Sono diverse le preoccupazioni che attanagliano cittadini e imprese dell’Unione Europea: i primi sono preoccupati dalla crisi climatica, dalle disuguaglianze sociali e dall’impatto delle politiche economiche sulla qualità di vita; le seconde, chiedono chiarezza sulle sfide della transizione verde.
Per rispondere a queste diverse esigenze è necessario adottare politiche politiche olistiche, integrate e lungimiranti. Per supportare l’Ue in questo compito, i coordinatori di un consorzio di progetti europei – tra cui “Spes” cui ha collaborato l’Area di ricerca dell’ASviS – hanno realizzato, su richiesta della Commissione, il documento “A european Agenda to navigate uncertain times”. Partendo da evidenze scientifiche e dall’esperienza maturata nei progetti realizzati, gli autori forniscono alla nuova Commissione le indicazioni per una nuova agenda politica, strutturata in tre pilastri strettamente legati, in linea con l’obiettivo principale dell’Unione: garantire il benessere sostenibile e inclusivo. Per favorirne l’attuazione, gli esperti suggeriscono la nomina di un vicepresidente esecutivo con una forte leadership e in grado di coordinare i lavori.
Tra gli aspetti principali del documento c’è il kit per misurare il benessere globale. Infatti, numerose ricerche hanno messo in luce l’inadeguatezza del Pil come principale indicatore del benessere di una nazione, perché si concentra esclusivamente sulla produzione di beni e servizi, trascurando aspetti cruciali della qualità della vita, come la salute, l’istruzione, l’ambiente e le relazioni sociali. L’invito degli autori è, dunque, quello di proseguire con le iniziative che hanno portato allo sviluppo di indicatori più completi, come l’Indice di sviluppo umano lanciato dalle Nazioni unite e il dashboard europeo sul benessere sostenibile e inclusivo. L’obiettivo deve essere un set di indicatori globali e validati scientificamente, inclusi in un ampio sistema contabile che consenta di valutare l’impatto delle politiche pubbliche nei diversi settori. Per la creazione di questo sistema, gli studiosi suggeriscono di far leva sull’attuale collaborazione tra la Commissione europea e le altre istituzioni internazionali, come l’Onu, l’Ocse, la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, nel contesto del Sistema dei conti nazionali (Scn). Quest’ultimo nel 2025 sarà revisionato e tra gli obiettivi c’è anche quello di rafforzare i conti che collegano le informazioni economiche a quelle sociali e ambientali (i cosiddetti conti satellite). La revisione rappresenta, dunque, un’opportunità per la Commissione europea di realizzare un sistema contabile sempre più orientato alla sostenibilità e all’inclusione.
Un’altra indicazione del documento riguarda il Semestre europeo che deve essere al passo con le sfide globali. Nato dalla crisi finanziaria del 2008, il Semestre europeo è la procedura annuale di armonizzazione delle politiche economiche nazionali con le norme dell’Unione. Il suo obiettivo è garantire la stabilità economica e prevenire nuove crisi. E, secondo gli autori dell’agenda, alcune riforme potrebbero renderlo più efficace. In primo luogo, occorre integrare meglio le tematiche sociali, ambientali e climatiche in tutte le fasi del processo, ponendole sullo stesso piano delle priorità economiche e fiscali. Il Semestre, inoltre, dovrebbe rivalutare la progettazione, l’adeguatezza e i criteri per l’assegnazione dei finanziamenti, allontanandoli dalle politiche ecologicamente e socialmente dannose, e garantire l’attuazione delle raccomandazioni fornite a ciascun Paese per correggere eventuali squilibri macroeconomici. Un ulteriore miglioramento di questo strumento potrebbe venire anche da un maggior coordinamento tra le istituzioni nazionali ed europee, cruciale per realizzare politiche integrate e coerenti, che richiede la piena partecipazione della società civile nei processi decisionali. Questa può essere raggiunta valorizzando gli strumenti disponibili come le assemblee dei cittadini e le indagini Eurobarometro i cui risultati andrebbero presi più seriamente per allineare le politiche alle esigenze della popolazione. Infine, per incentivare l’applicazione delle norme, gli autori propongono di collegare in modo più stretto il Semestre ai meccanismi di finanziamento dell’Ue, premiando i Paesi che rispettano le regole e introducendo sanzioni per chi non lo fa.
Infine, gli autori del documento evidenziano che l’agenda politica della nuova Commissione europea dovrebbe valorizzare e trarre il massimo vantaggio dalle connessioni tra il Green deal, il Pilastro europeo dei diritti sociali e il Patto di stabilità e crescita. Per questo è necessario sviluppare una serie di politiche multisettoriali che contribuiscano alle necessarie trasformazioni sociali. E sono indispensabili due cambiamenti: il primo riguarda l’inclusione e mira a garantire pari opportunità, occupazione di qualità e un’adeguata protezione sociale;il secondo riguarda il benessere sostenibile, ed è focalizzato sulla tutela dell’ambiente, l’economia circolare, l’autonomia strategica, la garanzia di pace e stabilità demografica. Per realizzare queste due principali trasformazioni, ne occorrono altre tre definite abilitanti: la prima prevede riforme nei sistemi economici e finanziari, la seconda agisce sul ruolo della ricerca e dell’innovazione, che dovranno mirare allo sviluppo di soluzioni alle sfide globali e, infine, la terza riguarda la governance, che dovrà essere più partecipativa e collaborativa, a livello europeo e globale.
Uno scenario complesso e ricco di sfide ma che è necessario raggiungere anche perché, come ricordano anche gli autori dell’agenda, è in linea con l’articolo 3 del Trattato d’Europa: “Lo scopo dell’Unione è promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli”.
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