L’uso dei gemelli digitali in sanità

Generare repliche o modelli digitali che rispecchiano diversi elementi dei dati sanitari, tra cui l’ambiente ospedaliero, le funzioni biologiche umane e i risultati di laboratorio. Indubbiamente l’uso dei gemelli digitali in sanità ha diversi vantaggi, ma rimangono irrisolte alcune questioni etiche.
I gemelli digitali in sanità, pro e contro
I gemelli digitali aiutano a simulare l’effetto di farmaci e a pianificare interventi, riducendo tentativi e rischi. Ma un digital twin è in grado di replicare anche un reparto o un intero ospedale, simulando accessi in Pronto Soccorso, occupazione dei letti, turni e percorsi chirurgici, così da correggere il tiro prima di cambiare davvero i processi. Caratteristiche che rendono il digital twin uno strumento in grado di rimpiazzare non solo le pratiche crudeli e di dubbia utilità legate alla sperimentazione animale ma anche i volontari umani.
Come tutte le tecnologie anche i digital twin non sono esenti da rischi: bias e scarsa rappresentatività dei dataset, opacità dei modelli, consenso informato dinamico, tracciabilità delle versioni e responsabilità in caso di errore.
Digital twin made in Italy
In Italia, tra gli altri, IRCCS Humanitas e Humanitas University di Milano, con il professor Matteo Della Porta, stanno sviluppando gemelli digitali per migliorare la comprensione e il trattamento dei tumori rari. L’Istituto Neurologico Besta partecipa a STRATIF-AI, un progetto guidato da Gunnar Cedersund responsabile del Dipartimento di Ingegneria biomedica alla Linköping University, che utilizza i digital twin per migliorare la prevenzione, il trattamento e la riabilitazione per i pazienti colpiti da ictus.
Che cosa pensano medici e pazienti?
I pazienti sembrano ben disposti verso i gemelli digitali. Uno studio che ha coinvolto 1.472 persone ha rivelato che la maggioranza degli intervistati (61,5%) accoglierebbe con favore un proprio digital twin. E si tratta soprattutto di anziani e persone con esperienza nell’uso di strumenti digitali. Le ragioni più accettate per utilizzare un gemello digitale sono direttamente correlate a potenziali benefici medici come “Coordinare efficacemente i trattamenti medici” (80,9%), “Prevedere il decorso di una malattia e avviare contromisure” (76,4%) o “Rilevare precocemente i rischi per la salute” (76,2%); “Non dipendere più da un medico” (23,3%) riceve solo un basso livello di accettazione.
E i medici? Un team di ricercatori ha chiesto a 13 medici dell’University of Illinois che cosa ne pensassero di avere un gemello digitale. I medici hanno ipotizzato diversi scenari: delegare al gemello la risposta a messaggi ripetitivi, spiegare esami, seguire follow-up o fare educazione sanitaria, liberando tempo prezioso per le attività cliniche più complesse. Alcuni immaginano persino che la propria copia virtuale possa risultare più convincente agli occhi del paziente, rafforzando fiducia e aderenza alle cure. Ma hanno anche evidenziato la possibilità che l’identità digitale venga usata impropriamente, che si perda chiarezza su responsabilità e confini del dialogo e che il rapporto medio-paziente si impoverisca. Undici su 13 partecipanti però lo proverebbero, purché validato e trasparente. Per altri, meglio un avatar meno realistico, per ridurre eventuali pericoli.