Da qualche anno il digitale è entrato prepotentemente anche nei musei, rendendo le esperienze sempre più immersive. Il primo esempio di questa tendenza è stata l’esposizione itinerante di Van Gogh del 2014, nella quale la percezione delle opere viene ampliata attraverso l’uso combinato di diverse tecnologie, tra cui immagini proiettate e suoni suggestivi. Da quel momento in avanti a diversi artisti sono state dedicate mostre multimediali. Nel 2016 una delle esperienze immersive più visitate in assoluto è stata quella allestita a Bologna, intitolata David Bowie Is. L’evento fu riproposto anche presso il Victoria and Albert Museum di Londra, quindi esportato anche in altri Paesi.
Ma, a dare l’accelerata decisiva alla digitalizzazione dei musei è stata la pandemia. Durante il Covid, infatti, diverse istituzioni museali hanno realizzato percorsi multimediali che potessero sostituire, anche parzialmente, l’esperienza in loco.
Tentativi apprezzati dal grande pubblico, così come dalle classi scolastiche: un’approvazione che ha incoraggiato le istituzioni a continuare a lavorare in quella direzione. Il digitale, infatti, può incidere positivamente sulla divulgazione culturale e dell’arte, essendo in grado di coinvolgere un gran numero di persone. In questo senso, i progressi più significativi hanno riguardato la promozione della relazione tra pubblico e opere d’arte: per esempio, la gestione di un sito web interattivo e coinvolgente è per i musei una pratica ormai essenziale per la propria crescita e conservazione.
E anche i social giocano un ruolo importante: secondo le statistiche, infatti, i post educativi sono tra i contenuti online che riescono ad ottenere i risultati migliori in termini di gradimento e coinvolgimento dell’utenza. Una discreta attenzione riscuotono anche i cosiddetti user generated content, ovvero i contenuti postati dai singoli utenti e ricondivisi sulle pagine ufficiali del museo. Si tratta di un tipo di contenuti inediti che partono dal basso fino ad arrivare su profili certificati, in grado di interessare il pubblico proprio grazie alla riduzione della distanza tra arte e realtà quotidiana. Cio risulta particolarmente interessante perché in grado di coinvolgere e stimolare studenti che sentono lontana da sé la realtà ricercata e culturalmente elevata dei musei. Proprio pensando ai più giovani, infatti, è importante che i contenuti comunicativi non risultino elitari e difficili da comprendere, ma semplici e accessibili anche per chi, in base all’età o alla formazione, non ha mai approfondito determinati argomenti. Il digital storytelling, relativo alla narrazione della propria storia e identità sotto forma di storie, aneddoti, eventi e progetti, consente dunque alle istituzioni di coinvolgere chi fruisce dei contenuti culturali in modo da ispirare la curiosità e la conoscenza anche, e soprattutto, a livello emotivo. Un aspetto cruciale per un museo, infatti, è l’abilità narrativa capace di stimolare e attivare l’interesse di chi lo esplora. In tal senso, protagoniste degli spazi museali possono essere anche la realtà virtuale e la realtà aumentata, entrambe capaci di creare nuovi scenari in cui l’arte si adatta alle tendenze digitali che predominano la vita delle nuove generazioni.
Uno tra i musei italiani che ha intensificato l’uso della tecnologia è il Museo del Novecento di Milano, che da qualche anno propone percorsi di visita online per il pubblico e le classi e presenta le sue opere attraverso il profilo Instagram dedicato. Inoltre, anche il sito web è ricco di percorsi multimediali a distanza e webinar, spesso dotati di guide in grado di migliorare ulteriormente l’esperienza dell’utente. Nel 2021, il museo ha lanciato l’iniziativa KitEdu900, dedicata agli studenti delle scuole primarie, che attraverso immagini e narrazioni racconta e presenta 10 dei capolavori del percorso museale.
Un altro dei filoni che unisce cultura e digitale che sta avendo molto successo è quello della gamification, che unisce gioco e cultura. A questo proposito, il Museo Archeologico di Napoli ha realizzato e introdotto nel proprio percorso di visita il videogioco Father and Son: la storia vede protagonista un figlio che ricostruisce la vita e il passato del proprio padre archeologo: in questo modo il percorso conduce, passo dopo passo, alla scoperta di tutte le principali collezioni del museo.
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