Ciro Buonajuto

Sindaco di Ercolano
22 Ottobre 2021 |
Lisa Bonfatti

Nomini Ercolano, magari a un americano, a un tedesco, a un francese, e la reazione sarà sempre la stessa: occhi che si illuminano, sguardo rivolto a un passato glorioso e parole accalorate ricche di ammirazione che raccontano ricordi o futuri viaggi.

Il Parco Archeologico di Ercolano nel 2019 è stato il terzo parco archeologico più visitato d’Italia dopo Colosseo e Pompei, confermandosi nella classifica top 30 dei musei italiani più visitati (tredicesimo posto), con oltre mezzo milione di visitatori. Il dato diventa ancora più significativo se si pensa che dal 2018 al 2020 i visitatori sono aumentati del 25%. Un successo che non è casuale, ma frutto di un lavoro di concertazione che vede coinvolti pubblico e privato, politica e aziende.

Ciro Buonajuto – classe 1977, sindaco di Ercolano dal 2015 al secondo mandato – non ha dubbi sul fatto che questa sia anche una sua vittoria personale. E non ha dubbi nemmeno su un altro fatto: la camorra si può combattere. I suoi commercianti riuniti nell’associazione antiracket “Ercolano per la legalità” hanno dato un duro colpo alla malavita organizzata, tanto da diventare essere considerati “un modello da esportare in tutto il territorio nazionale”, come ebbe a dichiarare nel 2019 l’allora commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Annapaola Porzio.
.

Sindaco, a 6 anni dalla sua elezione, nel suo personale bilancio quali sono le tre cose di cui va particolarmente fiero?

Questa è una città che ha un passato di malavita organizzata, un passato di camorra che ha sempre condizionato la vita quotidiana delle persone. Nel momento in cui la camorra è stata sconfitta grazie al coraggio dei commercianti – qui dal 2015 al 2017 ci sono stati 500 arresti e 44 ergastoli – il clima che si respirava era di rassegnazione. Quando sono arrivato tanti giovani dicevano “vabbè tanto non cambierà mai nulla… vabbè sindaco lei parla di turismo di cultura ma tanto noi il lavoro non lo troveremo mai”. Questo clima di rassegnazione è stato in qualche modo scacciato via e siamo riusciti a utilizzare il turismo e la cultura come volano per la ripresa. Quindi la prima cosa di cui sono orgoglioso è essere riuscito a lavorare sulla mentalità delle persone che ora hanno una visione del futuro molto più positiva rispetto a temi come la cultura, la legalità, intesa come rispetto delle regole, dando letteralmente un calcio alla rassegnazione.

La seconda cosa di cui vado orgoglioso è lo sviluppo culturale, sociale e di conseguenza economico che siamo riusciti a creare intorno all’indotto turistico. Un esempio concreto: ad Ercolano durante il primo mandato siamo passati da 300 a 2.000 posti letto. Se fosse arrivata una multinazionale a costruire un grande albergo, sarebbe stato diverso. Il fatto che ci siano solo B&B significa che qualcosa è cambiato nella testa della gente, ci hanno creduto. Per questo io parlo di sviluppo sociale e culturale: lo sviluppo economico è la diretta conseguenza, non il fine.

La terza cosa è che dopo che ci sono stati gli arresti – ripeto: 500 in due anni, quindi una proporzione che neanche in Sud America negli anni 80 avremmo potuto trovare – noi abbiamo fatto politica letteralmente sulle macerie, perché l’economia era viziata dalla camorra, soprattutto nelle zone più popolari. E allora sono orgoglioso perché anche le opere pubbliche, la cosiddetta riqualificazione urbanistica, hanno avuto un significato. Attraverso mutui comunali, dove esisteva un clan della camorra abbiamo realizzato una caserma dei carabinieri, e dove si trovava l’altro clan della camorra in guerra con il primo abbiamo realizzato una passeggiata archeologica. Il segnale che abbiamo voluto dare a quei quartieri è che dove prima c’era la camorra, ora ci sarà lo stato; dove prima c’era la camorra, adesso ci sono i turisti che passeggiano, quindi c’è futuro, c’è l’economia, c’è la cultura.
.

Come si fa a ottenere un risultato del genere in un territorio dove la criminalità organizzata ha sempre avuto un ruolo così dominante?

Noi avevamo una camorra molto violenta, quindi una camorra che non creava nessun tipo di sviluppo, seppure viziato, perché guadagnava in spaccio di droga, in pizzo e racket. Ed era una camorra anche cattiva, cioè una camorra che picchiava, che umiliava i padri davanti ai figli. C’erano cantieri che aprivano e chiudevano il giorno dopo perché magari c’era stato un incendio all’interno con le persone ancora dentro. A un certo punto molti commercianti, quindi cittadini, si sono scocciati e hanno denunciato il pizzo: la prima è stata una donna, Raffaella Ottaviano, e poi accanto a lei tanti altri. Hanno creato l’associazione antiracket, e insieme ai carabinieri e alle forze dell’ordine, al Pubblico Ministero Pierpaolo Filippelli e alla magistratura hanno svolto un lavoro straordinario. Ci sono state 500 condanne perché i commercianti hanno confermato le accuse in tribunale. Io personalmente sono stato in tribunale con la fascia quando i commercianti hanno testimoniato contro i camorristi, perché la politica deve dare un esempio. 500 condanne e 44 ergastoli: va da sé che poi ti ritrovi una città spaventata, rassegnata. Una città in cui i bambini, quando andavo a trovarli nelle scuole, mi dicevano: “sindaco, lei parla di cultura, di legalità, ma intanto mio padre è in carcere, io non mangio; sindaco è vero, ma intanto prima papà faceva Il parcheggiatore abusivo e adesso qui non facciamo Natale”. Quando un ragazzo di 12 anni ti dice che stava meglio quando il padre era un camorrista, tu non dormi la notte. Ma la battaglia di legalità non è una battaglia per addetti ai lavori: perché tu in una realtà povera come quella del Mezzogiorno puoi arrestarne 500, puoi arrestarne 1000, ma ne arriveranno altri 1000 perché lì non si mangia. Allora quando la forza dell’ordine arrestano 500 persone e i magistrati emettono 44 sentenze di ergastolo, la politica ha il dovere di costruire su quelle macerie. Ti riepilogo la situazione: sei anni fa c’erano 7.000 abitanti senza soldi; l’acqua corrente non era in tutta la città; due strade chiuse da 10 anni con un cantiere dove non c’era più nemmeno il cane da guardia; la caserma dei carabinieri con i lavori fermi per problemi giudiziari; disoccupazione giovanile al 65%; mezzo milione di turisti l’anno e soltanto 300 posti letto distribuiti in quattro alberghi… È una tabula rasa sulla quale devi costruire. Ma non pensando di realizzare una Cappella Sistina: devi costruire asfaltando tutte le strade, facendo capire alla gente che lo Stato c’è. Devi costruire parlando di legalità nei quartieri popolari e utilizzando gli strumenti per parlare di legalità. Quando in un quartiere popolare dove ci sono tutti i figli dei detenuti tu vai vestito in giacca cravatta, nessuno ti ascolta. Io sono andato lì con i cantanti neomelodici, perché sono dei punti di riferimento.

Impianto di depurazione: abbiamo restituito il mare alla città. Finalmente 5 anni fa il nostro mare è tornato balneabile, non lo era mai stato e siamo al centro del Golfo. Quindi abbiamo investito sulla spiaggia pubblica perché i figli dei poveri devono potere andare al mare come i figli dei ricchi. Quest’anno abbiamo realizzato sulla spiaggia pubblica una passerella per disabili. Abbiamo riaperto le strade che erano chiuse, abbiamo portato l’acqua corrente in tutta la città… nulla di eclatante, ho fatto il sindaco, ho fatto quello che fanno tutti. Però nei quartieri popolari questo ha un significato diverso.
.

.
Qual è stata la sfida più grande?

Scuola e giovani. Io ogni anno a settembre vado nelle scuole, ma non scuola per scuola, ma aula per aula, bambino per bambino, a farmi i selfie, a fargli capire che il sindaco non è un nemico dal quale difendersi e soprattutto a parlare di rispetto delle regole e di legalità. Per farti capire ciò abbiamo che abbiamo realizzato: in un quartiere dove c’era un clan e abbiamo realizzato la passeggiata archeologica, un gruppo imprenditoriale molto importante mi dice sindaco, vogliamo fare qualcosa per lei. Mi danno 80.000 € di sponsorizzazione, io apro un parco urbano, il parco urbano di piazza Pugliano, con dentro un campo da basket, perché lo sport è importante. Abbiamo aperto in questi anni in ogni quartiere un parco, perché io credo che i figli degli ultimi debbano avere le stesse possibilità dei figli dei più fortunati, come posso essere io. E ancora via Belvedere, zona di case popolari, parco urbano affidato alle associazioni con anche l’area di sgambetto per i cani; parco Inferiore di Villa Favorita: era chiuso, l’abbiamo aperto noi. Curarlo ci costa 300.000 € all’anno tra manutenzione e custodia, ma se nella mia città c’è una dimora reale con un parco borbonico, non posso tenerlo aperto soltanto per il sindaco e per gli ospiti, ci devono poter entrare tutti. E poi un parco per bambini perché i piccoli si lamentavano che non c’erano le giostrine. Quando io parlo di questi risultati da Roma in su gli altri sindaci mi ridono dietro, ma per me tutto questo è straordinario.
.

Da cosa è dipeso tanto disagio?

In una città di quasi 60.000 abitanti, sa quante scuole superiori c’erano? Una soltanto. Le città limitrofe. A Torre del Greco e Portici, 13 e 12. Ma qual è l’età più bella per un ragazzo? Quella che non si dimentica? Quella in cui diventi donna o uomo? tra i 14 e 18 anni. E a cosa associ i tuoi ricordi? Alla scuola e ai luoghi che hai frequentato. Tutta la nostra classe dirigente è composta da diplomati che in qualche modo si sentono più a loro agio altrove. A Ercolano c’erano coloro che frequentavano al massimo la terza media e tutta la classe dirigente ercolanese si trasferiva da un’altra parte. Adesso ho inaugurato la seconda scuola: i sindaci delle altre città dicevano che stavo perdendo tempo, ma per me un incubatore di 800 ragazzi che si diplomano a Ercolano vale molto più di una strada riasfaltata.
.

Perché questa mancanza di strutture, a cosa si deve?

La mancanza di scuole era dovuta in primo luogo a una urbanizzazione selvaggia, a una categoria di costruttori e a una classe politica miope che ha pensato al presente e non al futuro. Un esempio: se tu urbanista al piano terra metti appartamenti piuttosto che negozi, è evidente che non vuoi realizzare una zona commerciale; se quando costruisci non crei spazi verdi, è evidente che non avrai luoghi di aggregazione. Ma questa si chiama politica: la politica è pensare al futuro.
.

Sempre in termini di bilancio di questi sei anni, cosa farebbe diversamente?

Mi assumerei meno responsabilità e delegherei di più. Come carattere tendo a fare le cose in prima persona, ma ho capito – e un po’ sono migliorato – che è utile delegare anche per essere vicino alle persone. Sono stato troppo tempo sulla scrivania, e invece è importante che un sindaco curi anche la visione. Poi di sicuro ho commesso errori, ma li ho fatti in buona fede. A volte invece di mantenere ciò che di buono era stato fatto prima che arrivassi io, pensando di dover ricostruire non ne ho tenuto conto e magari l’ho tirata giù. Errore! Ma allo stesso tempo ho anche voluto dare un segnale di rottura, che forse era altrettanto importante.
.

A proposito di visione, cosa vorrebbe dalla Ercolano del futuro?

Noi abbiamo una sola, vera opportunità di salvezza, un unico strumento per dare un futuro ai nostri ragazzi, e si chiama turismo. Con una differenza, però, perché altrimenti sarei scontato e non voglio esserlo. Il turismo in Italia è sempre stato considerato un fine. Le domande al proposito sono sempre le stesse, “Quanti turisti arrivano? Quanti ingressi ci sono? Quanti turisti ha il Caravaggio?…” Ma il turismo è il fine, il turismo è lo strumento intorno al quale si deve creare l’indotto sociale, culturale ed economico. Se noi riusciamo, così come stiamo facendo, a creare intorno al turismo indotto sociale – sociale significa che la gente ci crede -, culturale – significa che la gente deve stare attenta a preservare quello che è il bene comune -, ed economico – che è l’effetto naturale – allora per questa città ci sarà un futuro. Allora non si tratta di far arrivare i turisti… quelli ci saranno sempre, a prescindere da quello che facciamo. Ma si tratta di intercettarli. Per come è stata urbanizzata la città metropolitana di Napoli, per le difficoltà urbanistiche, geologiche e morfologiche che abbiamo, noi non avremo mai un polo industriale; per come è stata organizzata la città, non avremo mai una grande zona commerciale. Tieni conto che non possiamo realizzare nessuna volumetria: abbiamo 5.200 domande di condono… in una casa in cui c’è l’istanza di condono non puoi realizzare opere straordinarie se non quelle statiche, non puoi aprire un negozio perché non c’è la compatibilità urbanistica… puoi fare solo B&B senza modificare gli spazi. E allora ben venga il turismo come strumento di crescita.
.

.
Quando si parla di turismo e anche di qualità di turismo, non si può non parlare di ambiente. Il tema dei rifiuti è un tema caldo ovunque. Degrado, sporcizia ma anche sversamenti… come se ne esce?

Quando parlo di dare un calcio alla rassegnazione, io intendo anche questo. Ercolano è stata oggetto di sversamenti abusivi da parte della camorra negli anni 70-80-90 e 2000. Abbiamo tante cave non censite che da bonificare sono impossibili, perché tirare fuori l’amianto è più rischioso che lasciarlo dov’è. Abbiamo un problema con la gestione della raccolta dei rifiuti, la città non pulitissima… ma c’è un problema che abbiamo noi nel Mezzogiorno. Mio zio milanese diceva: quando vivevo al sud, quello che non era mio non era di nessuno; quando vivevo a Milano, ciò che non era mio era di tutti; a Milano il marciapiede era di tutti, qui non è di nessuno. Quando qualche incivile butta l’immondizia per strada, non vengono a denunciarlo, ma dicono: perché non fate controlli? quando qualcuno ruba, non dicono “è un farabutto”, dicono “ma le forze dell’ordine dove sono? Io credo che noi abbiamo un’asticella della tolleranza rispetto a determinati comportamenti che secondo me ancora troppo alta.
.

E cosa si fa per cambiarli?

Posso dirla facile? dobbiamo imparare a indignarci di più, noi non ci indigniamo e ti dico anche il perché. Noi che veniamo dalla Campania, dalla Puglia, dalla Sicilia, dalla Calabria dove è presente la malavita organizzata, siamo abituati ai reati predatori: il furto, l’omicidio… e quindi consideriamo molti reati minori tollerabili. Un modo di dire per difendersi rispetto a una critica che ci viene mossa è” beh, in fondo non ho mica ucciso nessuno”. Come se l’omicidio fosse l’unico reato a poter creare indignazione. Se noi consideriamo il reato predatorio come l’unico per cui vale la pena indignarsi, quando vediamo la macchina in seconda fila diciamo “vabbè, mica ha ucciso qualcuno…”. Quando vediamo Il parcheggiatore abusivo diciamo “vabbè, meglio così che andare a rubare”… ma anche quello è rubare! Quando vediamo una città sporca si ripete la stessa reazione. Se noi usciamo da questa dinamica la città migliora, alzare l’asticella, indignarci davanti alle illegalità. E sai perché? Perché se i ragazzi non si indignano, il corrotto o il corruttore diventeranno per i giovani i furbi che aggirano la burocrazia, invece delinquono.
.

Cosa ne pensa – come sindaco – di valorizzare i comportamenti virtuosi per accelerare questo passaggio? Io apprezzerei molto – parlando di turismo – sapere per esempio quali strutture sono particolarmente attente all’ambiente e differenziano, non usano la plastica, riciclano…

Io li premio, li valorizzo, perché altrimenti mi rendo conto che chi fa le cose per bene paradossalmente viene ghettizzato. Però non è facile… Come si crea quindi virtuosismo in un territorio come questo? Creando economia.
.

Quindi valorizzare anche dal punto di vista economico il comportamento virtuoso?

Assolutamente. La gente cambia quando ci vede un vantaggio, altrimenti torniamo al discorso di prima: tanto non serve a nulla. Bisogna vedere far vedere alle persone che il cambiamento conviene, che la via maestra rende. Altrimenti dicono: la camorra chiedeva disordine, la camorra non chiede la bellezza, la camorra non chiede la pulizia… la camorra mi dà da mangiare: a me che me ne frega della pulizia, dell’ordine, della bellezza se non mi danno da mangiare?
.

Recentemente è stato inaugurato un centro antiviolenza intitolato a ad Annabella Cozzolino. Un momento in cui il numero di femminicidi non tende a diminuire, quanto era importante aprire un centro di questo tipo ad Ercolano?

Fondamentale. Purtroppo di denunce ce n’erano poche. E non perché non ce ne fosse motivo, ma perché di fondo c’è un problema culturale. Spesso le donne non si rendono conto di avere subito maltrattamenti. Abbiamo un 80% di disoccupazione femminile e quindi una subordinazione economica della donna all’uomo. Una donna che ti viene a dire che non può comprare le scarpe perché dal marito riceve 50 € a settimana e deve utilizzarli per i figli e per mangiare, è una donna che difficilmente denuncerà il marito che la picchia. Quando una donna in un quartiere popolare ha visto la nonna venire picchiata dal nonno e la madre dal padre, nel marito che la picchia non vede violenza, ma un segno di amore: fa così perché è geloso, è geloso perché mi ama. Allora ho capito che non serve uno sportello in cui raccogliere denunce, serve qualcosa di più articolato che accompagni le donne e che faccia loro capire che nel mondo non esiste solo il loro quartiere.

Vado orgoglioso, pur essendo una goccia nel deserto, della ludoteca aperta ai piccoli dai 19 ai 36 mesi. Mi rendo conto che è un piccolo mattoncino, ma da qualche parte si deve iniziare. Il Family Act della ministra Moretti secondo me è uno strumento straordinario. Se alle donne diamo la possibilità di non dover fare le mamme – e ricordiamo che al sud la donna è considerata per lo più per il suo ruolo di madre e moglie -, se diamo loro la possibilità donne di vivere la propria vita al di là del nucleo familiare, garantendo strutture che possano aiutarle con i figli, percorriamo la via maestra. Altrimenti ci saranno sempre le donne che vorranno fare un part time o diranno che sì vogliono lavorare, ma possono solo dalle 5 alle 7 perché poi ci sono i figli… E al massimo potranno fare le pulizie nelle case, ma non è questo quello che fa salire il livello di una donna, anzi, la rende ancora più schiava.
.

Nell’attuale consiglio comunale così come nel precedente le donne sono molto presenti. Su quale base avete scelto la squadra?

Alle ultime elezioni ero il candidato di quattro coalizioni e ho raccolto l’80% dei voti. Di fatto abbiamo una maggioranza schiacchiante e mi sono potuto permettere molto libertà nelle scelte. Durante il primo mandato ho puntato molto sulle competenze, optando per una giunta tecnica. Adesso invece ho preferito dei profili che mi potessero avvicinare un po’ di più alla città. Quindi ci sono donne che dal punto di vista professionale hanno meno esperienza, ma sono vicine alla società civile. La politica non è un lavoro come gli altri, saper intercettare i sentimenti della popolazione ha un valore quanto essere il più grande intellettuale del mondo. Altrimenti a fare politica non ci sarebbero i sindaci, ci sarebbero stati i prefetti.
.

.
Lei è molto attivo anche sui social, Facebook in particolare. A volte i commenti sono positivi, ma non mancano le critiche. Come si gestisce il dissenso?

Ercolano è una città particolare. In questa città se realizzi una striscia pedonale sei un Dio, perché non c’era. Se però realizzi la Cappella Sistina, troverai sempre qualcuno che non è soddisfatto, perché il disagio è talmente alto che quanto più fai peggio è. Riqualifichi un quartiere? Gli abitanti degli altri quartieri si incazzano, perché loro sì e noi no? Se pubblichi sui social una cosa brutta, qualcuno che butta l’immondizia per strada, tutti quanti sono con te e pronti ad aumentare la critica; se dici che hai fatto fare una pulizia straordinaria nella via tal dei tali, ti dicono che ci sono altre strade ancora sporche. Il segreto? Il mio maestro – io sono avvocato – mi diceva “quando entri una cancelleria e il cancelliere è arrabbiato con te, fallo sfogare. Se non si sfoga non ti aiuta. Lo fai sfogare e gli dici che piano piano proviamo a cambiarla questa città, ma tutto contemporaneamente non riusciamo a farlo. I social vanno ascoltati perché spesso esprimono un disagio. Prima dovevo ascoltare personalmente tutti, lo faccio anche attraverso i social. Ma ripeto: la cosa negativa aggrega, la cosa positiva divide. Ma questo è il bello della politica e dell’essere sindaco.
.

Ma quindi il sindaco – se dovesse dare una definizione – chi è?

Quello del sindaco è il lavoro più bello del mondo perché nella sua figura si consuma il rapporto tra i grandi ideali e i problemi concreti della gente. Chiudi gli occhi e magari, come abbiamo fatto noi, abbiamo realizzato il piano urbanistico comunale, quindi la città del futuro che vedranno i tuoi figli, non vedrai nemmeno tu… quindi il rapporto tra la vision, che di fatto non interessa a nessuno, e la mamma che con le lacrime agli occhi ti chiede dignità per i suoi figli perché non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena.
.

Come è nata l’idea di candidarsi la prima volta?

Vanità, ambizione, desiderio incredibile di poter dire “sono riuscito a cambiare questa città”. Risposta politicamente corretta: l’amore per la città. Verità: l’amore per la città , il guardarsi intorno e dire “se ci riesco sono stato io. Si chiama ambizione”.

Concretamente: io mi sono candidato per la prima volta in consiglio comunale come esperienza con un mio caro amico che adesso è il mio assessore, della serie: proviamoci. Sono stato il più votato della storia di Ercolano. Dopodiché diventai consigliere comunale. Un altro consigliere comunale dopo 5 giorni senza conoscermi mi disse: secondo me tu hai la stoffa per fare il sindaco, guardati intorno. Che detto a un ambizioso… Quando mi sono candidato nessuno credeva in me, mi chiamavamo poppante. Questo fatto mi ha dato ancora più grinta, ancora più forza.

Qual era stato il risultato del primo turno? 54%. Però eravamo io e un gruppo di ragazzini contro tutta la classe politica uscente: mi davano per spacciato.
.

Ha menzionato prima l’accesso a mutui comunali per la realizzazione di alcune opere. E per quanto riguarda i fondi europei?

La pubblica amministrazione ha due grandi difficoltà. La prima: abbiamo una macchina comunale ridotta all’osso. Qui abbiamo difficoltà di progettazione. Per capirci: abbiamo un solo funzionario per ogni settore, un dirigente per 6-7 settori, pochi diplomati, una media età che supera i 50 anni. Abbiamo grandi difficoltà a ad avere una progettazione importante. La seconda: nella città metropolitana di Napoli c’è un altro problema che non riguarda solo l’urbanizzazione, che spesso non consente grandi opere. Una grande opera idraulica non è facile da realizzare in una città che ha Portici, San Giorgio a Cremano e anche Ercolano con una densità abitativa di 10.000 residenti per chilometro quadro. Quindi noi riusciamo a intercettare i grandi dei finanziamenti, però – perché bisogna riconoscere anche le criticità – ho difficoltà nella progettazione, spesso non riusciamo a spendere i soldi perché non abbiamo la progettazione adeguata e spesso anche la nostra organizzazione non ci consente di realizzare grandi opere.
.

Ci sarebbe bisogno di più personale quindi. Come si fa a trovarli?

Ci vogliono soldi… io faccio concorsi e ne assumo 4, 5, 6, ma me ne servirebbero 20, 25, 30… Quota 100 per noi è stato un dramma, perché molti sono andati in pensione e non sono stati sostituiti. Quota 100 può essere la scelta giusta se a uno strumento straordinario di uscita fai corrispondere uno strumento straordinario di entrata più agile. Altrimenti vuol dire che realtà come la nostra vuol dire che le dimentichi.
.

Risposta veloce: tre parole chiave per tre valori.

Turismo, legalità, cultura perché non sono scontate.

Legalità come rispetto delle regole: se rispettiamo le regole, allora avremo tutti quanti un’opportunità. Altrimenti va avanti il più furbo e non è detto che vada molto avanti. Cultura: non significa museo, significa dare un calcio alla rassegnazione. Crederci uno dei posti piu belli del mondo. Turismo non come fine, ma come strumento per creare intorno al turismo un indotto sociale, culturale ed economico.

Articoli recenti

InnovazionePA è una iniziativa Soiel International, dal 1980 punto d’informazione e incontro per chi progetta, realizza e gestisce l’innovazione.
Tra le altre iniziative editoriali di Soiel:

Officelayout 198
Officelayout
Progettare arredare gestire lo spazio ufficio   Luglio-Settembre N. 198
Executive.IT n.5 2024
Executive.IT
Da Gartner strategie per il management d’impresa   Settembre-Ottobre N. 5
Office Automation n.4 2024
Office Automation
Tecnologie e modelli per il business digitale   Luglio-Agosto N. 4

Soiel International

Soiel International Srl

Via Martiri Oscuri 3, 20125 Milano
   Tel. +39 0226148855
   Fax +39 02827181390
   Email: info@soiel.it

CCIAA Milano REA n. 931532 Codice fiscale, Partita IVA n. 02731980153


Copyright 2022 © Soiel International Srl

Back to top