Quali numeri potete fornire relativamente alla vostra attività in termini di utenti serviti, dimensioni delle reti per tipologia e altre variabili che entrano in gioco quando si parla di servizio idrico integrato?
Il territorio servito comprende tutta la Città Metropolitana di Milano esclusa la città capoluogo, più alcuni Comuni nelle province di Monza e Brianza, Pavia, Como e Varese. I cittadini serviti sono quindi circa 2,2 milioni. I Comuni serviti per l’acquedotto sono 135, per la fognatura 134, per la depurazione 155, con 287mila utenze civili e 1472 industriali Dal punto di vista delle infrastrutture, la rete di acquedotto si estende per 6462 km, con 765 pozzi e 345 impianti di potabilizzazione. La rete di fognatura è di 6.580 km, con 40 impianti di depurazione. I dati economici più rilevanti sono un patrimonio netto di 810 milioni, un valore della produzione di 348,2 milioni e una media annua di investimenti (piano 2018/2022) di 107,9 milioni.
Cosa ci può dire delle diverse infrastrutture che gestite sul territorio, quali sono le principali attività che come Gruppo dovete svolgere relativamente all’erogazione del servizi, in termini operativi e di controllo e manutenzione (qualità dell’acqua, ricerca perdite…), e come siete attrezzati per poter far fronte al quotidiano e alle eventuali emergenze?
Gestire il servizio idrico integrato significa occuparsi dell’intero ciclo dell’acqua: dalla captazione (nel nostro territorio tutta l’acqua distribuita proviene dalle falde profonde), al trattamento quando serve, alla raccolta delle acque usate attraverso la rete fognaria e al trattamento dei reflui per restituire ai fiumi del territorio un’acqua sicura e pulita. Dal punto di vista della qualità, facciamo oltre 25mila prelievi l’anno con 730mila determinazioni analitiche. C’è un piano molto dettagliato di manutenzione ordinaria di reti e impianti, perché tenere in efficienza un’infrastruttura così complessa è il frutto dell’impegno quotidiano di molte persone, di un’attenta pianificazione e di investimenti rilevanti. Abbiamo piani per le emergenze che prevedono, tra l’altro, un numero verde per il Pronto Intervento con servizio di reperibilità 7 giorni su 7, 24 ore al giorno. Tutte le reti di acquedotto sono soggette a perdite e quindi a una dispersione. Come è facile immaginare il nostro obiettivo è ridurre al minimo ogni tipo di perdita di acqua lungo il percorso che la porta dal pozzo alle case. Infatti ridurre le dispersioni significa non sprecare acqua che è una risorsa preziosa e quindi è un sicuro beneficio ambientale. Non solo, ma contenere le perdite vuol dire anche ottenere vantaggi economici per l’azienda e per la comunità perché determina risparmi sui costi di gestione anche in virtù della riduzione dei consumi energetici. Per questo abbiamo attivato un vero e proprio piano di ricerca delle perdite che ci ha consento di portarle a circa il 17,8%.
Quali sono quindi gli aspetti fondamentali, tecnologici e operativi, nonché le sfide principali da affrontare (presenti e future), di cui dovete tener conto per svolgere al meglio il servizio di gestore idrico integrato, per tipologia di servizio quindi acquedotti, fognature, depurazione, ecc.? Approfondiamo ciascuno di essi e le relative tecnologie e processi in gioco.
Gestire il servizio idrico è un mestiere sempre più complicato. Se, 90 anni fa, l’obiettivo con cui è nato il Consorzio per l’acqua potabile era “portare l’acqua nelle case” oggi diamo questo obiettivo per scontato, e le nuove sfide hanno a che fare con la qualità e la tutela delle risorse e la sostenibilità del business. Ecco qualche esempio. In Acquedotto in particolare abbiamo adottato, per primi in Italia, l’approccio proposto dall’Unione Europea con il Water Safety Plan. Il passaggio al WSP significa per il Gruppo un investimento importante in innovazione tecnologica, in ricerca e sviluppo della conoscenza. Tutto per garantire un’acqua ancora più di qualità e sicura sulla quale i controlli non sono solo puntuali e continui, come avviene già adesso, ma anche ritagliati sulle caratteristiche della falda e del territorio, anche grazie al dialogo con i Comuni e con i cittadini. L’obiettivo del WSP infatti è rendere ancora più sicura l’acqua del rubinetto, rivoluzionando il sistema dei controlli sull’acqua potabile, con un modello che prevede un sistema globale di gestione del rischio esteso all’intera filiera idrica, dalla captazione all’utenza finale. Il nuovo approccio consente di decidere insieme alle autorità sanitarie e alle altre autorità competenti, sulla base di una concreta e puntuale valutazione dei rischi, quali parametri monitorare con più frequenza, o come estendere la lista di sostanze da tenere sotto controllo in caso di preoccupazioni per la salute pubblica. Per quanto riguarda la gestione della fognatura, le sfide più importanti oggi sono collegate alla necessità di affrontare i cambiamenti climatici nei nostri territori con un approccio olistico. Storicamente i gestori del servizio idrico non si occupavano di acque meteoriche. Ma se consideriamo che nel nostro Paese le reti di fognatura sono per la stragrande maggioranza miste, cioè raccolgono sia i reflui fognari che le acque di pioggia, capite bene che il tema della gestione delle acque meteoriche di intreccia con quello della gestione della fognatura, sia perché le cosiddette “bombe d’acqua” risultano difficili da gestire, dal momento che la rete fognaria non è dimensionata per ricevere quantità d’acqua così ingenti in poco tempo, sia perché le acque di fogna molto diluite mandano in sofferenza gli impianti di depurazione: il processo è tanto più efficace quanto più il refluo risulta concentrato.
In aggiunta a questo, Regione Lombardia si è dotata di un Regolamento sull’invarianza idraulica: è il Regolamento Regionale 7/2017 sull’invarianza idraulica, che stabilisce un principio fondamentale per la pianificazione urbanistica e territoriale: se una porzione di territorio, prima di realizzare un intervento di trasformazione, produce una certa quantità di acqua in occasione di precipitazioni meteoriche, dopo la trasformazione urbanistica dovrà mantenere costante la quantità di acqua prodotta.
Questo significa che se si impermeabilizzano o disboscano porzioni di territorio, riducendo quindi le naturali capacità del terreno di ritenere e smaltire le acque piovane, è necessario realizzare opere di immagazzinamento delle acque di pioggia, per poi restituirle alla natura successivamente alla piena dell’evento meteorico, in modo da evitare i danni da alluvione.
I Comuni dovranno quindi redigere una serie di documenti e studi da inserire nei Piani di Governo del Territorio. È proprio su questi adempimenti che Gruppo CAP mette a disposizione dei Comuni del territorio dell’Area Metropolitana di Milano le proprie competenze tecniche e le risorse necessarie per supportare le amministrazioni e gli uffici tecnici sia nella redazione dei documenti previsti, sia nella costruzione di una pianificazione territoriale che tenga nella giusta considerazione la gestione delle acque meteoriche in un’ottica non solo di interventi per risolvere i momenti di crisi, ma soprattutto per prevenire le ondate di piena attraverso forme di drenaggio urbano sostenibile, ovvero sistemi di gestione delle acque meteoriche urbane, strategie, tecnologie e buone pratiche volte a ridurre i fenomeni di allagamento urbano, a contenere gli apporti di acque meteoriche ai corpi idrici ricettori mediante il controllo alla sorgente delle acque meteoriche e a ridurre il degrado qualitativo delle acque. I cambiamenti climatici impongono nuove sfide su fronti solo apparentemente opposti: la necessità di tutelare la risorsa idrica dai fenomeni siccitosi, e l’urgenza di trovare soluzioni agli eventi meteorologici estremi. Sono temi che è possibile gestire e affrontare solo attraverso una governance del territorio su scala più ampia del singolo comune o città. In questa prospettiva è centrale il superamento della settorializzazione e della frammentazione delle competenze e l’avvio di un processo di integrazione tra pianificazione urbanistica comunale e previsioni del piano d’ambito a scala di agglomerato. Le aree metropolitane diventano così laboratori di sostenibilità dove, a partire dalla consapevolezza dell’interdipendenza sui temi idrici delle aree urbane e di quelle agricole, è necessario costruire sinergie volte alla migliore gestione quantitativa e qualitativa della risorsa. Infine, oggi le sfide più affascinanti in tema di nuove tecnologie legate alla sostenibilità del business si giocano sul terreno della depurazione, dove è ormai urgente passare da un modello lineare a un modello circolare.
Che cosa intende più nel dettaglio?
Sulla spinta operata dal pacchetto sull’economia circolare della Commissione Europea ci siamo attivati anzitutto discutendo e ragionando, al nostro interno e con gli stakeholder, sul ruolo del settore idrico nel contribuire a cambiare radicalmente il nostro modo di produrre e consumare, con l’obiettivo di uno sviluppo veramente sostenibile del territorio e dell’utilizzo razionale delle risorse finite con le quali abbiamo a che fare ogni giorno.
Nei grandi impianti di depurazione è quotidianamente in atto un processo che, nel suo schema convenzionale, è ormai poco sostenibile ed energivoro, e che produce una gran quantità di rifiuti. La necessità con la quale ci confrontiamo è quella di trasformare questo processo lineare in un ciclo virtuoso, da un lato ottimizzando tutte le attività dal punto di vista organizzativo ed energetico, dall’altro riutilizzando ciò che già si produce – acqua depurata e fanghi di supero – grazie all’impiego di tecnologie innovative e all’avanguardia che ci permettano di estrarre tutto il valore possibile da ciò che da sempre viene considerato scarto. Per questo recuperiamo l’acqua depurata dagli impianti per utilizzarla a fini non potabili, come rifornire le motospazzatrici che effettuano la pulizia delle strade, gli autolavaggi, gli impianti industriali di riscaldamento e raffreddamento.
Ma il fronte più ampio si apre sul terreno dei fanghi. Lo scarto per eccellenza è in realtà una potenziale fonte di numerosissime sostanze nutrienti, e il processo stesso di depurazione ha grandi potenzialità dal punto di vista della produzione energetica e di biogas e biocarburanti (biogas e biometano). Dai fanghi recuperiamo energia elettrica e termica, fertilizzanti, fosforo, oltre al biometano che produciamo nell’impianto di Niguarda-Bresso: oltre 340mila chilogrammi di biometano l’anno, il carburante necessario a far viaggiare 416 veicoli per 20mila chilometri l’uno.
L’ultimo nato nel campo dei progetti innovativi di Gruppo CAP è incentrato sulla simbiosi industriale fra il settore dei rifiuti e quello della depurazione: parliamo della Biopiattaforma di Sesto San Giovanni. Il concetto di bioraffineria proprio dei nuovi impianti di depurazione si applica al contesto infrastrutturale esistente, costituito da un depuratore e da un termovalorizzatore, dando vita a un polo di innovazione ed eccellenza sotto controllo interamente pubblico che permetterà non solo di recuperare materiali, biocombustibili e nutrienti dai fanghi e dalle acque reflue, ma anche di condividere le scelte tecnologiche attraverso la realizzazione di un centro di ricerca, dove principali attori, attivi anche in ambito internazionale, possano validare le migliori tecnologie ambientali in scala pilota o dimostrativa condividendone i risultati con i cittadini e con altri portatori di interessi.
Quali altri servizi e progetti proponete sul territorio a cittadini e amministrazioni, e quali collaborazioni e iniziative avete attualmente in essere fronte sostenibilità e innovazione, anche con realtà terze?
Gruppo CAP collabora attivamente con diverse Università, Centri di Ricerca, Enti pubblici e realtà industriali del settore privato, nell’idea che le principali sfide tecnologiche si possano affrontare solo attraverso la sinergia e la messa in comune di asset e know-how. In quest’ottica è nato il nuovo Centro Ricerche che ha mantenuto il nome “Salazzurra” in onore della storica balera degli anni ‘50 in cui è ospitato nel verde del parco Idroscalo, è il luogo dove il lavoro di progettazione su ricerca e innovazione prende forma e si concretizza: un polo di ricerca sulle nuove tecnologie legate all’acqua e all’ambiente, laboratori e ricercatori disponibili a condividere il loro sapere con i cittadini e gli studenti; uno spazio di open innovation dove far crescere le migliori start up impegnate nello sviluppo dell’economia circolare; un’ “incubation factory” in cui sperimentare forme di collaborazione tra pubblico e privato.
Le collaborazioni sono davvero molte, e un esempio molto chiaro dell’approccio di CAP è rappresentato da PerFORM WATER 2030: la prima piattaforma di ricerca e sperimentazione in Italia nata per affrontare le sfide del sistema idrico integrato. Presentato da Gruppo CAP nell’ambito del POR (Programma Operativo Regionale), FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) 2014-2020 e della Call d’innovazione “Accordi per la Ricerca e l’Innovazione” di Regione Lombardia, PerFORM WATER 2030, la cui definizione ufficiale è Platform for Integrated Operation Research and Management of Public Water towards 2030, ha una durata di 30 mesi, e formerà una piattaforma diffusa di ricerca, sviluppo e implementazione di tecnologie e strumenti decisionali volti a garantire una sempre più efficace gestione del servizio idrico integrato.
Capofila del progetto è appunto Gruppo CAP che ha coinvolto 8 realtà industriali, 2 università e un istituto di ricerca, ognuno dei quali mette a disposizione le proprie competenze tecniche in un contesto di contaminazione di idee, progetti e conoscenze specifiche. Tra le aziende partner: GeneGIS GI (sistemi informativi per l’ambiente), Hydep (acquaponica e recupero di idrogeno), MMI (modellistica e monitoraggio idrologico), Passavant Impianti (impianti trattamento acque), SEAM Engineering (progettazione impianti in campo ambientale – realizzazione impianti dimostrativi), SIAD (gruppo nel settore chimico), VEOLIA (trattamento delle acque municipali e industriali), VOMM (impianti per il trattamento e valorizzazione energetica dei fanghi). PerFORM WATER 2030 è coordinato scientificamente dal Politecnico di Milano, con la presenza di Fondazione Politecnico di Milano. Prevede inoltre la partecipazione dell’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSA-CNR) e dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Altri esempi di collaborazione di cui siamo particolarmente fieri sono l’accordo con Novamont per attività di ricerca congiunta in tema di prolungamento della vita dei prodotti e di recupero di materiali e la collaborazione con Danone che prevede di utilizzare gli scarti organici per nutrire i digestori e aumentare la produzione di bio Si potrebbe poi citare il WebGis, un sistema che consente di divulgare in modo trasparente ed efficace attraverso Internet informazioni relative alle reti e a tutte le strutture legate al servizio idrico integrato. Oltre ad acquisire, estrarre e gestire le tante informazioni derivanti dai dati georiferiti, il WebGis di Gruppo CAP le rende disponibili in remoto per un’utenza variegata e potenzialmente illimitata. I cittadini che di fronte a un cantiere nella propria città si chiedono di cosa si tratti, quando termineranno i lavori e quanto costino alla comunità, possono trovare queste e molte altre informazioni istantaneamente, accedendo alla sezione dedicata cantieri trasparenti: le aziende che gestiscono servizi di pubblica utilità devono garantire la massima trasparenza del proprio lavoro e allo stesso tempo contribuire al miglioramento della qualità della vita dei cittadini e degli utenti serviti.
I professionisti possono accedere ai dati relativi alle reti del sottosuolo e alle informazioni delle reti tecnologiche gestite, aggiornate in tempo reale, attraverso un ambiente loro dedicato, con accesso gratuito e immediato, grazie al protocollo d’intesa tra Gruppo CAP e l’Ordine degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, Ordine degli Ingegneri, Collegio Geometri e Geometri Laureati, Collegio dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati della provincia di Milano.
I tecnici comunali hanno a disposizione una sezione apposita, dove hanno accesso ai dati delle reti e delle manutenzioni. Ogni Comune accede al WebGIS con un profilo dedicato e può consultare la cartografia del proprio territorio, il database topografico e i dati delle reti. È possibile consultare tutte le manutenzioni ordinarie in corso o passate e dialogare con le aree tecniche del Gruppo direttamente via web. Si accorciano così le distanze tra Socio e Gestore.
È semplificata l’attività di monitoraggio dei cantieri da parte di Prefettura e forze di Polizia, grazie alla possibilità di svolgere attività di screening preventivo. Inoltre il protocollo siglato da Gruppo CAP e Prefettura di Milano, sottoscritto anche dalla Direzione Territoriale del Lavoro, dalle Associazioni datoriali e dalle Organizzazioni sindacali, prevede l’utilizzo di un’interfaccia dedicata, destinata a raccogliere tutte le informazioni relative ai cantieri e all’intera filiera delle imprese coinvolte.
O ancora il PIA, Piano Infrastrutturale Acquedotti, uno strumento di gestione delle risorse idriche sotterranee e dei relativi impianti di captazione, nonché di supporto alle decisioni, manageriali e strategiche, costituito da un modello tridimensionale del sottosuolo e da un modello del sistema delle reti e degli impianti.
O infine il progetto di smart metering, cioè l’introduzione di contatori intelligenti che raccolgono da remoto i dati relativi alla gestione delle reti, le portate in ingresso, le pressioni , l’indicazione di perdite, i consumi degli utenti ed eventuali altri parametri significativi per la qualità delle acque distribuite. Si può inoltre effettuare una valutazione dei volumi in fognatura per il distretto in esame. La raccolta dei dati e la loro successiva elaborazione è finalizzata a fornire elementi utili alla ottimizzazione della fatturazione e della gestione del servizio.
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