Il Lazio è stata la prima regione italiana a organizzarsi per la campagna di vaccinazione anti Covid, utilizzando le fasi della campagna di vaccinazione destinata ai gruppi ‘interni’ per studiare l’estensione del servizio ai cittadini. A febbraio è partito il servizio di vaccinazione della popolazione over 80 e gradualmente il servizio è stato esteso ad altre fasce di popolazione e per le categorie previste dal Piano Nazionale.
La campagna di vaccinazione Covid-19, nei limiti delle dosi disponibili, procede con un ritmo sostenuto e un sistema organizzativo efficiente, un programma fortemente voluto dalla Regione Lazio che ha potuto contare su un sostegno informatico significativo.
Sul front end va sottolineata l’efficacia di un sistema di prenotazione on-line che, diversamente da troppe esperienze pubbliche di questi mesi, tiene generando consenso nei cittadini. Ne abbiamo parlato con Maurizio Stumbo Direttore dei sistemi informativi di Lazio Crea, la società tecnologica InHouse della Regione artefice di un mix di servizi che puntano da una parte sulla semplicità d’uso per il cittadino e dall’altra su un forte impianto centrale dell’informazione e delle piattaforme centrali.
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Ing. Stumbo, la Regione Lazio ha puntato con convinzione sulla partenza del servizio di prenotazione dei vaccini, assumendosi il rischio di chi parte per primo. Il processo di prenotazione e erogazione dei vaccini funziona con riconosciuta efficacia, i servizi on line hanno tenuto l’impatto. Non ci sono stati problemi?
Nel complesso il servizio sta girando molto bene. Certo, quando si avviano servizi di questa complessità le difficoltà in partenza si verificano ma, se la struttura è pensata in modo corretto, se ne esce. C’era una grande pressione on line sin da ore prima che il servizio partisse il 1 febbraio. Per qualche ora abbiamo sofferto ma alle 21.00 marciavamo a 23 prenotazioni al secondo. In 24 ore le prenotazioni erano ormai 100.000 sui circa 400.000 aventi diritto del primo cluster over 80.
Abbiamo poi limitato alcuni dettagli, per esempio aggiungendo un gestore code e contenuti tramite una rete CDN (rete per la distribuzione dei contenuti). La piattaforma è solida e ben studiata, organizzata a container, siamo stati in grado di scalare automaticamente i pod (repliche e risorse) in modo orizzontale e verticale aumentando le connessioni in funzione della tenuta delle performance della macchina. È stata un’esperienza importante; dal 2 febbraio tutto scorreva meglio, dall’8 data prevista per l’entrata a regime stiamo marciando con un ritmo elevato. Credo che i cittadini siano soddisfatti del servizio e noi come abilitatori tecnologici della Regione Lazio siamo orgogliosi anche delle mail di apprezzamento dei cittadini; è una cosa emozionante perché generalmente i servizi It non godono della ribalta. Il merito va complessivamente a una macchina organizzativa regionale che ha funzionato bene all’interno della quale l’IT ha potuto svolgere in modo integrato e completo il proprio ruolo abilitante.
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Quest’ultima frase mi sembra contenga una morale significativa: l’IT e i servizi digitali della PA funzionano se sono parte integrante dei processi amministrativi. Che ne pensa?
Partiamo da quello che ci ha insegnato la pandemia come settore; finalmente l’innovation technology viene vista dagli utenti, e soprattutto dai cittadini, come elemento abilitante che funziona se inserita in un contesto di processo volto a semplificare la user experience.
Questo è l’aspetto fondamentale. Grazie a questa consapevolezza, come operatori all’interno della pubblica amministrazione, siamo riusciti a disincrostare elementi di burocrazia ‘frenante’ dai servizi resi ai cittadini. Facciamo l’esempio della dematerializzazione delle ricette mediche. Oggi finalmente per un assistito la possibilità di andare in una farmacia senza il cartaceo è concreta e rimarrà tale. Da anni era una banalità dal punto di vista tecnico, avevamo il gestionale a disposizione e il servizio attivo ma abbiamo faticato per tanto tempo dal punto di vista organizzativo e burocratico. Oggi a tutto questo il contesto ha dato uno scossone. L’altro elemento determinante è aver compreso quale sia il modello informatico e informativo più efficace in questa fase. Noi avevamo una serie importante di sistemi gestionali verticali a supporto di vari processi ma faticavamo a dimensionare i processi in funzione dell’utente finale. In altre parole, era difficoltoso realizzare un servizio in front end che potesse sfruttare la ricchezza di questi sistemi gestionali. Ora facciamo le cose in modo diverso. Prendiamo l’esempio del servizio di erogazione dei tamponi.
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Stiamo parlando dei famosi drive-in con le code dei cittadini in macchina?
Sì, il servizio doveva partire, anche con le code, ma ci siamo subito resi conto di quanto fosse ingiusto tenere gli assistiti in fila per ore in attesa del tampone. Appena possibile abbiamo affrontato la situazione e in due settimane la Regione Lazio ha messo in campo una web app per la prenotazione; molto semplice dal punto di vista informatico perché la soluzione se deve essere rivolta ad un grande pubblico deve essere semplice, fruibile e accessibile. Ma è stato possibile perché abbiamo una serie di piattaforme centralizzate fondamentali per abilitare le funzionalità di servizi come questo. Nel caso della prenotazione del servizio tamponi in particolare sono quattro: la gestione degli assistiti; la prescrizione elettronica; il CUP (centro unico di prenotazione regionale) che ci ha messo a disposizione le agende con la possibilità di configurare l’erogazione dei tamponi presso i drive-in, all’interno di slot precisi, come facciamo per le prestazioni ambulatoriali presso le strutture sanitarie; il sistema informativo centralizzato e integrato dei laboratori che consente ai cittadini, indipendentemente da dove il tampone sia stato fatto o refertato, di scaricare a casa il risultato.
Oltre a questo avevamo a disposizione la piattaforma per inviare un promemoria con il link dal quale scaricare con user e password il referto appena disponibile.
La scelta della web app ci è sembrata la più idonea per un servizio pubblico che deve rivolgersi nel modo più inclusivo possibile a tutti, indipendentemente dalla modernità dei device a disposizione. Per le web app basta accedere a internet.
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Da una parte risorse informative centralizzate e dall’altra servizi accessibili per eliminare quelle che potremmo chiamare ‘barriere architettoniche’ digitali. È questa la chiave?
Sì. Avevamo l’obiettivo di rendere agevole la possibilità di prenotare il tampone alla più ampia fascia di popolazione possibile. Per questo motivo, per esempio abbiamo capito che non potevamo vincolare l’accesso al servizio alle piattaforme nazionali come Spid. Abbiamo di fronte una platea anziana e il senso del digitale è semplificare la vita degli utenti. Ma, ripeto, questi servizi sono stati possibili perché avevamo la disponibilità di modelli centralizzati in funzione dei servizi e un processo organizzativo che risponde nel modo adeguato e sfrutta al meglio le potenzialità del servizio tecnologico. L’altro elemento essenziale è che le cose funzionano quando c’è lavoro di squadra.
Se le Asl non avessero organizzato la gestione delle code, rispettando i tempi e gli orari di prenotazione dei tamponi, tutto il servizio sarebbe stato inutile.
Il servizio digitale viene usato dal cittadino quando è affidabile e credibile; se prenoti per le otto del giorno dopo e vieni servito effettivamente per quell’orario.
In effetti è questa la consapevolezza più interessante che abbiamo maturato. Quando parliamo di prestazioni sanitarie siamo abituati a pensare all’aspetto della prenotazione, di erogazione, di pagamento e di refertazione. Ci siamo resi conto che possiamo anche riservare uno slot di tempo (dando quindi un appuntamento) per queste prestazioni. La formula dell’accesso diretto, l’attesa tutti allo stesso orario come avviene nei laboratori d’analisi è superabile; possiamo dare appuntamenti ai cittadini e stimare il tempo necessario ai sanitari anche a cinque minuti per prelievi e tamponi. E qualcosa che ritorna utile ai cittadini ma aiuta l’amministrazione sia sul piano amministrativo che su quello produttivo della somministrazione. Era qualcosa che conoscevamo per le visite e le prestazioni specialistiche, oggi sappiamo che questo modello è possibile utilizzarlo per qualsiasi tipo di prestazioni inclusa l’erogazione dei vaccini.
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Tuttavia, quando si introducono cambiamenti come questi normalmente si manifestano fenomeni di resistenza al cambiamento. Come si superano?
Qui entra in gioco il ruolo del commitment politico, che nel Lazio è convinto e coinvolge l’IT in modo stretto. La posizione dell’Assessore Alessio D’Amato è molto netta. Quando siamo chiamati a gestire un servizio di fronte ad una pandemia c’è bisogno di una guida precisa che supera le resistenze e le visioni particolari.
Tutto quello che stiamo facendo in questo momento viene fatto a stretto contatto con l’assessorato alla sanità della Regione Lazio e i direttori generali della Asl. Abbiamo degli appuntamenti quotidiani nei quali cerchiamo di mettere a fuoco come le esigenze di ‘produzione’ sul territorio possano essere supportate e migliorate dalle soluzioni informatiche. Quanto questo sia importante lo stiamo vedendo ora anche nel flusso di prenotazione dei vaccini.
Il fatto che la guida politica regionale e il supporto informatico abbiano definito gli sla per la produzione crea un punto di riferimento che potrà tornare utile anche per il futuro.
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Veniamo quindi ad una riflessione sul ruolo di LazioCrea in questa fase.
LazioCrea è il partner abilitante valido in un contesto di stakeholder composto da utenti sul territorio, i direttori generali delle asl e delle aziende ospedaliere, i responsabili dei centri vaccinali e l’elemento di indirizzo politico regionale: l’assessorato e la direzione salute della Regione.
Posso dire di essere stato molto fortunato nel mio ruolo perché, aldilà del giudizio politico, aver potuto contare su un periodo lungo di continuità amministrativa ha consentito di sviluppare e veder realizzato un piano strategico di un certo respiro. Grazie a questo è stato possibile realizzare i sistemi gestionali centralizzati dei quali abbiamo parlato. Inoltre, poter contare su un commitment politico chiaro significa dare un punto di riferimento ad un sistema sanitario regionale molto articolato; parliamo di 10 Asl, 9 aziende ospedaliere; più gli IRCSS. Si tratta di una rete complicata, nella seconda regione d’Italia. Non era scontato avere questa capacità di centralizzazione ma oggi raccogliamo dei frutti importanti in termini di efficacia. Nel Lazio eroghiamo le prestazioni sanitarie attraverso un CUP centralizzato, una prenotazione elettronica centralizzata, un sistema di laboratorio centralizzato, un AVR (l’anagrafe vaccinale) unica regionale.
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Sono risultati che sostengono valore delle InHouse, in un contesto che le mette spesso in discussione come elementi pesanti, che ne pensa?
Non sta a me dire se aziende come questa siano utili o meno ma non posso fare a meno di notare che esiste un tema di competenze da cui, comunque, oggi non si può più derogare.
La competenza It deve essere presente in qualsiasi organizzazione pubblica che voglia erogare servizi. Direi che questa cosa la pandemia l’ha insegnata in modo molto chiaro: se non hai competenze interne per programmare processi efficaci e integrati con le componenti digitali non puoi pensare di riuscire ad erogare servizi di assistenza sanitaria e, più in generale, servizi pubblici di qualità. Oggi Laziocrea è riconosciuto come il partner tecnologico che può abilitare questi processi.
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Mi sembra che le stiano a cuore i servizi che hanno un impatto diretto sui cittadini, è su questo che la digitalizzazione deve puntare?
Credo di sì. Mi capita di riflettere sul piano triennale proposto da Agid e finisco per interrogarmi sul fatto che si punta molto sulle autostrade, sui grandi ced, e forse bisognerebbe interrogarsi di più sul perché i cittadini dovrebbero utilizzare i servizi digitali, sul perché questi numeri non crescano. Il fatto è che è più complesso partire dall’efficacia dei servizi, è più complesso interrogarsi sulla user experience dei cittadini. Ma ce ne stiamo accorgendo. Lo sforzo delle piattaforme abilitanti adesso va proprio in questa direzione. Con IO, per esempio, la PA offre un servizio di accesso unico al cittadino che, con altre piattaforme immateriali come per esempio lo Spid, PagoPA, e l’Anpr, sta costruendo un elemento di sinergia centrale che consentirà a tutte le amministrazioni di erogare in modo più efficace i propri servizi digitali: fruibili, semplici e accessibili.
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Guardiamo più da vicino l’esperienza che avete vissuto con l’avvio della campagna di prenotazione e erogazione dei vaccini, può descriverci come si è organizzata la Regione Lazio dal punto di vista dei servizi digitali?
Possiamo dire che il processo organizzativo in questo caso è stata la logica conseguenza di quanto avevamo sperimentato con il servizio di prenotazione dei tamponi. Siamo partiti dalla user experience. Di fatto, dovevamo consentire ai cittadini di prenotare una veloce prestazione sanitaria che non richiedeva neanche la disponibilità di una prescrizione elettronica. Chiaramente avevamo come riferimento il piano pandemico nazionale. Per questo siamo partiti con gli over 80, poi, personale scolastico, forze armate, fragili, e così via.
In primo luogo abbiamo dovuto censire le corti degli assistiti rientranti in questi cluster, circa 600.000 persone. Dalla nostra avevamo il fatto di aver già integrato a dicembre 2020 il Cosiddetto Ente Covid nel Centro Unico Prenotazione e l’AVR per la prenotazione delle vaccinazioni del personale sanitario.
Avevamo quindi già delle agende di prenotazione per i vaccini che avevamo utilizzato per la prenotazione dei vaccini per il personale sanitario. Questo è stato un aspetto fondamentale perché in questo modo le corti del prenotato finiscono sul gestionale vaccinale e al momento della somministrazione posso collegarlo ad una posizione già nota. In questo modo è possibile attuare una strategia di pianificazione e, in una fase in cui la quantità di dosi a disposizione è limitata, ci ha consentito di ottimizzare l’attività dei punti di somministrazione tenendo conto di tutti gli elementi multidimensionali da gestire: in primo luogo la certezza delle dosi a disposizione; in secondo il tipo di vaccino da somministrare perché il Pfizer richiede un richiamo dopo 21 giorni, Moderna dopo 28 e Astra Zeneca dopo due mesi e mezzo e abbiamo dovuto tenerne conto nella gestione prenotazione dei richiami.
Un altro aspetto da sottolineare e stata la scelta della Regione di avere dei punti di somministrazione specializzati per tipo di vaccino. Questa scelta è stata fatta per limitare al massimo le possibilità di errore. Questo ha significato anche la necessità di dimensionare la possibilità di prenotare sui diversi punti in base alle capacità di approvvigionamento.
In effetti abbiamo studiato un sistema di prenotazione abbastanza flessibile da adattarsi in funzione dell’arrivo delle dosi.
Abbiamo deciso di erogare la vaccinazione alla categoria dei cittadini over 80. Si tratta di 462.000 persone, quindi, abbiamo calcolato il numero di dosi disponibili e stimato la possibilità di servire circa 3600 persone al giorno. Agli utenti abbiamo lasciato la possibilità di prenotare liberamente la prima somministrazione, vincolando però la scelta alla possibilità di ricevere il richiamo in funzione dei tempi previsti dal protocollo e le nostre scorte.
Si ragiona sempre sulla coppia di prestazioni, sia nel caso di uno spostamento da parte dell’utente, sia nel caso di poter anticipare l’appuntamento da parte nostra in caso siano ancora disponibili dosi in una cera giornata.
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Quello della gestione e del trattamento dei vaccini è un aspetto chiave come viene gestito?
Al momento abbiamo una rete di 83 punti di somministrazione regionale che vengono bilanciati in funzione della scelta di prenotazione da parte degli assistiti, favorendo i numeri maggiori dove abbiamo maggiore densità di popolazione ma con la possibilità di fare intercompany, cioè la possibilità di integrare le dosi laddove sono già stati consumati gli slot disponibili utilizzando le scorte ancora non utilizzate da altre parti. Questo perché riuscire ad accorciare i tempi della campagna è di primaria importanza.
Un secondo aspetto chiave nel nostro processo è la gestione dei ‘no show’, i non presentati ed il rischio correlato di sprecare dosi preziose. Su questo aspetto ci siamo confrontati anche con Israele. Gli israeliani non hanno la necessità di segmentare in così tanti cluster la popolazione da vaccinare; se in una giornata avanzano dosi, perché alcuni prenotati non si sono presentati, vengono somministrate agli accompagnatori o addirittura somministrate a domicilio a chi non ha ancora fatto richiesta. Non possiamo seguire questo modello ma ci ha ispirato una soluzione: alle 18.00 viene fatto il conto del no show e le dosi rimanenti vengono utilizzate per il servizio di vaccinazione domiciliare per i non autosufficienti, magari anticipando questo tipo di appuntamenti.
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Come procede la campagna di vaccinazione e come funzionano in particolare i servizi di prenotazione on line?
Siamo partiti, con la campagna di vaccinazione per la popolazione over 80, poi forze armate, personale scolastico, fragili integrando nella rete di somministrazione (oltre 600.000 assistiti) che ha ricevuto un’adesione amplissima e questa è una dimostrazione del fatto anche il servizio di prenotazione on line ha funzionato.
In appena due giorni da quando è partita la possibilità di prenotare gli over 80 on line siamo arrivati al 60% del target di cui oltre 250.000 persone attraverso la piattaforma, grazie alle famiglie e forse anche grazie alle capacità digitali delle persone anziane che troppo spesso vengono sottovalutate mentre sono i servizi che andrebbero studiati per essere utili e semplici.
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Come è articolata la funzione di prenotazione?
Abbiamo puntato sulla semplicità d’uso; basta inserire il codice fiscale e numero Team, un numero di cellulare al quale inviamo un messaggio di conferma e in seguito un reminder a 72 ore per ricordare gli appuntamenti, inoltre è possibile scaricare il promemoria e il consenso informato. Grazie a questa soluzione possiamo anche comunicare all’assistito la possibilità di anticipare o spostare l’appuntamento. Questo ci consente una gestione delle liste e delle prestazioni dinamica in funzione delle dosi disponibili.
Su questo si innesta la soluzione ‘panchina’ per gli over 80 con la quale offriamo la possibilità di anticipare gli appuntamenti con delle prestazioni last minute oppure per le prestazioni domiciliari.
Alcuni ci chiedono perché non abbiamo puntato tutto sulle prestazioni domiciliari per le persone più anziane. Il fatto è che laddove possibile è sempre preferibile eseguire la prestazione sanitaria in un ambiente presidiato per eventuali complicazioni.
Ci siamo preoccupati anche di creare le alternative per chi non usa i servizi digitali con il servizio di call center. Attraverso il numero 800.118.800 inoltre è possibile prenotare il servizio per i non autosufficienti che hanno bisogno del servizio domiciliare. Direi che dal servizio di prenotazione alla somministrazione del vaccino, tutto lo sforzo è incentrato su due aspetti: vaccinare il prima possibile il paziente e farlo secondo le regole del piano pandemico nazionale. È un modello dal quale dobbiamo apprendere e che potremo usare per altre esigenze.
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Quali per esempio? Dove vi sta portando questa transizione digitale?
Sono cadute tante barriere mentali e burocratiche, della ricetta elettronica abbiamo già detto ma sono stati fatti grandi passi avanti anche su tanti altri servizi. Per esempio sulla televisita. Credo che la pandemia abbia portato a rovesciare completamente l’approccio verso il digitale. Ma il digitale non deve diventare un feticcio, una moda. Il ruolo di chi si occupa della transizione digitale è quello di creare il giusto equilibrio tra digitale e reale; capire cosa guadagni e cosa perdi nelle diverse modalità. Per esempio, la televisita è utilissima ma è opportuno limitarla solo ai casi nei quali facilita e porta vantaggi al rapporto paziente-medico. Abbiamo la responsabilità di ragionare in modo laico su ciò che l’Ict può abilitare attraverso le soluzioni digitali e ciò che deve continuare a essere erogato in modo fisico, specie in campo medico. Abbiamo a disposizione ricetta digitale, televisita, telemonitoraggio e telemedicina, tutti questi elementi in questo momento stanno dimostrando la loro concreta utilità e usabilità. Abbiamo anche rilasciato l’App Lazio Doctor per Covid che consente di mantenere il contatto con il proprio medico da remoto e accedere ai servizi di teleassistenza. L’attenzione degli stakeholder in ambito sanitario, e non solo, è sicuramente maggiore. Attraverso le prove di questo periodo abbiamo tutti maturato una consapevolezza. Il digitale è un elemento fondamentale per abilitare qualsiasi tipo di servizio ma dobbiamo essere in grado trovare il giusto punto di equilibrio, mettendo bene a fuoco l’obiettivo. Per fare questo dobbiamo partire dal bisogno del cittadino, concentrarci sull’esperienza che gli offriremo è la vera leva per l’erogazione dei servizi.
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Crede che sia in questo che consiste il famoso concetto mettere il cittadino al centro?
Nel caso del sistema di prenotazione dei vaccini tutta la complessità del processo è nascosta all’utente. bastano due informazioni e due click per prenotare l’appuntamento per il vaccino; dietro c’è una filiera complessa, di cui in parte abbiamo parlato, che però non deve diventare un ostacolo per l’utente.
Le mail di ringraziamento che stiamo ricevendo in questi giorni sottolineano proprio questo: ‘in due minuti fai tutto’. Ci siamo messi in gioco su questo con l’obiettivo principale di favorire al massimo l’usabilità da parte di persone anziane stringendo un patto di fiducia e collaborazione con i cittadini, sapendo che chi utilizza questo servizio ne ha veramente bisogno. La Regione ha messo l’interesse dei cittadini al primo posto e abbiamo voluto che l’operazione fosse sempre trasparente.
Per questo, abbiamo voluto che fosse possibile visualizzare l’andamento della campagna in tempo reale. Dal sito Salute Lazio è possibile consultare i numeri generali e l’andamento sia delle prenotazioni sia delle vaccinazioni: per fasce d’età, categoria di assistito, per singolo numero di somministrazione, perché ognuno si possa rendere conto di come l’Istituzione si sta muovendo. Aggiorniamo l’informazione ogni trenta minuti.
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I dati d’altra parte non sono solo questione di trasparenza; come aiutano nella programmazione del servizio?
Per esempio nella gestione del processo logistico. Perché gli approvvigionamenti vengono richiesti anche in funzione dell’erogato, del prenotato e dei diversi tipi di vaccino. Abbiamo cominciato ad acquistare i primi vaccini a fine novembre e li abbiamo dislocati su venti punti attrezzati con la catena del freddo che ci consentono di arrivare in prossimità dei centri di vaccinazione. Abbiamo voluto, quindi, che il servizio di prenotazione delle vaccinazioni partisse per avere un’idea più chiara in fase di pianificazione, per richiedere gli approvvigionamenti necessari e utilizzare al meglio le dosi disponibili prevedendo anche lo scambio tra i diversi centri.
Grazie a tutto questo abbiamo una efficace capacità di controllo e monitoraggio su tutto il processo.
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Quali sviluppi sono previsti per il servizio?
L’inserimento nella filiera dei medici di famiglia. Chiaramente sarebbe complicato coinvolgerli nella somministrazione dei vaccini Pfizer o Moderna per le necessità di conservazione mentre sarà più semplice per Astra Zeneca che richiede un semplice frigorifero.
Nel frattempo, anche sotto stress, stiamo lavorando per il rilascio dell’attestato vaccinale che, dal nostro punto di vista, consiste nella possibilità di inserire all’interno del fascicolo sanitario elettronico l’attestato che un certo soggetto ha ricevuto le due dosi del vaccino previste.
Inoltre faremo in modo che il sistema vaccinale possa generale un documento pdf che potrà essere inserito nel FSE firmato con un bollo digitale (QR code cifrato) in italiano e Inglese che varrà anche in caso di stampa certificandone la validità.
Tutti i dati epidemiologici opportunamente conservati e utilizzati ci consentono di compiere una serie di valutazioni e adottare nuove misure. Stiamo raccogliendo dati rilevanti che dobbiamo condividere anche con altri enti titolati come l’Aifa, per esempio, per quanto riguarda gli eventi avversi e stiamo lavorando sulla stratificazione della popolazione e su aspetti rilevanti come i numeri relativi della comorbilità e la vaccinazione dei soggetti fragili. Il dato che conserviamo a livello centrale sta dando a noi e, soprattutto al dipartimento epidemiologico regionale una serie di elementi che possono servire a tarare sempre meglio l’offerta sanitaria per il futuro.
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Le scelte compiute dalla Regione Lazio portate avanti da LazioCrea enfatizzano l’importanza di un modello centralizzato e integrato di gestione dell’informazione; che ulteriori programmi avete su questo piano?
Lazio Crea mette a disposizione della Regione lazio un ced ( cloud Ibrido) certificato IASS 27001, un grande investimento, che supporta già un centro importante come il Policlinico Umberto I e uno dei nostri prossimi obiettivi è quello di migrare tutti i ced sanitari all’interno del ced regionale in linea con la strategia dei poli nazionali prevista da Agid.
Il piano è, in altre parole, attestarci come riferimento per la tutela del patrimonio informativo della Regione Lazio, in termini efficienti e sicuri, portando all’interno tutti i suoi utenti a partire dal sistema sanitario e poi probabilmente anche degli enti locali che ne avranno bisogno come per esempio i comuni sotto i 5000 dipendenti.
Certo occorre portare avanti una serie di servizi importanti, perchè occorrono infrastrutture adatte. Per sostenere in modo reale servizi come la telemedicina per esempio abbiamo predisposta una gara per la realizzazione della RAN la Regional Area Network per la realizzazione di una rete in fibra spenta che ci consenta di mettere in collegamento gli hub e gli spoke in modo tale da far circolare le immagini e non i pazienti.
Quello a cui puntiamo è una rete sanitaria di livello che veda come elemento portante e centrale la Regione Lazio che centralizza i dati di interesse del cittadino e affida sul territorio gli applicativi per l’erogazione dei servizi. Di fronte alle crisi come quella che stiamo vivendo, si manifesta tutto il valore di una rete pubblica forte, che conosce e governa il territorio.
Nel Lazio abbiamo potuto contare su questo attivando una regia centrale e una fitta rete di servizi territoriali integrati.
È una questione sulla quale bisognerà riflettere per il prossimo futuro. Se si vuole gestire un servizio efficiente e solido di sanità pubblica dobbiamo muoverci comprendendo che potremmo trovarci ancora in situazioni come questa, e quanto abbiamo visto sinora dimostra il valore di un sistema centrale che conosce il territorio. Gli operatori pubblici o privati che siano dovranno essere inquadrati in una logica di scambio e produzione delle informazioni in grado di assicurare la capacità di guida del sistema.
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