Una montagna di 5.500 piatti di plastica, 4.800 vaschette per le patatine fritte, 1.500 piatti per la pizza, 3.000 bicchieri, 3.000 posate, 5.000 bicchierini da caffè. È il conto (reale) che hanno fatto gli organizzatori di una piccola festa di paese, uguale a tante altre che non serve neanche dire dove, in un paese di poche migliaia di abitanti. Ora moltiplicate i numeri per la miriade di iniziative dello stesso tipo che si svolgono ogni fine settimana e avrete un’idea un po’ più concreta di un problema enorme che si chiama ‘plastica’.
Considerate però anche un’altra cosa. E cioè che sostituire gli economici piatti e posate di plastica con altri in materiale diverso e compostabile significa nella festa di cui sopra aumentare non di poco i costi dell’iniziativa (provare per credere), anche del triplo se si fanno le cose bene. Si può arrivare anche a risolvere il problema più difficile, quello delle bottigliette di plastica (il guaio è che ad oggi non esistono tappi in materiale biodegradabile), per esempio introducendo speciali borracce per l’acqua che diventano anche un gadget, ma i costi salgono ancora di più.
Dunque il ‘plastic less’ ha un costo, inoltre un po’ difficile da spiegare, ed è normale che in tanti si chiedano se ne vale la pena nelle cose di tutti i giorni. Come ogni grande cambiamento, l’abbandono della plastica andrebbe forse incentivato. Tornando alla nostra festa di paese, l’amministrazione del piccolo comune ha deciso di dare un contributo economico, è stata organizzata una raccolta di fondi online e qualche privato ci ha messo del suo. Si è lavorato sodo per innescare un meccanismo virtuoso il cui scopo principale è stato quello di sensibilizzare sul problema e, nel piccolo, si è riusciti a farlo. Non per convenienza ma perché è necessario.
Il termine plastica deriva dal greco Plastiké (tèchné), ossia arte che riguarda il modellare e sta ad indicare i polimeri sintetici.
La plastica è una realtà plurale, per questo motivo è più corretto parlare di materie plastiche, ossia di una grande varietà di polimeri, ognuno con le proprie caratteristiche, proprietà e campi di applicazione.
In base alle normative DIN 7728 e 16780 (nonché la ISO 1043/1), ad ogni materia plastica è associata una sigla che la identifica univocamente.
A seconda delle finalità, questi materiali polimerici “puri” possono essere miscelati con additivi come modellanti, coloranti, stabilizzanti e lubrificanti. Ne derivano quindi resine, gomme e materiali dotati di una notevole resistenza meccanica.
Tra le innumerevoli applicazioni delle plastiche, troviamo gli imballaggi. Di seguito sono elencati i polimeri più diffusi nel mondo dell’imballaggio (codificati con numeri da 1 a 6). Le codifiche utilizzate sono quelle utilizzate per l’individuazione del materiale proprio ai fini del riciclo. Il codice 7 è riferito genericamente a tutti gli altri tipi di plastiche.
Il punto è che risolvere il problema della plastica è una necessità. Le immagini dei mari inquinati da miliardi di bottigliette galleggianti sono le più impressionanti, ma ne fotografano soltanto una parte. La plastica e soprattutto le microplastiche sono contenute in tantissimi oggetti e anche negli indumenti, come per esempio i vestiti sintetici, dove sono utilizzate per abbassare i prezzi e gonfiare le quantità degli assortimenti fast fashion. Vestiti che attraggono perché costano poco, permettendoci di cambiare look da un anno all’altro, da un mese all’altro, anche da una settimana all’altra. Peccato che le loro fibre non si smaltiscono mai, restano nelle lavatrici e finiscono nelle acque. Si pensi che i filamenti contenuti negli indumenti da soli sono quasi un terzo (il 31%) delle microplastiche trovate nel porto di Genova, dove l’università del capoluogo ligure sta conducendo un’indagine sull’inquinamento invisibile in collaborazione con studiosi di mezzo mondo. Anche in questa azione alle spalle c’è un interessamento pubblico, in termini economici, altrimenti non si riuscirebbe.
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La produzione di plastica nel mondo è passata dai 15 milioni di tonnellate del 1964 ai 310 milioni di oggi. Anche il riciclo dei rifiuti plastici è in crescita, ma secondo i dati del Corepla, Consorzio nazionale per la raccolta. Il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, in Italia solo il 43,5% degli imballaggi plastici è effettivamente riciclato e trasformato in altri oggetti. Il resto dei rifiuti è destinato a discariche e termovalorizzatori. La sensibilità delle persone è in crescita, ma la corretta informazione non è ancora penetrata il necessario: una bottiglietta va gettata nel contenitore della plastica, un giocattolo no. E poi c’è la questione aperta legata all’utilizzo di plastiche non riciclabili. Dal Green Ecomony Report redatto dal Corepla e dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile altri due dati: l’Italia è al terzo posto in Europa dopo Germania e Spagna per il tasso di riciclo della plastica. In discarica finisce ormai solo il 20% dei rifiuti di plastica, con un beneficio economico di due miliardi di euro in termini di risparmio sulla materia prima e minori emissioni di CO2.
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L’emergenza plastica vede da un lato azioni di sensibilizzazione sul corretto uso e soprattutto sul corretto smaltimento di questo materiale e dall’altro iniziative mirate a un recupero innovativo e utile. Un esempio è il progetto ‘Biocosì’ sviluppato dal laboratorio di ‘Sostenibilità, qualità e sicurezza delle produzioni agroalimentari del centro ENEA di Brindisi. I ricercatori hanno ricavato bioplastica dalle acque reflue della filiera casearia per produrre vaschette per i formaggi o bottiglie per il latte, 100% biodegradabili e compostabili.
Un altro filone di ricerca riguarda i processi per valorizzare la plastica presente nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) e ridurre i volumi inviati in discarica o ai termovalorizzatori. Si tratta di una metodologia sperimentale sviluppata dal laboratorio ENEA di ‘Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione di Rifiuti e Materiali per produrre toner per stampanti 3D dai rifiuti plastici dei RAEE”. Oltre al vantaggio ambientale legato alla valorizzazione del rifiuto, questa tecnologia consentirebbe di produrre bobine ad un costo più basso con vantaggi per i consumatori che possono servirsene per prove iniziali o prototipi. È già in via di realizzazione un protocollo sperimentale per individuare le plastiche RAEE idonee a questa applicazione.
ENEA ha sviluppato un processo per produrre un filo da utilizzare come toner delle stampanti 3D sfruttando la plastica presente nei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), con costi inferiori rispetto ai filamenti commerciali più comunemente utilizzati e benefici ambientali conseguenti alla valorizzazione economica del rifiuto. È il risultato del progetto biennale condotto dall’ENEA, nell’ambito di un Accordo di collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che punta a trovare un’alternativa green e più remunerativa rispetto al polimero maggiormente impiegato come filo di alimentazione delle stampanti 3D, vale a dire l’Acrilo-Butadiene Stirene (ABS) vergine, che ha un costo di vendita tra i 20 e 50 €/kg.
I polimeri che rappresentano più del 50% del peso della plastica presente nei RAEE sono ancora in gran parte destinati al recupero energetico, alla discarica o in alternativa alla vendita a costi molto bassi (0,1-0,25 €/kg). Per questi motivi, la disponibilità di bobine ad un costo più basso rispetto a quelle prodotte con ABS vergine, rappresenta un vantaggio per i consumatori anche in considerazione del mercato in continua espansione e delle molteplici applicazioni dell’additive manufacturing, dai giocattoli alla riparazione di oggetti, dai prototipi ai satelliti fino alla costruzione di unità abitative. “Abbiamo realizzato fili e prototipi 3D con diverse tipologie di plastiche RAEE che hanno dimostrato una qualità equivalente o simile a quelli realizzati da fili commerciali”, sottolinea Riccardo Tuffi dell’ENEA. “È allo studio anche lo sviluppo di un protocollo per l’individuazione delle plastiche RAEE idonee a questa applicazione anche per la realizzazione dell’attività su scala industriale”, afferma Lorenzo Cafiero dell’ENEA, che con Tuffi sta lavorando al progetto.
Grazie inoltre alla collaborazione di due impianti di trattamento RAEE, la sperimentazione tuttora in corso consentirà di valutare l’emissione di sostanze organiche volatili risultanti dal processo di stampa sia per le plastiche riciclate che per i fili commerciali, di studiare l’aggiunta di additivi per conferire particolari caratteristiche alla plastica e, in prospettiva, realizzare fili per stampa 3D con materiali compositi avanzati dalle elevate capacità di conduzione elettrica e termica per applicazioni ad elevato contenuto tecnologico.
Il risultato si inquadra nel contesto normativo attuale che prevede l’obbligo di recuperare in termini di materia e di energia, dal 75 all’85% in peso di un dispositivo RAEE inviato a trattamento.
Sulla linea Reggio Emilia – Sassuolo è stata inaugurata la prima tratta ferroviaria smart con traversine di nuova generazione realizzate con pneumatici usati e plastica riciclata. La tecnologia applicata prevede anche sistemi capaci di trasformare l’infrastruttura ferroviaria in infrastruttura innovativa, tecnologicamente sostenibile ed in grado di raccogliere e trasmettere dati e produrre energia rinnovabile.
Le traverse progettate dall’azienda italiana Greenrail sono costituite da una cover esterna realizzata con una miscela ottenuta da pneumatici fuori uso (di seguito definito PFU) e plastica riciclata e da una struttura interna in calcestruzzo armato precompresso. Le traverse Greenrail garantiscono tutte le caratteristiche meccaniche delle traverse ferroviarie, offrendo molti vantaggi come una minore polverizzazione del ballast con conseguente riduzione dei costi di manutenzione, una maggiore durata in opera, una superiore resistenza allo spostamento laterale dei binari e un significativo isolamento elettrico. Consentono inoltre una migliore resistenza al fenomeno di gelo/disgelo e preservano la struttura interna in calcestruzzo dalla aggressione della sabbia nelle regioni desertiche. E ancora: riduzione delle vibrazioni e delle rumorosità derivanti dal traffico ferroviario, tracciabilità del prodotto grazie alla tecnologia RFID. Per ogni km di linea ferroviaria vengono riciclate fino a 35 tonnellate di PFU e plastica.
La struttura interna in calcestruzzo consente di ottenere traverse con il peso e le caratteristiche strutturali per qualsiasi tipologia di linea, anche ad alta velocità. Greenrail è l’unica traversa composita al mondo ottenuta da materiale riciclato e progettata per utilizzare il sistema di attacco rotaia a ‘W’ premontato in fabbrica. Il sistema a ‘W’ consente una maggiore velocità di montaggio e la possibilità d’utilizzo degli ormai comuni sistemi meccanizzati per il rinnovamento e la posa dei binari.
La tecnologia brevettata da Greenrail, rispetto alle traverse in calcestruzzo armato e rispetto alle traverse composite, offre innumerevoli vantaggi di tipo economico e di sicurezza ma soprattutto permette un importante contributo al riutilizzo di rifiuti plastici e di pneumatici fuori uso, che concorrono al processo della circolarità della Green economy.
Le traverse progettate dall’azienda italiana Greenrail e utilizzate per la tratta Reggio Emilia – Sassuolo sono: la ‘Solar’ che riesce a trasformare le linee ferroviarie in campi fotovoltaici sviluppando un’elevata produttività di energia rinnovabile, sino a 35 MWh/anno per ogni km di linea; la ‘LinkBo’, che integra sistemi per la diagnostica real-time, manutenzione predittiva, sicurezza e telecomunicazioni e la ‘Piezo’ che integra sistemi piezoelettrici per la diagnostica.
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“Greenrail punta su una innovazione tecnologicamente avanzata, legata alla sostenibilità – ha affermato in un’intervista Giovanni De Lisi, fondatore di Greenrail – e i risultati ottenuti da questa sperimentazione dimostrano che lo sviluppo e modernizzazione delle infrastrutture ferroviarie in chiave innovativa e sostenibile è possibile e costituirà una priorità per lo sviluppo del sistema paese. Una mobilità sostenibile non può prescindere da infrastrutture ferroviarie tecnologicamente rinnovate”.
La Regione Emilia Romagna che ha investito moltissimo sulle ferrovie in termini di sicurezza ed innovazione è orgogliosa di essere la prima regione che sta sperimentando questa nuova tecnologia. “È motivo di orgoglio ma anche di responsabilità, per questo siamo sicuri di voler continuare ad investire nella cura della strada ferrata in termini di sostenibilità ed efficienza perché – ha dichiarato l’assessore ai trasporti reti infrastrutture materiali e immateriali, programmazione territoriale e agenda digitale Raffaele Donini – quando si hanno dei buoni progetti con delle idee valide come quelle di Greenrail, i fondi per l’upgrade si trovano sempre”.
La fase di sviluppo e di ricerca di Greenrail è stata supportata anche dai centri di ricerca del Politecnico di Milano e Fondazione Politecnico di Milano. Una parte l’ha avuta anche l’Enterprise Europe Network. L’EEN offre consulenza alle imprese innovative con una forte propensione all’internazionalizzazione all’interno del programma Horizon2020 SME Instrument. A Greenrail (SME Instrument Fase 2) nel 2016, è stato erogato un finanziamento a fondo perduto di 2,3 milioni di Euro per attività di ricerca e sviluppo.
I Comuni possono fare tanto per la riduzione del consumo di plastica. Per quanto riguarda il simbolo ‘plastic free’, entrato nella guida quest’anno nella classifica dei Comuni Ricicloni promossa da Legambiente con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, sono 32 quelli presenti nell’edizione 2019: San Vito Chietino (Chieti), Maratea (Potenza), Castellabate (Salerno), Pollica (Salerno), Capri (Napoli), Ischia (Napoli), Sperlonga (Latina), Riomaggiore (La Spezia), Vernazza (La Spezia), Bordighera (Imperia), Otranto (Lecce), Isole Tremiti (Foggia), Carloforte (Sud Sardegna), Domus de Maria (Sud Sardegna), Realmonte (Agrigento), Capo d’Orlando (Messina), Taormina (Messina), Favignana (Trapani), Noto (Siracusa), Malfa (Messina), Santa Marina Salina (Messina), Lampedusa e Linosa (Agrigento), San Vito lo Capo (Trapani), Pantelleria (Trapani), Campo nell’Elba (Livorno), Capoliveri (Livorno), Marciana Marina (Livorno), Porto Azzurro (Livorno), Castiglione della Pescaia (Grosseto), Follonica (Grosseto), Scarlino (Grosseto), Chioggia (Venezia). Queste realtà all’avanguardia nella lotta alla plastica, rileva Legambiente, dimostrano come sia tanto urgente quanto possibile vietare l’uso delle stoviglie di plastica, stimolando all’utilizzo del riutilizzabile sui propri territori.
Anche Corepla ha premiato i Comuni più virtuosi nella gestione dei rifiuti di imballaggi in plastica. Il consorzio ha riconosciuto il titolo di Comuni Ricicloni 2019 alle città di: Catanzaro, Raffadali (AG) e Serra De’ Conti (AN).
I premi Corepla sono stati conferiti ai tre Comuni sulla base di precise motivazioni.
Catanzaro. La Regione Calabria nel 2018 ha registrato un incremento della raccolta degli imballaggi in plastica di circa il 20%, raggiungendo una raccolta pro capite regionale di 15,5 Kg da confrontare con la media nazionale di 20,1 Kg. Fra i tanti Comuni virtuosi che hanno contribuito a questo importante risultato, la scelta è ricaduta sul Comune di Catanzaro. La città, che conta circa 90.000 abitanti, ha raggiunto nel 2018 una raccolta pro capite di circa 24 kg. Da tempo l’Amministrazione ha attivato una raccolta porta a porta ed entro l’anno avvierà il progetto della tariffazione puntuale. Grazie ai contributi derivanti dai corrispettivi per la raccolta differenziata, il Comune prevede di non aumentare la tassa rifiuti ai cittadini, nonostante il forte aumento dei costi dell’indifferenziato.
Raffadali (AG). Nel 2018 la regione Sicilia ha registrato una raccolta di imballaggi in plastica con il maggior incremento in Italia: il 55%. Un grande risultato che è stato raggiunto grazie all’impegno di molti Comuni di piccole e medie dimensioni e con la spinta proficua della Regione. Ciò nonostante, nel territorio regionale la raccolta pro capite degli imballaggi in plastica è pari a 11,7 Kg, da confrontare con la media nazionale di 20,1 Kg. Tra i tanti Comuni che si sono distinti per le performance positive, la scelta è ricaduta sul Comune di Raffadali: la città, di circa 13.000 abitanti, ha raggiunto nel 2018 una raccolta pro capite di circa 30 Kg, arrivando quasi a triplicare il valore regionale. Il coinvolgimento dei cittadini, le verifiche qualitative sul materiale raccolto, la collaborazione con la società di gestione dei rifiuti e le scelte dell’Amministrazione Comunale hanno permesso di raggiungere questi ottimi risultati. Le quantità e la qualità della plastica conferita a Corepla ha consentito al Comune di ricevere i più elevati corrispettivi economici, con il conseguente contenimento dei costi di gestione dei rifiuti a favore dei cittadini.
Serra De’ Conti (AN). La Regione Marche ha registrato nel 2018 un incremento della raccolta differenziata degli imballaggi in plastica dell’11,6% e, con una raccolta pro capite di 24,5 Kg, si posiziona al terzo posto tra tutte le regioni italiane. Tra i tanti Comuni virtuosi abbiamo voluto premiare Serra De’ Conti, città che conta circa 3.700 abitanti, per i buoni risultati di raccolta differenziata e, principalmente, per la qualità del materiale raccolto e conferito agli impianti Corepla. La qualità è frutto dell’impegno dei cittadini e delle scelte fatte dal Comune sui sistemi di raccolta: ne conseguono maggiori corrispettivi economici che il Consorzio riconosce alle Amministrazioni non solo sulla base della quantità del materiale conferito. La qualità della raccolta favorisce inoltre la percentuale del materiale avviato a riciclo.
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Sostenere lo sviluppo di tecnologie innovative per sostituire o ridurre l’utilizzo della plastica. A questo obiettivo ENEA destinerà il 5 per mille delle dichiarazioni dei redditi di quest’anno puntando sulla ricerca di prodotti ‘plastic free’, biodegradabili e a zero impatto ambientale e di processi per recuperare rifiuti a base di plastica. In particolare, i fondi raccolti serviranno per la ricerca sul packaging ‘zero plastica’, biodegradabile e compostabile, in grado di conservare meglio i cibi e di ridurre la deperibilità degli alimenti e, di conseguenza, gli sprechi alimentari.
Riciclala! è il gioco della raccolta e del riciclo della plastica per le scuole primarie sviluppato da ilVespaio per Corepla – Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica. Spiega ai bambini la storia, le proprietà, la raccolta differenziata e il riciclo della plastica e stimola comportamenti virtuosi.
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• il kit, che può essere richiesto gratuitamente compilando il modulo. Il kit contiene: 32 carte con cui giocare in gruppo imparando le regole della raccolta differenziata e le proprietà della plastica; 2 cartoline per costruire piccoli personaggi riutilizzando tappi di plastica; la guida docenti, con le regole dei giochi (disponibile anche online a questo link). Un kit è riutilizzabile per più classi.
• il sito, che permette di approfondire le conoscenze scientifiche sull’argomento e comprende videotutorial e istruzioni per riutilizzare gli imballaggi in plastica! Contiene inoltre un gioco online per mettere alla prova le proprie conoscenze e le risposte ai quiz presenti sul gioco di carte.
L’apprendimento avviene attraverso il gioco e attività laboratoriali e creative da fare in classe o a casa. L’approccio è multidisciplinare e differenziato in base all’età dei bambini. È adatto a tutte le classi delle scuole primarie e per ogni attività è indicato il grado di difficoltà. Comprende una guida docenti che spiega i diversi giochi e aiuta ad orientarsi.
Per informazioni o per richiedere il gioco
www.riciclala.corepla.it
InnovazionePA è una iniziativa Soiel International, dal 1980 punto d’informazione e incontro per chi progetta, realizza e gestisce l’innovazione.
Tra le altre iniziative editoriali di Soiel:
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