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Quartieri che cambiano, i learning hub urbani

I learning hub urbani sono ambienti ibridi dove formazione digitale e partecipazione comunitaria si intrecciano
29 Ottobre 2025 |
Giulia Galliano Sacchetto

Con l’avvento delle smart city anche il mondo della scuola sta cambiando, uscendo dai tradizionali edifici e trasformando le città in piattaforme educative diffuse. In tal senso, i learning hub urbani rappresentano una delle innovazioni più promettenti: spazi fisici e digitali nei quartieri, co-progettati con le comunità locali, in cui si sperimentano nuove pratiche didattiche, si accede a tecnologie, si costruiscono percorsi personalizzati.

Imparare dal quartiere: che cosa sono i learning hub urbani

I learning hub urbani non sono centri di formazione tradizionali, ma ambienti flessibili e ibridi, dove coesistono aula, laboratorio, coworking, spazio creativo. Una variabilità che consente di svolgere diverse attività, come corsi di coding per bambini, alfabetizzazione digitale per adulti, incontri con esperti, momenti di tutoraggio, esperienze di service learning. In molti casi, questi hub sono il risultato di processi di rigenerazione urbana, che hanno trasformato ex edifici scolastici, spazi dismessi o strutture pubbliche sottoutilizzate in luoghi vivi e accessibili a tutti.

Una caratteristica chiave di questi hub è il coinvolgimento dei cittadini, che sono protagonisti dell’apprendimento e non semplici fruitori. Nella logica della città educante, infatti, ogni abitante può diventare educatore diffuso, mettendo a disposizione esperienze, saperi, relazioni. Si va dal pensionato che racconta la storia del quartiere, alla giovane designer che fa mentoring ai ragazzi in cerca di futuro, alla bottega artigiana che apre le porte per stage e laboratori, fino all’associazione che accompagna le famiglie nell’uso dei servizi digitali.

Esperienze italiane

In Italia sono diverse le città che stanno sviluppano i learning hub urbani. A Milano, i centri di quartiere si stanno trasformando in spazi multifunzionali con attività educative intergenerazionali. A Torino, i progetti di educazione diffusa stanno coinvolgendo le scuole in percorsi dentro musei, teatri, fablab. Ancora, a Palermo, la rigenerazione di alcuni immobili confiscati alla criminalità sta dando vita a spazi civici digitali per la formazione e l’imprenditorialità giovanile. Vale la pena notare che, in tutte queste esperienze, il digitale non è protagonista assoluto, ma fattore abilitante di una nuova architettura dell’apprendimento.

 


Giornalista professionista, con alle spalle esperienze in diversi campi, dalla carta stampata al web. Mi piace scrivere di tutto perché credo che le parole siano un’inesauribile fonte di magia.