SNA 2.0

La riorganizzazione dell’organo di Stato che insegna ad amministrare la cosa pubblica
17 Febbraio 2020 |
Valerio Imperatori

“Bisogna avere fortuna, è un po’ come la maestra alle scuole elementari, se ti capita quella brava bene, altrimenti…” queste le parole di un dirigente della Pubblica Amministrazione che ha frequentato i corsi di aggiornamento della Scuola Superiore dell’Amministrazione, denominata dal primo gennaio 2013, Scuola Nazionale dell’Amministrazione (SNA). Certo, immaginare che la preparazione di un amministratore della cosa pubblica possa dipendere dalla buona sorte, può suscitare perplessità grandi almeno quanto l’ipotesi che sia sempre l’aletorietà del caso a governare l’apprendimento elementare di un bambino. Ma, come è organizzato veramente il sistema di formazione dei funzionari e dirigenti della Pubblica Amministrazione in Italia? L’esigenza di un sistema di formazione si delinea già nei primi anni di vita della Repubblica e si sostanzia con l’istituzione della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione nel 1957. Si aprono diverse sedi non solo a Roma e a Bologna, ma anche e soprattutto al Sud, è qui che maggiormente c’è interesse verso il “posto pubblico”. Così vengono aperte sedi a Acireale, Reggio Calabria e Caserta, dove si sceglie un luogo prestigioso, la Reggia di Carlo III di Borbone. Nessuno avrebbe potuto immaginare allora, scrive il giornalista Sergio Rizzo nel suo libro “la Repubblica dei Brocchi: il declino della classe dirigente italiana”, l’incuria nella quale sarebbe naufragato quel luogo negli anni successivi. Forse il processo formativo della classe dirigente italiana ha coinciso con quello della sua sede più prestigiosa? Il decreto legge n.95 del luglio 2012, sancisce la nascita del Sistema Unico di Reclutamento e Formazione. Infatti nei decenni precedenti, nacquero molteplici scuole di formazione del pubblico impiego: la Scuola Superiore di Economia e Finanza (SSEF), la scuola del Ministero degli Esteri, del Ministero dell’Interno (SSIA), il Centro di Formazione della Difesa, la Scuola di statistica e di analisi sociali ed economiche, l’Istituto Diplomatico e non solo. Viene istituito un Comitato di Coordinamento delle scuole in modo che si possano pianificare efficientemente le attività. Questo è il primo passo verso la soppressione delle singole scuole e la loro unificazione sotto la Scuola Nazionale della Pubblica Amministrazione che avviene con l’articolo 21 della legge n.114 del 2014. Lo stesso articolo prevede che i docenti ordinari e i ricercatori dei ruoli a esaurimento della SSEF vengano trasferiti alla SNA e il loro stipendio venga equiparato a quello dei professori e dei ricercatori universitari di pari anzianità. Si occuperà di questo il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 novembre 2015, n.202. Qui cominciano i primi problemi per la riforma della SNA. I redditi degli ex docenti SSEF, infatti sono compresi tra 116 mila euro e 301 mila euro l’anno, ben al di sopra della media delle somme attese dal governo e quindi partono i primi ricorsi al TAR del Lazio dei professori che vedono il loro stipendio decurtato. Il bilancio 2018 della SNA conserva “prudentemente” una posta di un milione e seicentomila euro per “spese per docenti ex SSEF”, infatti i professori hanno vinto per ora e si attende il parere del Consiglio di Stato. Il persorso di riforma del sistema di formazione ha incontrato un altro ostacolo, almeno per il momento, un vero e proprio semaforo rosso. Si tratta della dichiarazione di incostituzionalità di alcuni punti della nota “Legge Madia” (legge n.124/2015) relativa ai decreti attuativi su dirigenza pubblica e servizi pubblici locali. L’art.11 tratta la revisione dell’ordinamento, della missione e dell’assetto organizzativo della Scuola Nazionale dell’Amministrazione con “eventuale trasformazione della natura giuridica, con il coinvolgimento di istituzioni nazionali ed internazionali di riconosciuto prestigio, in coerenza con la disciplina dell’inquadramento e del reclutamento, in modo da assicurare l’omogeneità della qualità e dei contenuti formativi dei dirigenti dei diversi ruoli”. Per portare a termine questa missione il governo Renzi, nel marzo del 2016, nomina un commissario, il prof. Bruno Dente già incaricato nel 1998 dal ministro della Funzione Pubblica, Franco Bassanini, di studiare i meccanismi di perfomance della pubblica amministrazione. “Il mio compito da Commissario”, dice il professore di Analisi delle Politiche Pubbliche presso il Politecnico di Milano (oggi in pensione), era quello di attuare la riforma della scuola contenuta nella legge Madia, ossia la sua trasformazione in agenzia e la sua uscita dalla struttura della Presidenza del Consiglio. Questo era il dettato di un articolo del decreto legislativo sulla riforma della dirigenza prima approvato dal Consiglio dei Ministri, ma mai pubblicato in Gazzetta Ufficiale perché la Corte Costituzionale ha dichiarato l’incotituzionalità della legge delega. La riforma della dirigenza quindi non c’è mai stata. La sentenza della Corte è stata un po’ curiosa. Infatti, che il decreto legislativo sulla dirigenza, in particolare per la parte relativa al ruolo dei dipendenti delle Regioni, fosse a rischio di incostituzionalità, allora lo sapevamo tutti, credo. Anche i giuristi pentiti, come me. La Corte ha dichiarato che non si poteva fare il decreto legislativo senza l’intesa con le Regioni, ma questo con la SNA non c’ entrava niente. Eppure con la legge delega sono state bloccate anche la riforma della scuola e il piano di riorganizzazione di cui mi sarei dovuto occupare. La mia nomina non si giustificava più, così a Febbraio del 2017 è stato nominato il nuovo presidente della SNA, il professor Stefano Battini.”
Le motivazioni legate all’accorpamento delle scuole racchiudono anche un elemento di contenimento dei costi. Si procede infatti anche alla chiusura delle sedi periferiche della SNA, fatta eccezione per quella di Caserta. Prosegue il prof. Dente: “la mia nomina a Commissario prevedeva anche il risparmio che era stato inserito nella Legge Finanziaria. Ho ridotto il numero dei docenti stabili, anzi per la verità non ne ho rinnovato quesi nessuno. Il sistema di formazione costava enormemente, secondo i miei calcoli, un’ora di lezione costava intorno ai 2000 euro. Da questo punto di vista il problema che aveva la scuola non era certo la mancanza di soldi e in effetti non riusciva neanche a impegnarli tutti, ma dove e come li spendeva.” Dal bilancio previsionale del 2018 effettivamente risulta che le entrate della SNA ammontano a circa 14 milioni di euro cui vanno aggiunti circa 12 milioni di euro di avanzo di esercizio dell’anno 2017. Alla “formazione e reclutamento”, ossia al suo core business, sono destinati circa 15 milioni di euro, di cui il 40% circa, è destinato agli stipendi dei docenti. Le spese che la scuola sostiene per il personale però, sono ben più alte. A queste somme è infatti necessario aggiungere il costo del personale non docente che fa parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri. In questo senso la trasformazione della SNA in Agenzia di Formazione avrebbe garantito maggiore trasparenza nei conti. Continua il professor Dente: ”il problema vero, fermo restando che non spetta a me giudicare, poichè io il mio dovere l’ho già fatto, è stabilire se si tratta di un’ università o di un’ agenzia di formazione. Se si tratta di università, allora è necessario avere docenti stabili che insegnano e fanno ricerca. Se invece si tratta di un’ agenzia formativa, deve fare quello che il sistema universitario non fa e non è suo compito fare, come per esempio accompagnare i processi di trasformazione delle amministrazioni. Sotto la mia direzione ad esempio, avevamo istituito insieme all’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), un corso di accompagnamento alla definizione del nuovo piano anticorruzione per i direttori generali e i capi dipartimento responsabili della materia. Questo non è fare lezione, è un’altra cosa. Non sono attività che le Università possono condurre, perchè non si tratta solo di insegnare delle cose, ma di fare formazione “evoluta”: fare un’analisi progettuale, condurrre un lavoro di gruppo, fare analisi dei comportamenti organizzativi, eccetera eccetera. Queste sono le cose che fa un’ agenzia di formazione che quindi, non ha bisogno di docenti stabili che insegnano le loro 100 ore come si fa all’Università, ma ha bisogno di formatori. Questi concetti sono alla base del piano formativo che avevo preparato per il 2017. L’azione di una scuola di alta formazione non può orientarsi solo alle cose cha sai, ma al modo in cui le fai. Questo è il compito delle agenzie di formazione in tutte le organizzazioni complicate e l’ amministrazione pubblica è un’organizzazione molto complicata. La preparazione dei nostri dirigenti e funzionari è eccessivamente spinta sul versante dell’agire amministrativo. Le faccio un esempio che riguarda i Prefetti. Oggi l’unica cosa che fa un prefetto è gestire crisi: il terremoto, l’occupazione, il terrorismo, la casa e così via. Per svolgere correttamente il proprio compito, il problema non è sapere il diritto amministrativo, ovviamente, il problema è essere capaci a gestire quella crisi. Così, da formatori, abbiamo cercato di capire come facevano a formare i giovani prefetti e i vice prefetti alla gestione delle crisi, a reagire efficaciemente alle necessità che si devono fronteggiare. Questa è formazione! Non sono corsi universitari. Peraltro, se qualcuno ha vinto il concorso da diplomatico o da prefetto vuol dire che è bravo! I concorsi non sono la cosa più bella di questo mondo, ma escludono sicuramente gli incompetenti. Anche l’Ecole Nationale d’Administration (ENA) in Francia funziona in questo modo. Gli studenti non vengono valutati sulle competenze, che ovviamente hanno, ma su quanto sono bravi a lavorare, a risolvere i problemi e a gestire un gruppo di lavoro.” L’opinione del professore è condivisa da molti esperti di formazione nella pubblica amministrazione, la lacuna maggiore del sistema sembra essere l’assenza di esperti di metodologie formative e di una vera politica del personale. Troppi accademici, giuristi o economisti ma pochi progettisti della formazione, in grado di identificare una mappa dei bisogni formativi e di costruire corsi che, utilizzando il corretto mix di metodologie di apprendimento indirizzino le reali necessità di apprendimento dei partecipanti. L’opera di consolidamento delle scuole dell’amministrazione portata avanti in questi anni perseguendo l’obiettivo della spending review, ha cancellato probabilmente delle buone pratiche che si erano consolidate negli anni, per esempio la Scuola Superiore per la Pubblica Amministrazione Locale (SSPAL). Nel 2010 venne soppressa l’Agenzia Autonoma per la Gestione dell’Albo dei Segretari comunali e provinciali, che si occupava non solo della gestione dell’Albo di categoria ma anche della formazione di accesso alla professione e continuativa degli iscritti, per mezzo della SSPAL. Il Ministero dell’Interno si è sostituito all’agenzia nella gestione dell’Albo, ma solo parzialmente nella funzione di formazione. Questo compito viene ora svolto dallo stesso Ministero tramite una convenzione con ANCI (Associazione Italiana dei Comuni Italiani) e con UPI (Unione Province Italiane). Insieme, nel 2017, hanno dato luogo al progetto formativo “Accademia per le autonomie”. Un modo per mettere in rete le intelligenze e le competenze disponibili negli enti locali, nell’Università e negli istituti di ricerca, attraverso un programma annuale di attività di formazione, confronto, aggiornamento, ricerca e crescita professionale. “Il progetto sarà sicuramente efficace, ma certo non paragonabile ad una scuola”, racconta Massimo Balducci, professore presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze “C.Alfieri”, dove è titolare della cattedra di Public Management e di Auditing e Controlling dei Servizi Sociali. “Il risparmio non si fa con la riduzione delle scuole ma con l’eliminazione della figura del docente stabile investendo in esperti di formazione.”

Il professor Massimo Balducci


Il professore ha una larga esperienza nel campo, collabora con il Consiglio d’Europa, con la Banca Mondiale, con la  UE, con la Agence pour l’Evaluation de la Recherche  e des Etablissements Scientifiques. È stato full professor  allo European Institute of Public Administration di Maastricht,  responsabile di  Programmi allo European Network of Training Organizations for Regions and Local  Authorities (ENTO) e docente stabile alla Scuola Nazionale di  Amministrazione. Prosegue: “In Francia ci sono circa 60 scuole di amministrazione pubblica. Ogni Ministero ha la sua scuola. Gli enti locali ne hanno addirittura due. Una per formare i funzionari, l’altra, per formare il personale esecutivo e 8 sedi regionali. Per lavorare in un ente locale è necessario vincere il concorso per entrare in una di queste scuole. Al termine del percorso di studi si viene iscritti in una graduatoria nella quale si resta per tre anni. Quando un ente locale ha bisogno di personale va a pescare da questa lista. Il candidato ha diritto di rifiutare due volte la proposta di lavoro, al terzo rifiuto, esce dalla graduatoria e deve pagare i costi della formazione, sostenuta gratuitamente. Inoltre, per le cariche elettive, è imposto un corso formativo di tre giorni. In Italia, dove gli amministratori locali, politici o non, non hanno alcun obbligo formativo, si è sempre stati contrari a questo sistema. In questo modo infatti, gli enti locali perdono il diretto controllo sulle assunzioni. Poi c’è l’ENA che invece si occupa solo di coloro che occuperanno incarichi di alta dirigenza. I docenti stabili sono solo due, ginnastica e francesce per gli stranieri. I francesi sono grandi selezionatori più che formatori, ma il loro mestiere lo fanno in modo eccellente. I giovani lavorano 7 giorni su 7. Si fa lezione dalle 9,00 alle 21,00 e di notte ci si occupa dei dossiers richiesti per il giorno dopo. Devi imparare a scegliere i colleghi con cui lavorare, a organizzare il tuo gruppo e il tuo tempo. Ti buttano in piscina non ti insegnano a nuotare. Se sopravvivi ti attendono le cariche più importanti dell’apparato amministrativo. Eh sì, perchè gli enarchi nei primi anni della loro carriera occupano le poltrone più alte dei Ministeri, mano a mano che la loro conoscienza della macchina amministrativa si amplia, scendono nei rami più periferici, dove la competenza diventa elemento fondamentale. Il posto dove un enarca sogna di finire la sua carriera è quello da prefetto in Guadalupa”. In Germania, invece, la laurea la prendi in una scuola di amministrazione alla quale si accede con un semplice diploma di scuola secondaria superiore. Il programma di studio prevede tre anni di alternanza, tre mesi in aula e tre mesi di tirocinio. Gli studenti vanno a lavorare ovunque non solo all’interno dell’amministrazione pubblica, ma anche dal notaio, ad esempio, perchè lì, si producono atti pubblici. Quando escono non hanno il posto sicuro, come nel caso dei francesi, ma sono estremamente ricercati vista la loro preparazione. Nel Baden Wurttemberg ad esempio, gli abitanti sono circa 10 milioni di abitanti e le scuole producono circa 3000 diplomati l’anno. Non si tratta di super dirigenti ma di funzionari che ovviamente possono fare carriera. Si tratta di un’università tecnica dove si impara il 20% di teoria e l’80% di saper fare è la famosa formazione duale tedesca. Questo sistema esiste da 4 secoli, difficile imitare un sistema di questo tipo, potremmo invece provarci con quello francese!”. Sembrerebbe proprio che l’erba del vicino sia più verde della nostra. Eppure, quali sono gli elementi che mancano al terreno sembrano essere noti…





Stefano Battini: come formo e seleziono i dirigenti pubblici

Intervista al giurista chiamato a monitorare e arricchire la preparazione della classe dirigente italiana


Lei è stato nominato Presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione con decreto del Presidente del Consiglio del febbraio 2017. Cosa ha significato per lei questa nomina?

Per essere precisi, la mia nomina è stata fatta solo su proposta del Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione.
Per me è stato un grandissimo onore. Nella mia carriera mi sono occupato dei temi dell’amministrazione e del suo personale da studioso; ora ho anche l’opportunità di contribuire a migliorare il funzionamento dell’Amministrazione dall’interno, lavorando su due aspetti, oggi davvero centrali, quali il reclutamento e la formazione di funzionari e dirigenti.

La nomina del Presidente è definita dall’art. 7 del D.lgs.178/2009 quali sono gli elementi del suo cv che hanno giocato positivamente per la sua nomina?

Questo bisognerebbe chiederlo a chi mi ha nominato. Suppongo però che la mia esperienza di studioso di diritto amministrativo e, in particolare, dei problemi del personale pubblico e della dirigenza possa aver inciso sulla scelta.

Dal 2009 a oggi la Scuola ha subito una totale riorganizzazione che è culminata con l’assorbimento nella SNA delle altre scuole della pubblica amministrazione (la Scuola superiore dell’economia e delle finanze, l’Istituto diplomatico «Mario Toscano», la Scuola superiore dell’amministrazione dell’interno, il Centro di formazione della difesa e la Scuola superiore di statistica e di analisi sociali ed economiche), ritiene che questi provvedimenti abbiano posto le basi per un rafforzamento effettivo della scuola e della qualità del lavoro formativo?

La scelta politica di unificare le Scuole di formazione è basata su alcuni presupposti condivisibili: la razionalizzazione del sistema, l’eliminazione di ridondanze organizzative e di duplicazione delle attività, la riduzione della spesa pubblica dedicata al settore, anche attraverso forme più moderne ed efficienti di erogazione del servizio.
In effetti, l’attuale sistema sta consentendo di sviluppare un’utile interlocuzione non solo con le amministrazioni che tradizionalmente rientravano nell’ambito di attività prima della SSPA (Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione), poi della SNA, ma anche con le Amministrazioni delle Scuole soppresse che sono confluite nella SNA; ciò consente proprio di coniugare al meglio trasversalità e specificità, sviluppando virtuose sinergie e potenzialità.
Peraltro, la qualità dell’interlocuzione con le amministrazioni destinatarie della formazione erogata dalla SNA è un tema decisivo in tutti gli ambiti di attività. A tal proposito abbiamo avviato, a ottobre 2017, il Club dei Formatori, un network, coordinato dalla SNA, che riunisce i responsabili della formazione di tutte le amministrazioni centrali (30 soggetti tra Ministeri, agenzie, istituti e organi costituzionali) allo scopo di discutere i contenuti del piano delle attività formative e di sviluppare modalità uniformi di raccolta e analisi dei fabbisogni formativi.

Ritiene che una sola Scuola sia in grado di garantire la specificità formativa necessaria per le diverse peculiarità che i dirigenti dello Stato devono avere nello svolgimento delle loro funzioni? Quanto avete “salvato” dell’esperienza formativa delle scuole che avete assorbito?

La formazione dei dirigenti e dei funzionari pubblici ha anche l’obiettivo di sviluppare competenze e capacità professionali che consentano di ricoprire diverse posizioni in differenti amministrazioni (come ad esempio sarebbe richiesto in una ipotesi di ruolo unico dirigenziale). In questa prospettiva, un unico centro responsabile della formazione può meglio sviluppare programmi, contenuti e metodologie in grado di costruire sia percorsi generalisti sia percorsi “tailor made”.
In ogni caso, anche a prescindere da ciò, non va trascurato che oggi le pubbliche amministrazioni operano necessariamente in rete, sia in verticale – tra i diversi livelli di governo – sia in orizzontale, tra soggetti appartenenti allo stesso plesso organizzativo.
Ciò implica rapporti e raccordi tra dirigenti e funzionari che devono quantomeno avere un substrato comune, in termini di linguaggio, etica professionale, capacità di comprendere i contesti e così via. Ciò detto, le esperienze formative delle Scuole soppresse non sono state cancellate, anzi per moltissimi aspetti sono state preziose per approfondire e migliorare l’offerta formativa della SNA. Cito come esempi di corsi che abbiamo e stiamo organizzando nel rispetto della tradizione, ma introducendo elementi di innovazione, quelli dedicati alla carriera prefettizia e alla carriera diplomatica.

L’articolo 54 della Costituzione, dice che bisogna adempiere a incarichi pubblici con disciplina e onore, quali sono le caratteristiche che un candidato al concorso per dirigente deve avere per essere selezionato dalla scuola e rispettare il dettame costituzionale?

L’articolo 54 della Costituzione resta il punto fondamentale e come tale va rispettato. Non va poi trascurato il necessario collegamento con gli articoli 97 (sull’imparzialità e il buon andamento dell’amministrazione) e 98 (sull’esclusivo servizio alla Nazione dei pubblici funzionari). Questi elementi vengono innanzitutto declinati, nello specifico bando di concorso, con quelli che potremmo definire requisiti formali (non aver riportato condanne penali, non essere stati destituiti da precedenti rapporti di lavoro ecc.). Questo però non basta. Servono anche capacità manageriali, efficacia ed efficienza.
Il VII corso-concorso per il reclutamento di 123 dirigenti pubblici, il cui bando sarà pubblicato nelle prossime settimane, ad esempio, è pensato proprio in questa direzione, prevedendo nelle prove selettive meno nozionismo e maggiore attenzione alla valutazione delle capacità manageriali e dell’attitudine al problem solving, oltre alle classiche verifiche delle competenze tecniche, giuridiche ed economiche, che ovviamente rimangono importanti. L’accento sulle capacità manageriali caratterizzerà poi il corso vero e proprio, anche grazie a un assessment sulle competenze, iniziale e finale.

La missione della scuola è quella di selezionare e reclutare i dirigenti delle PA centrali e erogare corsi specifici per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche. Visto lo scarso numero di assunzioni che negli ultimi anni si sono fatte nella PA, qual è l’attività principale svolta dalla scuola? E quanti sono gli allievi che la frequentano nei diversi percorsi formativi offerti?

La Scuola opera su due diversi canali: il reclutamento e la formazione iniziale, da un lato; la formazione continua, dall’altro.
Quest’anno stiamo finalmente organizzando la VII edizione del corso-concorso per dirigenti pubblici, che dovrebbe avere cadenza annuale, ma che non si faceva più dal 2013. Attraverso questo canale, nelle sei edizioni precedenti, sono stati reclutati circa 530 dirigenti, molti dei quali occupano attualmente rilevanti posizioni ai vertici delle amministrazioni. A breve avvieremo una indagine ad hoc sui loro percorsi di carriera, anche per poter cogliere suggerimenti utili al fine di migliorare sempre di più la formazione iniziale.
Inoltre, la SNA, pur non gestendo direttamente il reclutamento, si occupa regolarmente della formazione professionale obbligatoria dei Segretari e dei Consiglieri di legazione per il Ministero degli Affari Esteri e dei Consiglieri di Prefettura e dei Vice-prefetti per il Ministero dell’Interno, attraverso corsi annuali e biennali.
La Scuola progetta e realizza, inoltre, corsi per dirigenti e funzionari neo-assunti dei singoli Ministeri, su richiesta di questi ultimi. Ciò è accaduto nel 2017 con il Ministero dell’Economia e delle Finanze; nel 2018 abbiamo ricevuto la richiesta di provvedere alla formazione, in collaborazione con la Scuola dei beni e delle attività culturali e del turismo, di un numero rilevante di funzionari neo-assunti dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

La formazione continua, indirizzata prioritariamente a dirigenti e funzionari delle amministrazioni centrali, copre prevalentemente quattro macro-aree:
a) management e sviluppo delle risorse umane;
b) innovazione e digitalizzazione della PA;
c) economia, finanza e statistica;
d) internazionalizzazione e Unione europea. Nel 2017 ai nostri corsi di formazione hanno partecipato complessivamente 15.800 discenti, di cui circa 1.800 dirigenti.
Per il 2018 abbiamo interamente rivisto la programmazione e la progettazione dei corsi: ad oggi sono previsti 122 corsi (circa il doppio del 2017), articolati in 330 edizioni, per un totale di 8.000 ore di attività formative. Da quest’anno tutta l’offerta didattica della Scuola (corsi di formazione inziale, formazione continua e master) è disponibile sul nostro sito da inizio anno, raccolta nelle “Pagine SNA” e attraverso un nuovo sistema di fruibilità digitale dei meccanismi di prenotazione e di iscrizione da parte dei discenti e delle amministrazioni. Collaboriamo poi con altre amministrazioni e altre istituzioni nella progettazione ed erogazione dei corsi. Tra gli altri, si segnalano: i corsi sulla trasformazione digitale, progettati in collaborazione con il Team Trasformazione Digitale; i corsi sulla trasparenza e sulla conferenza di servizi, realizzati con il Dipartimento della Funzione Pubblica; i corsi sulla prevenzione della corruzione e sui contratti pubblici, frutto di una intensa e proficua collaborazione con ANAC; le attività sulla contrattazione pubblica e sulle relazioni sindacali, per i quali la SNA si avvale della collaborazione di ARAN; i corsi sul linguaggio amministrativo, che saranno realizzati d’intesa con l’Accademia della Crusca; i corsi sul bilancio di genere in partnership con il Dipartimento per le Pari Opportunità.

La scuola dispone di 10 professori di ruolo più 2 provenienti rispettivamente dall’ Università Federico II e dall’Istat, oltre a questi mi sembra che ci sono anche 53 docenti con incarichi temporanei. I docenti di ruolo provengono quasi tutti dalla SSEF, come sono selezionati i docenti?

Il corpo docente della Scuola è composto da:
• docenti a tempo indeterminato, provenienti dalla ex Scuola Superiore dell’Economia e Finanze (SSEF), inseriti in un ruolo ad esaurimento, che finisce con l’uscita degli attuali professori in servizio (per pensionamenti o altre cause);
• docenti a tempo pieno e docenti temporanei, reclutati attraverso una procedura pubblica di manifestazione di interesse, i cui candidati sono sottoposti alla valutazione di una commissione composta anche da persone esterne alla SNA. Attualmente sono più numerosi i docenti temporanei, ma occorrono anche ulteriori posizioni a tempo pieno, per migliorare soprattutto la progettazione didattica in relazione alle materie rispetto alle quali appare necessario un maggiore investimento in termini di tempo e risorse.

Cosa ne pensa del fatto che i docenti pur essendo equiparati alla categoria dei docenti universitari non abbiano svolto nessun concorso per accedere a tale ruolo?

Capisco la domanda, ma devo rilevare che così posta può apparire fuorviante. Innanzitutto, i docenti a tempo pieno e temporanei, come le dicevo, sono selezionati, almeno da quando io sono alla SNA, sulla base di procedure selettive, con valutazione comparativa. Essi, inoltre, sono in genere già professori universitari, magistrati e alti funzionari, tutte posizioni alle quali si accede superando uno o più concorsi pubblici. Si tratta dunque di personale che ha in precedenza superato un concorso pubblico e che ha già raggiunto una posizione spesso di alto profilo e che, previa ulteriore procedura di valutazione comparativa, per un certo periodo – in regime di tempo pieno o di impegno temporaneo – lavora per la SNA.
L’equiparazione ai professori universitari riguarda solo i docenti a tempo pieno e i docenti provenienti dalla ex Scuola Superiore dell’Economia e Finanze (che come detto sono però una categoria ad esaurimento, peraltro anch’essa composta da persone che avevano già superato un diverso concorso pubblico prima di passare alla SNA). A tali docenti spetta lo stesso trattamento economico dei professori universitari e si applicano le norme che ne disciplinano le attività didattiche.

Il vostro sito pubblica correttamente il cv della dirigente alla formazione e a parte 5 anni come dirigente della formazione presso l’Agenzia delle Entrate direzione Regione Lombardia, non ha esperienze specifiche in materia. La formazione è il vostro compito primario, avete esperti di formazione esterni che si occupano di coordinare e definire le strategie pedagogico formative?

Il Presidente ha la direzione scientifica e didattica della Scuola, che esercita in stretto raccordo con i coordinatori dei dipartimenti (che sono dei docenti) e con i dirigenti degli uffici e dei servizi, che hanno un ruolo prevalentemente di supporto gestionale e amministrativo.
Peraltro, l’attuale dirigente della formazione ha un curriculum pienamente adeguato rispetto ai compiti che deve svolgere e, tra gli incarichi ricoperti in precedenza, è stata anche dirigente alla Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze, dove coordinava la sede di Milano.

Dal vostro bilancio previsionale risulta che avete accantonato 1.6M€ nel caso in cui il Consiglio di Stato dovesse dare parere contrario al vostro ricorso per vedere rispettato il decreto del Presidente del Consiglio 202/2015, riguardo la retribuzione dei docenti ex SSEF. Che posizione ha la scuola nei confronti di questi docenti che se non erro tengono ancora corsi in questa scuola?

Come lei ben evidenzia è in corso un contenzioso relativo alla determinazione del trattamento economico, nell’ambito del quale la Scuola è difesa, come previsto dalla normativa, dall’Avvocatura Generale dello Stato. Attenderemo gli esiti del contenzioso. Dal punto di vista finanziario, un’amministrazione responsabile deve prevedere, per assicurare il buon funzionamento e, in definitiva, l’interesse pubblico, anche l’eventualità di un esito negativo.

Altre scuole di alta formazione europee fanno scelte completamente diverse, l’ENA in primo luogo ha solo 2 professori di ruolo che si occupano di sport e lingua francese come lingua straniera. Come si può spiegare da un punto di vista formativo questa diversa scelta?

In realtà la scelta non è poi così diversa se consideriamo che la SNA ha al momento solo 2 docenti a tempo pieno, come ho già detto. Consideri, peraltro, che la legge che regola la SNA prevede fino a 30 docenti a tempo pieno e ciò prima ancora che la SNA assorbisse anche le funzioni delle Scuole soppresse. Dunque la diversità è più accentuata nelle norme e meno nella prassi.

Il budget dell’ENA è di circa 50 milioni di Euro, contro i 14 milioni di Euro circa della SNA. L’ENA però non solo è una scuola gratuita ma prevede che gli studenti vengano tutti retribuiti come stagiaires con borse di studio di circa 1700€ lordi medi al mese, la scelta di non avere professori di ruolo sembrerebbe essere una scelta positiva per il bilancio della scuola…

Per i vincitori del corso-concorso per dirigenti anche la SNA offre una borsa di studio di 1.500 Euro netti mensili per gli allievi non dipendenti pubblici (gli allievi già dipendenti pubblici conservano il trattamento economico fruito presso l’amministrazione di provenienza). In riferimento al confronto con l’ENA, stiamo parlando di un quadro normativo e di azione completamente diverso. L’ENA offre sì una formazione iniziale gratuita, ma invece la formazione continua è per lo più a pagamento. Non dimentichiamoci poi che l’ENA, proprio perché nata su basi diverse, è aperta anche a discenti esterni alla Pubblica Amministrazione. Alla SNA anche la formazione continua è gratuita. I 14 miilioni di Euro, a prescindere dal confronto con l’ENA, sono una cifra non alta, essendosi la SNA fatta carico di tutte le funzioni delle Scuole soppresse con un bilancio non incrementato.

Oltre ai 14 milioni di Euro circa come trasferimento dello Stato il vostro Bilancio previsionale prevede altri 12 milioni di Euro di avanzo presunto. Oltre 6 milioni vanno in spese per il personale, ma anche nelle spese di formazione ci sono 2 milioni per retribuzioni dei docenti per attività formativa. Di cosa si tratta?

I 12 milioni di Euro di avanzo presunto della gestione 2017, che va poi certificato in sede di rendiconto, sono stati accumulati dalla Scuola in oltre un decennio di annualità di bilancio, ottenuti senza pregiudicare l’attività formativa, che è sempre stata offerta nella forma massima possibile, pur nel quadro dei diversi e crescenti vincoli normativi. Va sottolineato che parte dell’avanzo è comunque vincolato per far fronte alle opere di adeguamento degli immobili, a partire da quello della ex Scuola Superiore dell’Economia e Finanze.
Le spese di formazione servono a retribuire i docenti, che coprono più di 8.000 ore di didattica solo per la formazione continua. A questo si aggiungono tutta la parte della formazione iniziale e le spese per il personale di supporto alla didattica (come ad esempio i tutor ecc.)

Molti studenti dell’ENA sono stranieri e dal 2004 l’ENA prevede che tutti gli studenti comunitari possano accedere al concorso di ammissione e diventare dirigenti della PA francese. La SNA ospita studenti stranieri?

No, perché abbiamo un sistema diverso. La SNA, per legge, rivolge le sue attività a dirigenti e funzionari delle Amministrazioni centrali.
La normativa italiana prevede che ai concorsi per livelli dirigenziali possano accedere solo cittadini italiani.
La SNA peraltro svolge attività formative anche per funzionari e diplomatici provenienti da altri Paesi nel quadro di progetti di cooperazione con l’OCSE e con il Ministero degli Affari Esteri.

Il percorso formativo dei dirigenti prevede periodi di “affiancamento” e corsi specifici che permettano al dirigente che esce dalla scuola di operare autonomamente nel futuro svolgimento delle sue funzioni? Avete definito una tabella delle competenze che i dirigenti devono avere usciti dalla scuola?

Il sistema pubblico italiano, a differenza di quello di altri Paesi, non prevede un quadro unitario di competenze formalizzato. Dallo scorso anno abbiamo avviato diverse attività di assessment delle competenze, proprio per rispondere a questa esigenza.
Stiamo inoltre avviando un innovativo progetto di ricerca-intervento sui temi dello sviluppo organizzativo nella PA con la finalità di mappare i ruoli e le competenze dei dirigenti di prima e seconda fascia delle amministrazioni centrali dello Stato. La ricerca ha la finalità di rispondere al doppio bisogno di sviluppo delle risorse umane che le amministrazioni devono necessariamente affrontare: a) come sostenere la crescita di chi è già nei ruoli; b) come gestire i processi di reclutamento e selezione dei nuovi ingressi affinché apportino le competenze di cui l’amministrazione ha bisogno.
Gli esiti della ricerca permetteranno alla Scuola di rendere ancora più coerente la sua offerta formativa e il suo contributo al miglioramento della PA.

L’Europa e i fondi europei hanno ormai un ruolo determinante nell’esercizio quotidiano delle attività di una amministrazione pubblica, l’ENA ha trasferito in quest’ottica la propria sede a Strasburgo, come la scuola risponde a queste esigenze?

Un’intera macro-area formativa della Scuola è dedicata a tematiche di internazionalizzazione e rapporti con l’Unione Europea. Stiamo parlando di più di 25 corsi dedicati che riguardano: le politiche economiche europee; la cooperazione amministrativa in Europa; la politica di coesione e ricerca europea; la programmazione, progettazione e gestione dei fondi europei; il controllo e la prevenzione delle frodi; gli Aiuti di Stato.

A livello europeo è stata istituita la rete dei direttori delle scuole di pubblica amministrazione DISPA e la rete europea della PA (EUPAN), questo tipo di interazione è effettivamente proficua per il miglioramento degli standard qualitativi?

La SNA fa parte dell’International Association of Schools and Institutes of Administration (IASIA) e del network DISPA (Directors of Institutes and Schools of Public Administration), e collabora anche con EUPAM attraverso il Dipartimento della Funzione Pubblica. Abbiamo inoltre avviato una cooperazione con EGPA (European Group for Public Administration) e a breve ospiteremo la sede italiana di IIAS (International Institute of Administrative Sciences).
Consideriamo la nostra partecipazione a tali iniziative molto proficua, non soltanto per valutare comparativamente le esperienze delle amministrazioni pubbliche di altri Paesi e per comprendere lo stato del dibattito, ma anche per vedere in chiave multidisciplinare come le diverse fenomenologie che interessano la Pubblica Amministrazione sono trattate nei corsi di formazione negli altri Paesi.

InnovazionePA è una iniziativa Soiel International, dal 1980 punto d’informazione e incontro per chi progetta, realizza e gestisce l’innovazione.
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