L’Italia e l’Agenda 2030: la situazione nel rapporto ASviS

Il documento annuale fa il punto sullo stato di salute di Regioni, Province e città metropolitane in relazione ai 17 obiettivi
16 Dicembre 2024 |
Giulia Galliano Sacchetto

I territori giocano un ruolo fondamentale nelle tematiche legate alla sostenibilità e dunque devono essere al centro della transizione. Questo è il messaggio di fondo che emerge dal rapporto dell’ASviS, “I Territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile: alle radici della sostenibilità”, documento annuale che fotografa lo stato di salute di Regioni, Province e città metropolitane in relazione ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030.

Lo studio, condotto in collaborazione con Federcasse e WindTre, si basa sugli indici compositi costruiti dall’Alleanza: si tratta di circa cento indicatori, che si riferiscono al periodo 2010-2023, e a 14 dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 (a causa di limitazioni nella disponibilità di dati). Nel complesso, la situazione italiana non è particolarmente buona. Gli obiettivi che riguardano povertà, acqua e servizi sanitari, vita sulla terra e giustizia e istituzioni peggiorano in molti territori. L’istruzione va forte al Nord, mentre nel resto della penisola resta abbastanza stabile. Per quanto riguarda i restanti 12 obiettivi la situazione è decisamente variegata. Per esempio, per l’economia circolare (Goal 12) si registrano risultati positivi per nove Regioni e Province autonome (Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Calabria e Sicilia), mentre sugli obiettivi di imprese, infrastrutture, innovazione e città e comunità sostenibili la situazione è stabile. In generale, nessuna Regione o Provincia autonoma presenta dinamiche positive per più di due Goal, mentre in un caso (Molise) il peggioramento va a toccare sette obiettivi. In altre sette Regioni (Valle d’Aosta, provincia autonoma di Bolzano, provincia autonoma di Trento, Veneto, Umbria, Abruzzo e Basilicata) sono 6 i Goal in trend negativo. Allargando lo sguardo alla media nazionale si nota la persistente disuguaglianza tra Nord e Mezzogiorno, anche se va sottolineato che alcune Regioni del Sud portano a casa buoni risultati sugli obiettivi di energia e vita sulla terra.

Il rapporto mette in luce quattro temi prioritari, elaborando per ognuno di questi alcune proposte. Il primo riguarda il ripristino della natura nelle città e nei territori. La recente Nature restoration law ha, infatti, implicazioni significative per il nostro Paese: in tal senso è molto importante la norma sullo stop immediato al consumo netto di suolo nelle grandi aree urbane. Infatti, tra il 2025 e il 2030 la superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani e di copertura della volta arborea non potrà subire alcuna perdita netta, mentre dal 2031 in avanti deve registrare una tendenza all’aumento. Un vincolo che varrà per tutti i Comuni definiti dal sistema Degurba di Eurostat come “città” o “piccole città e sobborghi”, ovvero circa il 40% dei Comuni italiani che dovranno, dunque, effettuare le opportune verifiche. A tal proposito è importante che gli istituti di ricerca attivi su queste tematiche (Istat e Ispra) rendano consultabile subito la cartografia Degurba a livello comunale. Per quanto riguarda gli ecosistemi fluviali il Regolamento europeo prevede il ripristino della loro connettività naturale, necessaria a prevenire e mitigare i danni da alluvioni. Bisogna, dunque, adeguare in via straordinaria i Piani per l’assetto idrogeologico (Pai) delle Autorità di bacino distrettuali alle nuove mappe di pericolosità contenute nei loro Piani gestione rischio alluvioni (Pgra) entro 6-8 mesi, prescrivendo per legge che i Comuni debbano recepire le indicazioni entro i successivi 12 mesi.

La seconda priorità riguarda le politiche climatiche per le città e i Climate city contract. In tal senso è importante la Missione “100 Climate neutral and smart cities by 2030”, lanciata nel 2022 dalla Commissione europea per promuovere il percorso delle città verso l’obiettivo della neutralità climatica. L’esperienza della nove città italiane coinvolte nella Missione è replicabile anche in altre aree urbane, e per questo l’ASviS richiede di predisporre anche in Italia una piattaforma nazionale di consultazione e scambio di esperienze, come quelle della Svezia e della Spagna. Sempre in ambito clima è fondamentale attuare la Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (Case green), con l’obiettivo di trasformare tutto il parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. E per quanto riguarda i trasporti va assunto l’obiettivo di allineare entro il 2030 il tasso di motorizzazione italiano (attualmente al 67%) a quello europeo (al 51%), attraverso la diffusione di buone pratiche per limitare i diesel, l’estensione del modello della “città a 30 chilometri orari”, la disponibilità di ulteriori risorse, rispetto a quelle previste nel Pnrr, per lo sviluppo del trasporto rapido di massa nelle aree urbane, l’attuazione del programma sulle nuove infrastrutture di ricarica e incentivi pubblici destinati alla mobilità elettrica.

La terza priorità è accelerare il processo di rigenerazione urbana, varando con urgenza una norma statale quadro in materia di governo del territorio, attuando l’Agenda urbana elaborata dal ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) con il rilancio del Comitato interministeriale per le politiche urbane (Cipu), definendo una politica multilivello per lo sviluppo del territorio ispirata alla riforma francese sulla Nouvelle organisation territoriale de la République e integrando le azioni di mitigazione e adattamento climatico nelle Agende urbane. Parlando di rigenerazione urbana l’ASviS pone l’accento sui processi di gentrificazione, causa di ulteriori disuguaglianze e desertificazione sociale. L’Alleanza propone di ripristinare stanziamenti costanti ai fondi di sostegno per l’affitto e alla morosità incolpevole, regolamentare il settore delle locazioni brevi con un ruolo decisionale affidato ai comuni e alle città metropolitane, completare il programma Pnrr per le residenze universitarie, e ampliare il parco alloggi riservato a studenti meritevoli, censire gli immobili abbandonati e adottare programmi per destinarli al servizio abitativo e ai servizi di comunità.

L’ultimo punto riguarda le politiche per la montagna e le aree interne. L’Alleanza ha individuato, anche qui, alcune priorità su cui concentrarsi: la proposta di una Strategia nazionale per la montagna italiana (Smi) integrata e complementare ad altre Strategie, come quelle per le aree interne (Snai) e le foreste (Sfn); l’effettiva individuazione, valorizzazione e riconoscimento dei servizi ecosistemici per assicurare la conservazione, manutenzione e ripristino degli equilibri territoriali; l’individuazione di una sede decisionale unica per l’elaborazione e l’attuazione della Strategia integrata sulla montagna nel Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess).


Giulia Galliano Sacchetto
Giornalista professionista, con alle spalle esperienze in diversi campi, dalla carta stampata al web. Mi piace scrivere di tutto perché credo che le parole siano un’inesauribile fonte di magia.

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