Più dell’età dell’oro, stiamo vivendo quella dell’argento. Da diversi anni infatti è in corso un progressivo invecchiamento della popolazione mondiale, con poche eccezioni, tra cui l’Africa da cui proverrà il 40% della popolazione giovane nel 2030. In Europa le ultime rilevazioni parlano di un’età media di 44,4 anni, con un aumento di 2,5 anni rispetto ai 41,9 del 2012. E l’Italia fa anche peggio, con un’età media di 48 anni, la più alta nell’Ue. In effetti, in Europa, il nostro paese è uno di quelli che risente maggiormente del fenomeno. Se si considerano, infatti, le percentuali di popolazione di età compresa tra i 50 e 64 anni, gli ultra 65enni e gli ultra 80enni sul totale della popolazione nel 2022, l’Italia è al primo posto in tutte e tre le graduatorie con percentuali che si attestano, rispettivamente, al 23%, al 23,8% e al 7,6% contro medie europee di 21%, 21,1% e 6,1%.
Le cause principali di questo fenomeno sono due: da una parte l’aumento dell’aspettativa di vita, dall’altra la riduzione della natalità. Cause, a loro volta, provocate da diversi fattori. Per quanto riguarda la natalità pesano il raggiungimento sempre più tardivo dell’autonomia economica dei giovani, le difficoltà lavorative, le incertezze sul futuro, ma anche le preoccupazioni riguardo il sovrappopolamento del pianeta e le sue risorse non infinite. Le cause dell’aumento dell’aspettativa di vita sono da ricercarsi, invece, nei progressi della sanità pubblica e delle tecnologie mediche, ma anche in una maggiore consapevolezza dei benefici collegati a uno stile di vita sano, nell’allontanamento dal lavoro faticoso a favore di professioni terziarie e nel generale miglioramento delle condizioni di vita.
Così il numero degli over 65 cresce: secondo il rapporto “World Social 2023” pubblicato dall’Onu, saranno 1,6 miliardi nel 2050, quando rappresenteranno più del 16% della popolazione globale; ma in Italia secondo l’Inps saranno il 35%! Queste persone hanno e avranno sempre più necessità, consumi, stili di vita ed esigenze diverse e peculiari in tema di alimentazione, trasporti, assistenza, digitale, sanità e così via. Secondo il rapporto dell’Onu, la loro principale preoccupazione è vivere serenamente il periodo post-lavoro nella migliore condizione di salute possibile anche per non essere di peso a parenti, figli e nipoti. Per rispondere a tutti questi bisogni si sta sviluppando una fiorente economia, la silver economy, termine che comprende, appunto, tutte quelle attività (sanitarie, ma anche sportive, culturali, ricreative e così via) destinate alle persone over 65. Dato l’enorme bacino di utenza gli sviluppi di questa economia sono molto promettenti. Per rendere l’idea, uno studio di Oxford Economics e Technopolis Group ha stimato che, entro il 2025, solo in Europa la silver economy arriverà a valere 5,7 trilioni di euro, ovvero quasi un terzo del Pil dell’Ue.
All’interno di questo settore, il segmento di mercato che promette di svilupparsi in modo più rapido risulta quello delle scienze della vita, ovvero il segmento farmaceutico, biotech e medtech (cioè quello che utilizza la tecnologia per soddisfare le necessità mediche). Un aumento dovuto al forte incremento della domanda, soprattutto durante e dopo la pandemia, ma non solo. Spesso, infatti, l’aspettativa di vita non va di pari passo con la qualità della vita stessa, come sottolineava Silvio Garattini, fondatore e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, sul numero 54 di Innovazione Pa: “Sappiamo tutti che questo Paese ha un record per l’aspettativa di vita; ma se guardiamo alla durata di vita sana scendiamo intorno al quindicesimo posto. La maggior parte degli italiani passano gli ultimi dieci anni di vita afflitti da una o più malattie”. Una situazione dovuta soprattutto alla mancanza di prevenzione e ad abitudini scorrette (abuso di alcol, fumo e così via) che si riflettono sulla qualità della vita degli over65 e diventano fattori decisivi per il boom della parte sanitaria della silver economy. Non a caso lo studio “Life Sciences Global Outlook 2023” di Deloitte calcola che farmaceutico, biotecnologico e medtech già oggi valgono 2,83 trilioni di dollari.
Le diverse facce della silver economy
Il settore senz’altro più promettente della silver economy è dunque quello legato alla sanità. Inoltre l’Italia, essendo il secondo paese più vecchio del mondo dopo il Giappone, può rappresentare un luogo ideale per sviluppare e testare tecnologie e dispositivi digitali al servizio degli over 65. Uno studio condotto da NetConsulting Cube stima che già nel 2021, finita l’emergenza pandemica, il settore della sanità digitale valeva solo in Italia circa 3 miliardi di euro e che entro il 2024 si sarebbero raggiunti i 4 miliardi. Inoltre, la digitalizzazione della salute (in primis il Fse, fascicolo sanitario elettronico) è uno dei pilastri del Pnrr, che dedica la Missione 6 (Salute e Innovazione) proprio agli investimenti in questo settore. Sono stati stanziati 7 miliardi per lo sviluppo delle Reti di prossimità e delle strutture ad esse collegate, e di questi uno specificamente rivolto allo sviluppo della telemedicina. A queste risorse si aggiungono 8,6 miliardi dedicati a innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale (Ssn).
Collegato alla telemedicina e alla tecno-assistenza c’è poi tutto il settore dei device e rilevatori per il monitoraggio dei parametri vitali: secondo lo studio di Grand View Research “Wearable Medical Device Market Size, Share & Trends Analysis” il mercato globale dei wearables (indossabili) in ambito salute – bracciali, lettori da dito, orologi, t-shirt con sensori, micro-computer, smartwatch, dispostivi audiologici di ultima generazione e occhiali a realtà aumentata – valeva 21,5 miliardi nel 2021 ed è destinato a superare i 112 nel 2028, proprio per l’aumento della popolazione anziana. Strumenti utili, ma non accessibili a tutti – un aspetto di grande rilevanza: si veda l’intervista a Vittorio Agnoletto.
La silver economy, comunque, non si riduce al solo aspetto sanitario. Le previsioni della Commissione Europea per il 2025 stimano che tra i settori della silver economy che dovrebbero registrare l’incremento maggiore c’è sì la salute (oltre il 50%), ma ci sono anche i settori di alimentari e bevande (+46%), dell’arredamento e delle attività ricreative (tra il 42 e il 45%). La vita degli over 65 di oggi è, infatti, molto diversa da quella dei loro coetanei di qualche anno fa. Come evidenzia anche una ricerca di Intesa Sanpaolo, queste persone oggi viaggiano, si occupano dei nipoti, e in parte ancora lavorano. Sono cambiati, dunque, sia gli stili di vita che le responsabilità sociali. La maggioranza degli intervistati ritiene, infatti, che la sua giusta collocazione nella società sia “un ruolo attivo”: oltre il 40% degli interpellati nella fascia 65-74 si vede impegnato nella propria sfera personale, culturale e familiare, quasi il 40% in un ruolo attivo nel volontariato o nel lavoro. Solo il 17,1% di questa fascia d’età pensa che il proprio ruolo debba essere “passivo, senza eccessivi impegni sociali e personali”. Per quanto riguarda le paure, i timori più significativi che emergono sono la perdita di autosufficienza e i problemi di salute. E qui si torna al forte sviluppo del ramo sanitario della silver economy di cui si parlava poco sopra. Proprio per quanto riguarda la salute emergono alcune differenze territoriali: infatti, nelle Regioni settentrionali il 35% si ritiene in buona salute, mentre al Centro la percentuale scende al 29%. Il dato è tutto sommato positivo se si considera che, sommando coloro che si dichiarano in buona e discreta salute, si arriva a oltre 7 persone su dieci. Un altro timore interessante che emerge dalla ricerca di Intesa Sanpaolo è quello della solitudine, che gli over 65 temono di più della povertà (31% contro 22,9%). Verrebbe da pensare dunque che molte di queste persone stiano bene dal punto di vista economico, ma temano di rientrare in quella cultura dello scarto denunciata da papa Francesco e propria di gran parte del mondo occidentale.
Ad ogni modo la disponibilità economica di molti over 65 li mette in condizione di concedersi svaghi e attività, magari impossibili duranti gli anni lavorativi. Per fare un esempio, dalla ricerca di Intesa Sanpaolo emerge che sono dei grandi lettori: i 65-74enni sono i lettori più assidui, il 73,9% legge ogni volta che è possibile, per gli over 75 la percentuale è del 68,4%. Inoltre, per quanto riguarda gli spostamenti la maggioranza di queste persone fa uso di mezzi propri, si sposta con la bicicletta o a piedi, ma l’idea di un servizio collettivo dedicato, per potersi magari recare alle visite mediche o per altre esigenze, è apprezzata.
La Pa alla sfida della silver economy
Sono numerosi gli esempi di Comuni di diverse dimensioni che si sono attivati in questo senso. La Cooperativa sociale Luce Onlus di Trieste, con sede operativa a Gorizia, ha avviato il servizio “80 Voglia di fare, venGO anch’io!”, voluto fortemente dal Comune per consentire ai cittadini anziani in situazioni di ridotta mobilità di partecipare alle diverse iniziative e attività di socializzazione, organizzate dall’amministrazione. L’attività è finanziata da uno specifico contributo regionale per il contrasto alla solitudine e per la promozione dell’invecchiamento attivo. Non presenta, quindi, oneri a carico dell’utenza. Sono 177 gli anziani raggiunti e coinvolti dal progetto, che ha contribuito anche a consolidare un gruppo di altri 62 anziani, di età compresa tra i 72 e i 98 anni, che frequentano le diverse iniziative al Centro polivalente. Infine, la disponibilità di personale con qualifica Oss prima impegnato nella struttura residenziale comunale per non autosufficienti ha consentito di valorizzare queste figure e la loro grande esperienza, con attività di carattere preventivo in stretta collaborazione e sinergia con il Servizio sociale dei Comuni. Un’iniziativa che crea condivisione, spazi e occasioni di incontro, agevolando la formazione di nuovi rapporti d’amicizia per contrastare isolamento e solitudine. Infatti, a Gorizia ma non solo, molti anziani non sono autonomi negli spostamenti, e alcuni presentano difficoltà a deambulare in sicurezza e autonomia. Spesso la rete familiare è assente o molto debole, con i figli lontani o troppo occupati dal lavoro e anche la rete amicale è debole.
Ancora, lo scorso maggio il Comune di Livorno ha presentato “Socialità senza età. La guida geniale alle attività per gli anziani a Livorno”, una guida rivolta agli anziani e alle loro famiglie per aiutarli ad orientarsi nella vasta e ramificata rete dei servizi offerti sul territorio in questo campo: uno strumento aggiornato e tascabile, con indirizzi, numeri di telefono e indicazioni chiare su come accedere ai servizi. Nella prima parte della brochure sono esplorate le attività ricreative e sociali, che nell’età della pensione ricoprono un ruolo importante di stimolo cognitivo e relazione, indispensabile per favorire l’invecchiamento attivo ed evitare la solitudine e l’isolamento sociale. Nella guida viene riportato l’elenco aggiornato dei dieci centri sociali anziani presenti città toscana: si tratta di punti di aggregazione che attualmente contano complessivamente circa 2mila iscritti e offrono appuntamenti diversificati, dai pranzi sociali, ai corsi di ballo e ginnastica, ai giochi di carte e da tavolo, fino a corsi di astronomia e di coltivazione di ortaggi. La seconda parte della brochure è dedicata, invece, al mondo dell’associazionismo, che si propone come punto di riferimento per gli anziani sia per quanto riguarda la fornitura di servizi essenziali (ad esempio il trasporto, il telesoccorso o la consegna a domicilio di spesa e medicinali), che sul fronte ricreativo, con la proposta di corsi di teatro, concerti nelle RSA, visite ai musei e così via. Infine, l’ultima parte del vademecum è dedicata alle situazioni di fragilità e non autosufficienza. Vengono illustrati servizi fondamentali, gestiti in collaborazione con l’Azienda USL Toscana Nord Ovest, come il Punto insieme, il Progetto anziani fragili, l’Assegno di cura, l’Assistenza domiciliare, il Centro diurno Alzheimer, il Centro diurno per anziani non autosufficienti, le Residenze sanitarie assistenziali RSA, il Progetto Anziani-Prevenire le truffe, il Centro disturbi cognitivi e demenze e il Servizio Pronto Badante.
Lo scorso 20 agosto è inoltre partita la sperimentazione del servizio “Giri in Giro” offerto dall’APS SafesPro di Taranto, con il patrocinio del Comune di Martina Franca. L’obiettivo del progetto è il turismo inclusivo: l’iniziativa si rivolge a persone con disabilità e anziani privi di assistenza, che potranno usufruire a titolo gratuito del servizio di trasporto su biciclette appositamente modificate, per effettuare un giro turistico nella città di Martina Franca. Sono due le tipologie di biciclette messe a disposizione: un mezzo in grado di imbarcare una carrozzella per disabili motori che utilizzano sedie a rotelle, e uno costituito da un tandem affiancato. In quest’ultimo caso l’utente può scegliere se contribuire o meno alla pedalata.
Le start up che pensano agli over 65
Viste le buone previsioni di sviluppo per i servizi dedicati agli over 65 sono numerose le start up che stanno nascendo in questo settore. E l’Italia, avendo un bacino di utenza elevato, è un terrano ideale per lo sviluppo di queste realtà. In effetti, già nel 2021, il nostro paese è stato il quinto mercato al mondo per questo settore economico. Anche per questo, proprio in Italia è nato, grazie a Cdp (Cassa depositi e prestiti) venture capital e Ac75 startup accelerator, il primo programma di accelerazione di startup per la terza età, chiamato Next Age: l’obiettivo è sviluppare un hub dell’innovazione nella silver economy attraverso un programma che fornisce investimenti, validazione scientifica, mentorship, accesso diretto a centri di ricerca e aziende nell’ambito di un network internazionale articolato.
Le giovani imprese finanziate da Next Age operano nei diversi settori della silver economy e alcune provengono dall’Italia. Per esempio, Roofus ha realizzato un marketplace digitale per servizi di dog sitting, aiutando gli amanti degli animali over 65 a restare attivi, socializzare e anche a costruirsi un’entrata aggiuntiva grazie alla propria passione. Un dispenser di pillole intelligente guidato dall’intelligenza artificiale è, invece, il progetto di Looky, che permette una migliore aderenza alla terapia ed è dotato di un sistema di rilevamento e previsione delle cadute. Sempre dall’Italia, Optimens propone un format che aiuta anziani, caregiver e istituzioni misurando, monitorando e allenando la salute del cervello per un invecchiamento ottimale. Un’altra italiana è GeneSys Bio, che si propone di rivoluzionare il processo di analisi delle infezioni delle vie urinarie con la possibilità di ottenere risultati migliori in meno di un’ora. Italiana, infine, è anche Weaving, che con la sua piattaforma di terapia digitale aiuta i fisioterapisti a fornire una riabilitazione personalizzata da remoto e su vasta scala. C’è poi l’irlandese Eldercate che sviluppa programmi interattivi online per la formazione e il benessere dei residenti delle case di cura, consentendo alle strutture di fornire attività di classe accessibili, stimolanti e coinvolgenti. Dalla Spagna arriva un dispositivo indossabile che imita la fisioterapia, opera di Point Pressure che aiuta i pazienti con ictus affetti da spasticità a raggiungere gli obiettivi terapeutici, in modo rapido e ovunque essi vogliano. Infine, l’americana Parrots ha realizzato un sistema abilitato da intelligenza artificiale e machine learning per migliorare l’assistenza ai pazienti affetti da disabilità neurologiche attraverso il monitoraggio e le interazioni vocali.
Il rischio di una scarsa accessibilità ai servizi
Considerando i gravi problemi di finanza pubblica e l’ingente debito statale, a giudizio degli esperti è indispensabile una forte collaborazione tra pubblico e privato, con ampi margini di intervento per gli attori privati che operano nell’ambito dei servizi per gli anziani. Ma non tutti possono affidarsi ai privati e in questo senso la silver economy rischia di aprire una voragine di carattere sociale, tagliando fuori quella fetta di popolazione che non ha sufficiente disponibilità economica. Questo processo non potrà che peggiorare con il tempo. La media degli over 65 di oggi ha un reddito medio di 20mila euro all’anno, e un consumo pro-capite medio annuo di 15,7mila euro – dati pur sempre superiori a quelli degli under 35 – ma il rischio della media descritta dal pollo di Trilussa è in agguato… Staranno sicuramente peggio gli over 65 di domani, già oggi alle prese con stipendi bassi e lavori spesso precari. È dunque importante che i servizi, di qualsiasi tipo, destinati agli over 65 non diventino appannaggio esclusivo del settore privato. In questo senso potrebbe essere importante istituire un ministero della Terza Età, presente attualmente soltanto in 7 Paesi (Australia, Nuova Zelanda, Canada, Malta, Scozia, Irlanda, Galles). Queste istituzioni, infatti, potrebbero facilitare lo sviluppo di un approccio olistico alla silver economy e alle problematiche legate alla terza età, dall’educazione permanente alla fruibilità delle tecnologie informatiche, dalla mobilità sostenibile alle esigenze di alimenti funzionali, dal monitoraggio continuo delle condizioni di sicurezza alle forme di cultura modulate sulle capacità ed abilità fisiche ed intellettive: tutti aspetti importanti per una silver economy realmente inclusiva.
E le pensioni?
La crescita degli over 65 comporta anche l’aumento della spesa pensionistica, sanitaria e assistenziale. Un fattore che porta qualcuno a considerare gli over 65 come un peso. Tradizionalmente, l’imposta sul reddito rappresenta la quota maggiore delle entrate pubbliche totali in tutte le economie sviluppate e, pertanto, le entrate pubbliche sono esposte all’impatto dell’invecchiamento sui mercati del lavoro. Questo, quindi, comporta una riduzione dei lavoratori attivi, e quindi riduce le entrate fiscali del governo per finanziare i regimi pensionistici e le prestazioni dei pensionati. Giusto per dare qualche numero, nel 2021, la spesa per le pensioni è stata di 278,499 miliardi di euro, di cui 238,271 miliardi di prestazioni pensionistiche, con un’incidenza sul Pil pari al 13,42%. Sul fronte privato, invece, la spesa per la previdenza complementare, intesa come contributi versati, nel 2021 è stata pari a 17,6 miliardi di euro da 8,771 milioni di iscritti: rispetto alla forza lavoro, il tasso di copertura si attesta al 34,7%, un valore che indica un ampio margine di sviluppo del settore. La spesa sanitaria pubblica nel 2021 è stata pari a 127,834 miliardi di euro, con un’incidenza del 7,2% sul Pil e del 12,97% sulla spesa pubblica.
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