Sanità, si spendono 25 miliardi all’anno per la burocrazia

Un dato che influisce sul tempo medico dedicato effettivamente alla cura e sulla velocità dei processi e della digitalizzazione
22 Novembre 2024 |
Giulia Galliano Sacchetto

Da diversi anni, su sollecitazione dell’Europa, in Italia è stato avviato un percorso di semplificazione dell’azione amministrativa volto a riformare l’intera organizzazione burocratica eliminando, o almeno arginando a casi limitati, le cause di stasi e rallentamento delle attività. Proprio per la realizzazione di questo obiettivo il Pnrr prevede una dotazione di 1,8 miliardi di euro e per i servizi pubblici digitali una dotazione di 47 miliardi di euro.

Ma l’incremento costante della spesa pubblica evidenzia bene quanto, ad oggi, le regole sulla semplificazione e sull’efficienza non abbiano sortito l’effetto sperato: questo non solo a causa della loro mancata applicazione ma anche della oggettiva incapacità di verificarne l’effettiva implementazione. E il settore della sanità non fa eccezione: qui, infatti, ogni anno si sprecano complessivamente 25 miliardi di euro: di questi 2,97 vengono sprecati per inadeguato coordinamento (ovvero mancanza di integrazione dei servizi), 7,42 per sovra utilizzo, 2,72 per complessità amministrative, 3,45 per sottoutilizzo, 3,21 per acquisti e costi eccessivi e, infine, 4,95 per frodi e abusi. Va sottolineato come la principale critica mossa dai medici e infermieri, poi, è che l’eccesso di burocrazia toglie tempo di cura.

Proprio questo è stato uno degli argomenti affrontati durante Welfair, la fiera del fare Sanità appena conclusa a Fiera di Roma. Da questo evento sono emerse diverse proposte per diminuire la burocrazia in sanità e migliorare così le condizioni di medici, infermieri e pazienti. Un esempio riguarda le prestazioni specialistiche, che sono circa 200 milioni l’anno. Tutte hanno una prescrizione del MMG o dello specialista ospedaliero e la domanda posta riguarda la necessità o meno di prestare sempre il consenso all’effettuazione della prestazione. Ipotizzando 5 minuti a consenso, senza questo (che potrebbe essere considerato implicito dopo aver ricevuto la richiesta dal proprio medico che dovrebbe aver spiegato in cosa consiste e quali possono essere i potenziali rischi connessi) si potrebbero recuperare oltre 3 milioni di giornate di medici ed infermieri per l’abbattimento delle liste di attesa.

Un altro esempio riguarda i certificati di malattia che durante le giornate del lunedì e del venerdì assorbono il 30% del tempo dei medici di famiglia. Il suggerimento emerso durante Welfair è dunque quello di tornare all’autocertificazione, utilizzando gli strumenti digitali attuali, e potenziando i controlli. Infatti, se si guarda ai Paesi europei dove esiste l’autocertificazione di malattia si scopre il tasso di assenteismo non è superiore a quello italiano.

Un ulteriore esempio arriva dalle ricette ripetibili, già previste dalla norma ma in attesa, ormai da oltre due anni, dei decreti attuativi. Considerando che un paziente cronico prende la sua terapia per molto tempo, è inutile rimandarlo una volta al mese o a bimestre dal medico di famiglia. Per cui bisognerebbe accelerare l’adozione della ricetta ripetibile semestrale o annuale potenziando i sistemi informativi di collegamento tra i sistemi di gestione della ricetta elettronica e quelli di erogazione del farmaco da parte delle farmacie.

Altro settore in cui si potrebbe intervenire fortemente per ridurre la burocrazia è quello della prevenzione: sarebbe sufficiente garantire l’applicazione della Legge 81/2008, che è stata pensata come strumento straordinario per la popolazione attiva. Il datore di lavoro deve garantire “formazione” e “prevenzione” sanitaria per tutti i suoi dipendenti, considerando che l’INAIL assimila tra la popolazione lavorativa anche gli studenti di ogni ordine e grado. Infatti, le attività di prevenzione risparmiano vite e fanno risparmiare il SSN. Un ulteriore passo in avanti sarebbe quello di studiare un modello per cui al rinnovo della patente di guida si facciano gli esami di prevenzione significativi per fascia di età.

Strettamente legato alla prevenzione è il discorso dell’interazione tra farmaci: oggi, infatti, circa il 4% dei ricoveri è dovuto proprio ad eventi avversi per interazione severe o gravi tra farmaci. Il suggerimento che arriva dagli esperti presenti a Welfair è dunque quello di tenere in considerazione i già esistenti sistemi consolidati ed efficaci di analisi delle interazioni tra farmaci, ed anche tra farmaci ed alimenti. Strumenti che vanno resi disponibili sia per i medici di famiglia che per i cittadini stessi che rischiano altrimenti di diventare vittime del mercato la cui pubblicità è spesso molto pervasiva.

Infine, non vanno dimenticati gli screening oncologici, a cui oggi aderisce soltanto il 50% della popolazione. L’attuale prassi consiste nell’inviare delle lettere alla popolazione target: si potrebbe fare lo stesso ricorrendo ad un messaggio SMS o WhatsApp, almeno per quei cittadini di cui si possiede già il numero di telefono. Sarebbe un passo in avanti importante che accorcerebbe molto le tempistiche di ricezione, oltre a far risparmiare carta.

Tutte le pratiche fin qui descritte, tuttavia, potranno apportare benefici solo se le piattaforme informatiche ipotizzate dal PNRR (come Fascicolo Sanitario Elettronico e l’Ecosistema Dati Sanitari) saranno davvero efficaci consentendo l’eliminazione della carta e facendo circolare i dati, nel rispetto del regolamento privacy ma senza blocchi di natura ideologica che il Garante stesso ha dichiarato di voler evitare.


Giulia Galliano Sacchetto
Giornalista professionista, con alle spalle esperienze in diversi campi, dalla carta stampata al web. Mi piace scrivere di tutto perché credo che le parole siano un’inesauribile fonte di magia.

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