzazione al futuro
7 Maggio 2024 |
Giulia Galliano Sacchetto

La sostenibilità e lo sviluppo sostenibile sono sempre di più materie scolastiche, seppur con molte differenze tra le varie parti dell’Italia e gli altri paesi europei. Servono, insomma, azioni più incisive per rendere questi temi centrali nei sistemi educativi e integrarli con le politiche globali. É quanto emerge dall’indagine della rete di informazione sull’istruzione in Europa, Eurydice, che ha coinvolto 39 sistemi educativi di 37 Paesi, tra cui i 27 dell’Ue. Analizzando i documenti ufficiali relativi all’anno scolastico 2022-2023 negli istituti primari e secondari, Eurydice ha verificato l’attuazione della “Raccomandazione sull’apprendimento per la transizione verde e lo sviluppo sostenibile” adottata dal Consiglio dell’Ue nel giugno 2022: si tratta di un documento che esorta i paesi a rafforzare l’attenzione alla sostenibilità nei sistemi educativi con misure multisettoriali.

In Italia al momento è in fase di attuazione il protocollo rinnovato nel 2023 dal ministero dell’Istruzione e del merito e dall’ASviS, il cui obiettivo principale è diffondere la cultura dello sviluppo sostenibile nel sistema educativo nazionale. Tutti i sistemi educativi analizzati, incluso quello italiano, affrontano il tema della sostenibilità e, nella gran parte dei casi, lo fanno in modo interdisciplinare. Nel nostro paese la sostenibilità è uno dei tre argomenti principali dell’educazione civica. In nove sistemi educativi, tra cui l’Italia non figura, è una materia separata, ma solo in un caso è obbligatoria (Cipro). Oltre la metà dei paesi considerati ha incluso nei curricula scolastici, almeno ad un livello educativo, tutte e sette le competenze in sostenibilità prese in esame, selezionate tra le 12 delineate nel quadro Ue “GreenComp”. Nello specifico si tratta di promozione della natura, pensiero sistemico, azione individuale e collettiva, adattabilità, azione politica e alfabetizzazione sul futuro. In particolare quest’ultima, con cui si intende la capacità di immaginare possibili scenari sostenibili, valutandone le differenze e le opportunità, i limiti e i rischi, pur essendo molto importante è la meno diffusa e in Italia è addirittura assente a tutti i livelli educativi. Al contrario il sistema educativo italiano è tra i pochi (17 su 39) a prevedere degli obiettivi di apprendimento legati alla sostenibilità nella formazione iniziale dei futuri docenti. Nel complesso sono cinque gli obiettivi analizzati: quello più diffuso, nonché l’unico rilevato in Italia, è relativo alla conoscenza dei concetti chiave degli ecosistemi, dei processi dei sistemi terrestri, degli impatti delle azioni umane sull’ambiente e della perdita della biodiversità. I restanti quattro obiettivi riguardano aspetti come stimolare il pensiero critico, la responsabilità individuale e collettiva, la partecipazione attiva nelle sfide sociali e ambientali e lo sviluppo di partneriati. Per gli insegnanti già in servizio e i dirigenti scolastici, invece, la maggioranza dei sistemi educativi (32), compreso il nostro, include l’educazione alla sostenibilità nei regolamenti e/o nei programmi di sviluppo professionale continuo. Tuttavia la partecipazione alle attività legate alla sostenibilità è solitamente su base volontaria e si basa ancora quindi molto sulla sensibilità della singola persona. L’Italia rientra comunque tra i paesi che forniscono risorse didattiche e sostengono la nascita di reti per la condivisione di buone pratiche che facilitino l’integrazione dei temi della sostenibilità nell’insegnamento.

In effetti, la maggior parte dei sistemi educativi fornisce alle scuole un aiuto per sviluppare un approccio alla sostenibilità: questo non solo a livello didattico ma anche al di fuori dell’orario scolastico, attraverso la pubblicazione di linee guida, siti web ed eventi virtuali. Tuttavia, il sostegno finanziario riservato ad attività di questo tipo è poco diffuso e, quando c’è, raramente viene concesso automaticamente. L’Italia, ad esempio, non compare fra i 13 sistemi che contribuiscono alla creazione di orti botanici o alle gite didattiche, né tra i 12 che investono in infrastrutture per la raccolta differenziata. Su richiesta, però, si possono ricevere finanziamenti per altre infrastrutture e attività. Inoltre, solo 18 sistemi (su 39) forniscono sostegno a progetti scolastici che coinvolgono il pubblico (famiglie, comunità locali, istituzioni): nel nostro paese, ad esempio, progetti di questo tipo sono realizzati quasi esclusivamente dalle Ong. Infine, dall’indagine emerge che meno di un terzo dei sistemi educativi analizzati, e tra questi non quello italiano, monitora il modo in cui le scuole integrano la sostenibilità nelle proprie attività.


Giulia Galliano Sacchetto
Giornalista professionista, con alle spalle esperienze in diversi campi, dalla carta stampata al web. Mi piace scrivere di tutto perché credo che le parole siano un’inesauribile fonte di magia.

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