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Unimpresa: più servizi pubblici online ma rimangono i divari nord-sud

Il 73% degli enti pubblici è ormai in grado di erogare almeno un servizio in modalità completamente digitale
9 Aprile 2025 |
Giulia Galliano Sacchetto

Il Centro studi di Unimpresa ha analizzato le performance digitali delle PA confermando i passi avanti nel processo di digitalizzazione ma anche i persistenti divari tra nord e sud. Il dato positivo è che il 73% degli enti pubblici (regioni, province, comuni e Asl) è ormai in grado di erogare almeno un servizio in modalità completamente digitale, contro il 47% rilevato nel 2019. Un cambiamento la cui velocità è stata però disomogenea sul territorio nazionale; inoltre, le competenze digitali del personale pubblico restano ancora limitate.

Una trasformazione accelerata anche dal Pnrr, che permesso di aumentare fino all’80% la spesa per gli investimenti informatici nel triennio 2020-2022. Secondo lo studio il 100% delle Regioni ha partecipato almeno a un bando Pnrr per l’innovazione digitale, il 74% delle province e 53% dei comuni con più di 20mila abitanti hanno utilizzato fondi Pnrr per investimenti informatici; il ricorso ai fondi europei è stato invece inferiore tra i comuni di piccole dimensioni, soprattutto nel Mezzogiorno.

Il miglioramento è stato particolarmente evidente nei servizi rivolti alle imprese: negli ultimi tre anni, infatti, la quota di enti pubblici che offre servizi alle imprese in modalità completamente digitale è passata dal 47% al 73% (+55%).

Un altro aspetto positivo rilevato dallo studio riguarda l’adozione di tecnologie cloud, che consentono di migliorare la sicurezza e la flessibilità operativa delle amministrazioni locali: il 90% degli enti utilizza sistemi di cloud computing. La soluzione più diffusa è il Software as a Service (SaaS), impiegato da quasi tutte le Regioni e dal 70-90% degli enti sanitari. Solo il 26% degli enti ha adottato sistemi di cloud più avanzati come il Platform as a Service (PaaS).

Quali difficoltà?

Le difficoltà nell’erogazione di servizi digitali ai cittadini si possono attribuire a tre fattori principali. Il primo è la bassa domanda da parte della popolazione: infatti, in molte aree, soprattutto nei piccoli centri, i cittadini continuano a preferire l’interazione diretta agli sportelli rispetto all’utilizzo dei servizi online.

Un’altra criticità è la già citata carenza di competenze digitali: solo il 19% dei dipendenti pubblici possiede competenze digitali avanzate e meno del 10% ha una laurea in discipline Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). Inoltre, solo il 37% degli enti ha attivato programmi di formazione in materia di competenze digitali nel 2022. La formazione ha coinvolto meno del 25% dei dipendenti, con una media di sole 4 ore di formazione all’anno per addetto. Il problema è particolarmente sentito nel Mezzogiorno, dove solo il 15% dei dipendenti ha ricevuto formazione in campo digitale.

Una situazione cui è direttamente collegato anche il problema delle scarse risorse organizzative con molti enti, soprattutto quelli di piccole dimensioni, dove mancano le figure tecniche in grado di implementare e gestire infrastrutture digitali complesse.


Giornalista professionista, con alle spalle esperienze in diversi campi, dalla carta stampata al web. Mi piace scrivere di tutto perché credo che le parole siano un’inesauribile fonte di magia.