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L’uso dei gemelli digitali in sanità

Utilizzare i gemelli digitali in sanità ha diversi vantaggi, ma permangono diversi nodi da sciogliere
19 Settembre 2025 |
Giulia Galliano Sacchetto

Generare repliche o modelli digitali che rispecchiano diversi elementi dei dati sanitari, tra cui l’ambiente ospedaliero, le funzioni biologiche umane e i risultati di laboratorio. Indubbiamente l’uso dei gemelli digitali in sanità ha diversi vantaggi, ma rimangono irrisolte alcune questioni etiche.

I gemelli digitali in sanità, pro e contro

I gemelli digitali aiutano a simulare l’effetto di farmaci e a pianificare interventi, riducendo tentativi e rischi. Ma un digital twin è in grado di replicare anche un reparto o un intero ospedale, simulando accessi in Pronto Soccorso, occupazione dei letti, turni e percorsi chirurgici, così da correggere il tiro prima di cambiare davvero i processi. Caratteristiche che rendono il digital twin uno strumento in grado di rimpiazzare non solo le pratiche crudeli e di dubbia utilità legate alla sperimentazione animale ma anche i volontari umani.

Come tutte le tecnologie anche i digital twin non sono esenti da rischi: bias e scarsa rappresentatività dei dataset, opacità dei modelli, consenso informato dinamico, tracciabilità delle versioni e responsabilità in caso di errore.

Digital twin made in Italy

In Italia, tra gli altri, IRCCS Humanitas e Humanitas University di Milano, con il professor Matteo Della Porta, stanno sviluppando gemelli digitali per migliorare la comprensione e il trattamento dei tumori rari. L’Istituto Neurologico Besta partecipa a STRATIF-AI, un progetto guidato da Gunnar Cedersund responsabile del Dipartimento di Ingegneria biomedica alla Linköping University, che utilizza i digital twin per migliorare la prevenzione, il trattamento e la riabilitazione per i pazienti colpiti da ictus.

Che cosa pensano medici e pazienti?

I pazienti sembrano ben disposti verso i gemelli digitali. Uno studio che ha coinvolto 1.472 persone ha rivelato che la maggioranza degli intervistati (61,5%) accoglierebbe con favore un proprio digital twin. E si tratta soprattutto di anziani e persone con esperienza nell’uso di strumenti digitali.  Le ragioni più accettate per utilizzare un gemello digitale sono direttamente correlate a potenziali benefici medici come “Coordinare efficacemente i trattamenti medici” (80,9%), “Prevedere il decorso di una malattia e avviare contromisure” (76,4%) o “Rilevare precocemente i rischi per la salute” (76,2%); “Non dipendere più da un medico” (23,3%) riceve solo un basso livello di accettazione.

E i medici? Un team di ricercatori ha chiesto a 13 medici dell’University of Illinois che cosa ne pensassero di avere un gemello digitale. I medici hanno ipotizzato diversi scenari: delegare al gemello la risposta a messaggi ripetitivi, spiegare esami, seguire follow-up o fare educazione sanitaria, liberando tempo prezioso per le attività cliniche più complesse. Alcuni immaginano persino che la propria copia virtuale possa risultare più convincente agli occhi del paziente, rafforzando fiducia e aderenza alle cure. Ma hanno anche evidenziato la possibilità che l’identità digitale venga usata impropriamente, che si perda chiarezza su responsabilità e confini del dialogo e che il rapporto medio-paziente si impoverisca. Undici su 13 partecipanti però lo proverebbero, purché validato e trasparente. Per altri, meglio un avatar meno realistico, per ridurre eventuali pericoli.


Giornalista professionista, con alle spalle esperienze in diversi campi, dalla carta stampata al web. Mi piace scrivere di tutto perché credo che le parole siano un’inesauribile fonte di magia.