Venerdi 19 luglio, i tifernati che avevano bisogno di sapere cosa sono e come si usano SPID e PagoPA, o come si prenota una prestazione sanitaria attraverso il Cup on line, si sono dati appuntamento presso il loro DigiPASS di Città di Castello e lì, nei locali a piano terra della Biblioteca Comunale in via XI settembre Francesco Solinas, hanno incontrato il Responsabile Area Sanità di Umbria Digitale con i facilitatori digitali di Città di Castello per farselo spiegare. Dieci giorni prima, DigiPASS Umbria è stato premiato a Roma, alla presenza dell’ex Ministra per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, come “Champion per cittadinanza e competenze digitali” nella cornice del Premio nazionale OpenGov Champion. Il premio, organizzato e promosso dal Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con l’Open Government Forum, ha lo scopo di individuare le iniziative che meglio diffondono i temi del governo aperto: trasparenza, partecipazione, accountability, open data.
Ma cosa sono i DigiPASS? “I DigiPASS – spiega l’assessore regionale all’Agenda digitale, Antonio Bartolini – sono spazi a disposizione di tutti i cittadini che hanno la necessità di essere affiancati da una persona nella fruizione di un servizio digitale o nel conoscere e utilizzare un nuovo strumento di comunicazione digitale o una tecnologia. Oltre a questo, nei DigiPASS vengono organizzati, insieme a imprese, scuole, associazioni di categoria e del terzo settore, momenti di riflessione e approfondimento sui temi del digitale. In stretta connessione con altri progetti regionali legati al digitale, quali Rete Animatori Digitali Umbria e progetto di Open Data finalizzata all’apertura di dati pubblici, il progetto DigiPASS ha l’obiettivo di creare valore rimuovendo gli ostacoli che impediscono a tutti di accedere a nuove opportunità legate al digitale e aiutando i cittadini a riscoprire l’importanza della condivisione contribuendo a migliorare ciò che altri hanno realizzato e messo a disposizione di tutti“.
Sulla base dei fondi europei POR FESR 2014-2020 Az. 2.2.1, a partire dal 2017 di centri come quello di Città di Castello ne sono sorti otto, distribuiti in tutta l’Umbria sulla base di aggregazioni comunali studiate sui 12 distretti sociali. E entro il 2020 saranno inaugurati anche i quattro mancanti. Con un finanziamento, per singolo DigiPASS, di 240.000 euro sono stati individuati e realizzati questi centri polivalenti, dotati di adeguato spazio, wi-fi libero e connessioni di qualità, postazioni fisse e mobili, lim e stampanti multifunzione, area relax e spazio per il coworking. Ogni centro è affidato ad un animatore che, da una parte, deve dare assistenza all’utenza, dall’altra, si cura di attivare iniziative culturali e diffondere competenze digitali. Adulti che hanno bisogno di supporto per una pratica on line, studenti alle prese con progetti didattici tecnologici, professionisti che hanno bisogno di uno spazio di lavoro temporaneo adeguato, trovano nel DigiPASS le risorse adatte. Così se, per esempio, il DigiPASS di Marsciano della Media Valle del Tevere è diventato uno sportello di ausilio alla cittadinanza per l’iscrizione on line alle mense scolastiche, in quello di Gubbio i bambini sono stati coinvolti in una serie di attività formative e digitali che li hanno portati a progettare app e guide interattive sul Palio della Balestra. Il DigiPASS è sito nel territorio di un comune capofila del progetto e serve un bacino di comuni variabile. Alcuni DigiPASS, come quello di Città di Castello, hanno una sede principale e dei punti di appoggio in diversi comuni. Il DigiPASS, quindi, è un luogo fisico attrezzato per l’accesso assistito alle risorse digitali, alle tecnologie ed alla crescita delle competenze digitali.
Nel caso di Perugia e Terni, che ancora devono prendere il via, i DigiPASS dovranno avere caratteristiche che li renderanno anche dei “community hub” (bar, aule, fablab, coworking, etc) realizzando dunque dei DigiPASS+HUB. I DigiPASS+HUB sono spazi più grandi e articolati dove si intendono implementare anche le attività previste nell’ambito dell’azione 1.4.1 sui LivingLab, ovvero iniziative di innovazione aperta dedicate a progettazione e sviluppo condiviso con gli utenti finali di nuovi servizi, applicazioni e infrastrutture sociali, in un’ottica di open innovation e social innovation. La progettazione dei LivingLAB deve realizzare un ambiente di innovazione nel quale affrontare sfide sociali da risolvere tramite lo sviluppo di servizi e di soluzioni tecnologiche innovative co-progettati e testati con il coinvolgimento attivo degli utenti finali. Qui è più concreta e dichiarata l’intenzione di favorire sinergie tra imprese, università, centri di ricerca e cittadinanza. Il tentativo, inoltre, è anche cercare di favorire l’insediamento di imprese ad alta intensità di conoscenza.
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DigiPASS, un po’ URP, un po’ circolo sociale, un po’ coworking. Un punto di riferimento per avere maggiore confidenza con i servizi digitali e superare quel digital divide che, con sempre maggiore evidenza, dipende dalle competenze culturali delle persone.
Andrea Castellani, coordinatore per la Regione Umbria della rete dei DigiPASS, ci spiega quali sfide attendono ancora il progetto e come dargli continuità nel tempo.
Dr Castellani, perché per Perugia e Terni avete scelto il termine di Community Hub?
“La particolarità dei Digipass dei capoluoghi di provincia dipende dal collegamento con la rete degli animatori digitali scolastici dell’Umbria che ha messo in rete oltre 400 docenti della regione. I Digipass di Perugia e Terni sono così diventati anche degli Hub con dei Fablab nei quali attirare alunni ed insegnanti per sperimentare coding, robotica e stampa 3d.
In altre parole gli utenti di questi Digipass sono oltre che i cittadini, per la diffusione delle competenze digitali, anche gli studenti per la diffusione della didattica innovativa”.
Il DigiPASS offre servizi di assistenza e divulgazione tecnologica ma sembra offrire anche spazi per un’utenza professionale, da dive viene questa idea?
“Il modello Digipass si rifà a esperienze come Pane ed Internet in Emilia Romagna o ai punti Roma Facile di Roma Capitale. DigiPASS cerca di trovare un punto di equilibrio tra la possibilità di fornire un aiuto ai cittadini che hanno bisogno di supporto nelle attività digitali e la sostenibilità del servizio nel tempo. Questi luoghi quindi si devono dotare di servizi di diverso genere, non necessariamente tutti gratuiti, come gli spazi e le postazioni di coworking per andare oltre i finanziamenti che abbiamo potuto erogare come regione grazie ai finanziamenti europei”.
Quindi il DigiPASS punta sui cittadini ma anche ai nuovi artigiani o alle imprese?
“La missione di Digipass resta quella di sostenere l’utenza che ha bisogno di supporto nell’accedere ai servizi digitali pubblici e privati. Tra gli over 65 per esempio la gran parte dell’utenza è di questo tipo, ma è anche vero che per andare oltre i tre anni di finanziamento consentiti dai fondi europei, non lasciare questi centri come semplice onere dei Comuni cui fanno riferimento, bisogna cercare servizi attrattivi. è per questo, per esempio, che fatti salvi alcuni requisiti di base ogni Digipass ha le proprie peculiarità e cerca di essere più utile possibile al proprio bacino d’utenza”.
Quali per esempio?
“In ogni DigiPASS è presente un animatore digitale, il wifi libero ed un’area relax.
Poi però ogni Digipass organizza eventi ed altre iniziative che sono legate alle esigenze del territorio. Magari si tratta di incontri non strettamente legati al digitale ma importanti per la comunità. Noi speriamo che sia questo il tratto distintivo dei Digipass: essere dei luoghi vissuti e riconosciuti per la loro utilità. è interessante che la Camera di Commercio ci stia proponendo di cogliere le stesse opportunità sul fronte delle imprese.
Per quanto riguarda la sanità potremmo aiutare a diffondere l’impiego del fascicolo sanitario elettronico e diventare punti di riferimento per le prenotazioni sanitarie on line.
Ci sentiamo un po’ un avamposto dei servizi digitali per la cittadinanza”.
È un caso che quasi tutti i facilitatori abbiano una formazione umanistica?
“Per la figura del facilitatore sono richieste delle competenze di tipo tecnico ma è evidente che si tratta di una persona che deve avere rapporto con il pubblico, deve saper animare il centro e saper comunicare all’esterno le attività. Il facilitatore del Digipass ha quindi anche il profilo del comunicatore, è a suo agio con i social e con le persone”.
Quali son i servizi più richiesti dai cittadini?
“A breve è prevista la partenza di una ricerca di customer satisfaction con la distribuzione di un sondaggio per capire a livello generale quale sia l’opinione degli utenti sui diversi servizi. Al momento spinta più forte a frequentare i DigiPASS è ancora la curiosità ma le tipiche problematiche riguardano l’uso dei social network o, sul fronte dei servizi pubblici, aiuto per la richiesta dell’identità digitale. L’aiuto per l’iscrizione alle mense scolastiche è stata molto richiesto perché il Digipass è stato visto come una valida alternativa al classico servizio comunale. Siamo ancora in una fase di startup, noi in regione ne stiamo curando la regia ma non imponiamo nulla, più che altro cerchiamo di far condividere le esperienze più efficaci e fare rete incontrando gli animatori una volta al mese”.
Quanti Digipass sono stati aperti?
“Al momento sono otto. Rimane da aprire quello di Norcia che, in effetti, è ancora in fase di progettazione per via delle difficoltà attraversate dal territorio e ci stiamo confrontando con l’Amministrazione locale per capire quale possa essere la soluzione migliore.
Entro l’anno sarà pronto quello del Trasimeno e anche gli Hub di Perugia e Terni.
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Con quale criterio sono stati distribuiti i Digipass sul territorio regionale?
“La scelta è ricaduta sui capoluoghi di area sociale che sono, appunto 12, e riconoscono dei comuni capofila per l’erogazione di certi servizi. Questi comuni sono stati finanziati sulla base di progetti che fossero rivolti alle esigenze del proprio bacino di riferimento.
Il bando prevedeva che i Digipass fossero in grado di coprire le esigenze di almeno il 60% del territorio. In alcuni casi, come a Narni, oltre al Digipass principale sono stati aperti altri punti sul territorio anche in altri comuni proprio per avvicinare meglio la popolazione”.
Un commento sul fatto che siete stati premiati come digital champion.
“È stata una cosa inattesa. Abbiamo partecipato a questo contest inviando una semplice mail. Ma siamo passati prima insieme ad altre 32 amministrazioni italiane e, quindi, abbiamo vinto il premio nella categoria rivolta alla crescita delle competenze digitali degli italiani. È una notizia che abbiamo appreso con grande soddisfazione. Adesso la sfida, per andare oltre il progetto ed il finanziamento, consiste nel collaborare fra amministrazioni e rete degli animatori per cercare di fare qualcosa di utile per i cittadini.
Quanto tempo dura ancora il finanziamento e, quindi, quanto tempo avete per avviare questo volano di collaborazioni?
“In realtà non molto. Il finanziamento dura tre anni, a partire dall’inaugurazione. Il vincolo imposto dai fondi Fesr prevede cinque anni di esercizio. La nostra intenzione è quella di andare avanti, anche ricorrendo alla prossima programmazione se necessario, ma vogliamo riuscire a puntare alla sostenibilità perché è chiaro che un servizio come questo non sarà gestibile esclusivamente con fondi pubblici. Sarà una sfida ma vogliamo riuscire e fare rete e sarà importante anche per questo”.
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