L’ultimo G7 dedicato all’istruzione ha messo in luce diverse sfide che il mondo della scuola si trova ad affrontare, sottolineando la necessità di garantire un’istruzione di qualità. Tra le più urgenti c’è il superamento delle disuguaglianze, il raggiungimento di buoni livelli di istruzione per tutti e gli investimenti sulla cultura al fine di valorizzare i talenti di ogni studente.
Tra i 22 punti che compongono il documento finale del G7 ne emergono sette di particolare rilevanza.
Innanzitutto viene ribadito che l’istruzione è un diritto umano universale, dunque ad ogni persona deve essere garantito un buon livello di formazione tecnica e culturale con l’obiettivo di supportare l’educazione multidisciplinare e crescere cittadini consapevoli e informati. In particolare, si sottolinea nel documento, è necessario dedicarsi alla cura e al sostegno della ricostruzione delle scuole danneggiate e garantire l’accesso all’istruzione per tutti gli studenti colpiti da conflitti, sfollamenti e violenza.
Sempre nell’ottica di un’istruzione accessibile a tutti viene sottolineata l’importanza di introdurre approcci educativi sostenibili, personalizzati e innovativi per ridurre la distanza tra i nuovi metodi di apprendimento e il sistema scolastico consolidato. In quest’ottica i nuovi strumenti didattici a disposizione delle sono un’opportunità di sviluppo e avanzamento dell’ambiente scolastico e, soprattutto, di valorizzazione di tutti i talenti.
Proprio in merito ai nuovi strumenti disponibili, il documento evidenzia il maggior coinvolgimento e la multidisciplinarietà che queste nuove tecnologie offrono. L’intelligenza artificiale, in particolare, è in grado di arricchire enormemente il ventaglio degli strumenti digitali per studenti e docenti con una gamma di dinamiche, risorse e metodologie didattiche innovative. Tuttavia, è necessaria una formazione specifica dei docenti, e non solo, focalizzata sugli aspetti etici, di sicurezza e di inclusività.
Compito degli insegnanti, si legge nel documento, è infatti anche quello di incrementare, nelle nuove generazioni, la curiosità e l’interesse verso la propria professione, dissociandosi da pregiudizi negativi e dall’idea di un sistema scolastico puramente nozionistico e meccanico. Il docente dovrebbe dunque essere considerato come un mediatore intergenerazionale e, in quest’ottica, sarebbe necessario promuovere la formazione continua con maggior cura e attenzione, per esempio attraverso politiche integrate, il rafforzamento della formazione sviluppo professionale continuo, il miglioramento delle condizioni di lavoro, la competitività degli stipendi e altri benefici che garantiscano che la professione sia attrattiva e accessibile, al fine di superare la carenza di insegnanti motivati e qualificati.
Infatti, sottolinea il documento, è fondamentale prendersi cura del benessere e della salute psicofisica di chi studia e lavora a scuola: ciò rappresenta un indicatore fondamentale della qualità degli ambienti scolastici. Dunque, oltre a promuovere il successo accademico di studenti e docenti, le classi dovrebbero essere socialmente accoglienti e capaci di crescere nella sfera emotiva e psichica. Obiettivi che richiedono il sostegno di personale specializzato in grado di supportare studenti, genitori e docenti in queste situazioni delicate, orientando la crescita delle classi verso una la maturità, contrastando intolleranze, violenze, bullismo e cyberbullismo.
Il contrasto alle discriminazioni deve passare anche attraverso la promozione di politiche sociali atte a riconoscere la parità di genere: secondo i partecipanti al G7 si tratta di un intervento imprescindibile dal ridimensionamento degli ambienti scolastici come luoghi di formazione scolastica e personale liberi da preconcetti negativi che portano alla formazione di stereotipi e discriminazioni sociali. In quest’ottica rientra la necessità di dare maggior risalto alle materie Stem all’interno dei programmi scolastici.
La preparazione adeguata degli studenti è, infatti, fondamentale per superare il cosiddetto skill mismatch, cioè la mancata corrispondenza tra le competenze richieste dall’attuale mercato del lavoro e la formazione di chi lavora e cerca lavoro. Questa mancanza deriva proprio dal divario che separa la formazione scolastica da quella professionale: in questo senso, il documento del G7 richiama l’attenzione di dirigenti, docenti e educatori sul ruolo della scuola in qualità di istituzione responsabile della preparazione scolastica anche in ottica professionale di ogni studente. La scuola dovrebbe dunque diventare un laboratorio in cui la cultura si intreccia con le conoscenze pratiche e professionali: una combinazione in grado di orientare e accompagnare le classi nello sviluppo e nell’acquisizione di competenze e conoscenze utili attraverso approcci didattici inclusivi e sostenibili.
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