La scuola è uno dei settori chiave per lo sviluppo di un Paese. É quindi fondamentale mantenerla al passo con i tempi, per formare gli studenti in modo che possano rispondere alle richieste del mercato del lavoro. Un’esigenza resa ancora più urgente dal continuo aumento della difficoltà da parte delle imprese di trovare le figure professionali che cercano. Il crescente utilizzo del digitale impone al mondo scolastico di adeguarsi e aggiornare materiali e competenze. Il processo di digitalizzazione degli istituti scolastici è cominciato più di 15 anni fa con le prime misure di trasformazione digitale, che introdussero le lavagne interattive multimediali in circa 35mila classi (Azione Lim), le dotazioni informatiche per la sperimentazione della didattica in oltre 400 classi pilota (Azione Cl@assi 2.0), e videro la creazione di reti WiFi e l’avvio di percorsi di formazione per docenti. Nel 2015 sono stati poi approvati il Piano nazionale per la scuola digitale (Pnsd) e la sinergia con i fondi strutturali europei del Programma operativo nazionale 2014-2020. Le 35 azioni previste dal Pnsd hanno dato un forte impulso alla digitalizzazione degli istituti. Oggi questo processo può compiersi del tutto, con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, confluiti nel Piano Scuola 4.0., e i fondi strutturali europei della programmazione 2021-2027 (compresi quelli dell’iniziativa React-Eu che è in corso). Come si legge in un documento ministeriale che descrive nei dettagli il Piano Scuola, la stessa denominazione 4.0 discende da una finalità della misura: quella di realizzare ambienti di apprendimento ibridi, che possano fondere le potenzialità educative e didattiche degli spazi fisici, concepiti in modo innovativo, e degli ambienti digitali. Ecco dunque qual è il contesto complessivo e quali sono gli interventi previsti.
I dati forniti dall’Osservatorio per la scuola digitale danno un quadro esauriente della digitalizzazione nelle scuole. Fra il 2014 e il 2021 il rapporto fra alunni e dispositivi è passato da 8,9 alunni per dispositivo a 4. Anche il rapporto tra Lim e classi è aumentato, passando da meno di una Lim ogni due classi ad una Lim o schermo digitale per ognuna. Inoltre, il registro elettronico oggi viene utilizzato non più nel 69% ma addirittura nel 99% delle scuole. Dall’approvazione del Pnsd sono oltre 40mila gli ambienti didattici innovativi e digitali realizzati. Questo Piano ha prodotto una notevole accelerazione anche per quanto riguarda la digitalizzazione amministrativa: prima di questi interventi solo il 68% delle segreterie scolastiche aveva un sistema di gestione documentale informatizzato, oggi siamo al 97%. Se si guarda poi ai docenti emerge come nell’anno scolastico 2017-2018 il 44,5% utilizzasse almeno settimanalmente le tecnologie digitali per fare didattica, percentuale salita all’84,4% nel 2020-2021. Sempre nel 2021 la percentuale di scuole che gestiva progetti per il potenziamento delle competenze digitali è salita all’84% contro il 71% del 2018. Anche il Covid ha portato a un punto di svolta importante: durante la pandemia, infatti, il 100% delle scuole ha attivato la didattica a distanza, raggiungendo la quasi totalità degli studenti, e 620mila docenti si sono formati all’insegnamento da remoto. Non bisogna poi sottovalutare l’importanza della connessione alla rete: nel 2018 le scuole connesse in fibra ottica erano il 33%, nel 2021 il 45%. Entro il 2024 tutte le scuole dovrebbero avere la connettività in banda ultra larga grazie al piano statale Piano Banda ultra larga (Bul), in corso di realizzazione. Attualmente in ogni scuola c’è un animatore digitale, oltre a un gruppo di docenti che si occupa di innovazione, per un totale di circa 32mila figure con compiti di guida dell’innovazione. Inoltre in tutte le regioni sono presenti sia delle équipe territoriali formative, composte da docenti esperti di didattica digitale, sia dei centri per la formazione sul campo (Future labs).
La digitalizzazione, poi, è senz’altro fondamentale, ma la stabilità degli edifici lo è ancora di più: secondo i dati dell’Anagrafe Nazionale dell’Edilizia Scolastica su 40.221 edifici solo 15.026, pari al 37,4%, sono in possesso del certificato di agibilità, solo 21.644 (il 53,8%) edifici hanno il certificato di collaudo statico e solo 13.436 (il 33,4%) possiedono il certificato di prevenzione incendi. Se si guarda poi al rischio sismico i dati sono ancora più preoccupanti: gli edifici progettati o successivamente adeguati alla normativa tecnica antisismica sono, infatti, soltanto 4.894 (il 12,2%), 15.790 (39,3%) non lo sono, mentre per 18.726 (46,6%) edifici i dati non sono disponibili. Inoltre, secondo l’ultimo “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola” di Cittadinanzattiva, gli istituti italiani hanno un’età media di 53 anni, con il 42% degli oltre 40mila edifici censiti che riporta una data di costruzione antecedente al 1976.
La Missione 4 – Istruzione e ricerca, componente 1 – Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione dagli asili nido alle università, prevede cinque linee di intervento che avranno un impatto diretto e indiretto sui processi di digitalizzazione scolastica. L’investimento 2.1 “Didattica digitale integrata e formazione sulla transizione digitale del personale scolastico” mette a disposizione 800 milioni di euro per realizzare un sistema di formazione continua degli insegnanti e del personale scolastico con un’offerta di oltre 20mila corsi rivolti a 650mila figure fra dirigenti scolastici, docenti, personale scolastico, tecnico e amministrativo. Promuove inoltre la realizzazione di un quadro di riferimento nazionale per l’insegnamento digitale integrato, volto a incoraggiare l’adozione di competenze digitali in tutte le scuole. L’investimento 3.1 “Nuove competenze e nuovi linguaggi”, invece, stanzia 1,1 miliardi di euro e si concentra sullo sviluppo sia delle competenze informatiche che di percorsi didattici e di orientamento alle discipline scientifiche (Stem – scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). L’investimento 3.2 “Scuola 4.0 – Scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori” prevede un finanziamento di 2,1 milioni di euro destinato alla trasformazione di 100mila classi in ambienti di apprendimento innovativi e alla creazione di laboratori per le professioni digitali del futuro; tutto ciò in sinergia con i 900 milioni di euro di fondi strutturali React Eu, attualmente in corso di attuazione, utilizzati per il cablaggio degli edifici scolastici e la digitalizzazione didattica e amministrativa delle scuole. Ancora, l’investimento 1.4 “Sviluppo del sistema di formazione professionale terziaria (Its)”, mette a disposizione 1,5 miliardi per la valorizzazione della filiera formativa specialistica legata all’Impresa 4.0, Energia 4.0 e Ambiente 4.0 e al potenziamento dei laboratori con tecnologie digitali. Di edilizia scolastica si occupa la Missione 2, Componente 3, linea di investimento 1.1 “Piano di sostituzione di edifici scolastici e di riqualificazione energetica”: si tratta di un provvedimento che interviene su oltre 200 edifici scolastici, promuovendo la progressiva sostituzione di parte del patrimonio edilizio obsoleto, con l’obiettivo di creare strutture moderne e sostenibili e ambienti scolastici in grado di rendere efficace l’insegnamento e l’apprendimento. Grazie all’adozione di linee guida comuni, questa iniziativa potrà essere replicabile sui territori. La digitalizzazione riguarda anche la realizzazione di piattaforme digitali per il supporto alle azioni del Pnrr Istruzione. Il Pnrr prevede ulteriori interventi di digitalizzazione degli istituti, tramite l’adozione per tutti i servizi scolastici di Spid, Cie, PagoPA, appIO, il potenziamento dei siti internet e la migrazione al cloud.
Connessioni e cablaggio
Per la scuola del futuro le connessioni e il cablaggio costituiscono due prerequisiti fondamentali. Al momento sono in atto due importanti misure nazionali per collegare in banda ultra larga tutte le scuole. Per ciò che riguarda il cablaggio interno agli edifici scolastici è in corso di attuazione il progetto finanziato con l’iniziativa React Eu; mentre per l’accesso a Internet da parte delle istituzioni scolastiche ci sono oltre 400 milioni di euro forniti dal “Piano scuole connesse”, attuato dal Ministero per lo sviluppo economico, in collaborazione con il Ministero dell’istruzione. Si tratta di una misura che secondo i piani dovrebbe collegare, entro il 2023, l’81% degli edifici scolastici con connessione in banda ultra larga (1 Gigabit/s in download e banda minima garantita pari a 100Mbit/s simmetrica) per cinque anni. Sempre per la connessione in banda ultra larga il Pnrr stanzia altri 261 milioni di euro, attraverso la linea di investimento 3.1.3 “Scuola connessa” della Missione 1, componente 2: la misura prevede, entro il 2025, il completamento del piano con il collegamento in banda ultra larga di tutti gli edifici scolastici. L’auspicio è che questi diversi piani siano in grado di collaborare creando sinergie, e non corrano invece il rischio di sovrapporsi creando confusione.
Gli ambienti di apprendimento e l’edilizia scolastica
I futuri ambienti di apprendimento si configurano come spazi in cui dimensione fisica e digitale si intrecciano e si influenzano. I progetti di digitalizzazione degli ambienti avviati nel periodo 2015-2020 con i fondi nazionali del Pnsd e con quelli europei del Pon “Per la scuola” hanno permesso l’allestimento dei primi spazi di apprendimento innovativi e l’acquisizione dei relativi strumenti e tecnologie digitali da parte delle scuole che hanno aderito ai bandi dedicati. La linea di investimento del Pnrr “Scuola 4.0” coinvolge tutte le scuole statali e prevede nuovi progetti per 1,721 miliardi di euro e 379 milioni per ulteriori progetti in essere. Questi ultimi comprendono gli strumenti per la didattica a distanza e quella digitale integrata, di cui le scuole si sono già dotate durante la pandemia con i fondi nazionali dedicati, ma anche per l’allestimento di spazi e ambienti innovativi per lo studio delle discipline Stem.
Aule e laboratori all’avanguardia non possono prescindere da edifici scolastici sicuri. Con due recenti Decreti il ministero dell’Istruzione ha stanziato 936 milioni di euro per 399 interventi, principalmente di messa in sicurezza, riqualificazione, prevenzione incendi, eliminazione delle barriere architettoniche, adeguamento sismico e miglioramento energetico. Proprio la questione energetica potrebbe però apportare ulteriori problemi alle scuole: l’eventuale entrata in vigore della direttiva “Case Green” dell’Ue potrebbe infatti includere anche gli edifici pubblici che dovrebbero quindi raggiungere la classe energetica E dal 2027 e la classe D dal 2030, obbligando le scuole ad un rapido e radicale cambiamento.
La formazione dei docenti
Quello della formazione del personale scolastico è un aspetto emerso con criticità durante la pandemia. La sopracitata linea di investimento 2.1 del Pnrr mira a formare docenti e personale scolastico sull’utilizzo delle tecnologie digitali nei processi di apprendimento-insegnamento e delle metodologie didattiche innovative all’interno di spazi di apprendimento appositamente attrezzati. Sul portale ScuolaFutura sono già disponibili percorsi formativi per i docenti sulla progettazione, realizzazione, gestione e utilizzo degli ambienti di apprendimento innovativi e dei laboratori per le professioni digitali del futuro. I percorsi formativi sono strutturati in base sia al quadro di riferimento europeo sulle competenze digitali dei docenti, il DigCompEdu, sia alle aree di competenza, sia ai livelli di ingresso necessari. Questi percorsi di formazione vengono realizzati insieme al programma “Erasmus+ 2021-2027”, incrementando la partecipazione degli insegnanti italiani alla mobilità e potenziando l’utilizzo della piattaforma e-Twinning, il cui obiettivo è incoraggiare le scuole europee a creare progetti collaborativi basati sull’impiego delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. La piattaforma fornisce le infrastrutture necessarie alla creazione di progetti didattici a distanza, in modo che gli insegnanti europei possano collaborare tra loro attivando progetti pedagogici in qualsiasi materia o area tematica. Un ulteriore impulso alla formazione dei docenti verrà dalla riforma che istituirà la Scuola di Alta Formazione.
La digitalizzazione amministrativa
Alla formazione dei docenti va necessariamente affiancata anche quella del personale scolastico amministrativo. La digitalizzazione dell’attività amministrativa delle scuole è sostenuta dal Pnrr che prevede una serie di investimenti per le pubbliche amministrazioni, nelle quali sono comprese anche le istituzioni scolastiche pubbliche: si va dalla migrazione al cloud per le Pa locali, che prevede il trasferimento di dati e applicazioni delle scuole sul cloud tramite provider certificati; all’adeguamento dei siti web e dei servizi on line delle scuole sulla base di un modello standard, all’adozione di PagoPA e App IO, fino all’adozione di Spid e Cie, integrandoli nei servizi digitali erogati a studenti e famiglie.
La prima azione del Piano “Scuola 4.0” prende il nome di Next Generation Classrooms e prevede, come visto, la trasformazione di almeno 100mila aule in ambienti innovativi di apprendimento. Le scuole del primo e del secondo ciclo progetteranno e realizzeranno ambienti fisici e digitali caratterizzati dall’innovazione degli spazi, degli arredi e delle attrezzature, ma anche da pedagogie innovative. Diversi studi evidenziano il ruolo centrale della relazione fra spazio, pedagogia e tecnologia come supporto alle attività di apprendimento per promuovere una maggiore efficienza ed efficacia nel raggiungimento dei risultati. Per realizzare ambienti innovativi è necessario disporre di arredi e di tecnologie più avanzati rispetto a quelli di cui oggi dispongono le scuole. A un livello intermedio gli ambienti sono caratterizzati da arredi mobili, modulari e scrivibili, che permettono un maggior grado di flessibilità per consentire una rapida riconfigurazione dell’aula nella quale sono presenti monitor interattivi intelligenti, dispositivi digitali per gli studenti con connessione wifi e piattaforme cloud. Ad un livello più avanzato gli arredi possono diventare trasformabili e riposti fino a liberare l’ambiente, e gli spazi possono essere articolati per zone di apprendimento, con tecnologie che favoriscono l’esperienza immersiva, più superfici di proiezione, un forte collegamento con gli ambienti virtuali, la possibile fruizione a distanza di tutte le attività didattiche e una connettività completa alla rete. Gli ambienti fisici di apprendimento non possono essere, quindi, progettati senza tener conto degli ambienti digitali, creando nuove dimensioni di apprendimento ibrido. L’utilizzo del metaverso in ambito educativo costituisce un recente campo di esplorazione, l’eduverso, che offre la possibilità di ottenere nuovi spazi virtuali di comunicazione sociale, maggiore libertà di creare e condividere e un’offerta di nuove esperienze didattiche immersive. Non bisogna però trascurare i temi della sicurezza, del benessere e della privacy che devono essere garantiti sia negli ambienti di apprendimento in presenza sia in quelli digitali, anche con la previsione di specifiche azioni didattiche circa i rischi connessi all’utilizzo improprio delle tecnologie.
Per coordinare le misure di trasformazione digitale, ciascuna istituzione scolastica adotta il documento “Strategia Scuola 4.0”, che illustra il programma e i processi che saranno seguiti per tutto il periodo di attuazione del Pnrr. La progettazione della trasformazione delle aule esistenti in ambienti innovativi partirà dal dirigente scolastico che, in collaborazione con l’animatore digitale, il team per l’innovazione e le altre figure strumentali, costituirà un gruppo di progettazione, coinvolgendo i docenti e gli studenti. La progettazione riguarda tre aspetti fondamentali: il disegno degli ambienti di apprendimento fisici e virtuali; quella didattica basata su pedagogie innovative adeguate ai nuovi ambienti e l’aggiornamento degli strumenti di pianificazione; la previsione delle misure di accompagnamento per l’utilizzo efficace dei nuovi spazi didattici. Nella prima fase di progettazione occorre stabilire, dopo una valutazione specifica delle aule esistenti nella struttura scolastica, dei tempi e dell’organizzazione didattica prescelta; e se la scuola intenda adottare un sistema basato su aule “fisse” assegnate a ciascuna classe per l’intera durata dell’anno scolastico, oppure un sistema basato su ambienti di apprendimento dedicati per disciplina, facendo ruotare le classi in tali ambienti durante la giornata di scuola e nel passaggio da una disciplina all’altra. L’alternativa può essere un sistema ibrido che comprenda entrambe le soluzioni, cercando di operare affinché tutti gli studenti possano usufruire degli spazi trasformati. Il design degli ambienti è caratterizzato da mobilità e flessibilità, ovvero dalla possibilità di cambiare la configurazione dell’aula sulla base delle attività disciplinari e interdisciplinari e delle metodologie didattiche adottate, con arredi facilmente riposizionabili, attrezzature digitali versatili e rete wireless o cablata. A seconda dell’ordine e del grado di scuola, l’allestimento degli ambienti dovrà essere calibrato sui traguardi di competenza e sugli obiettivi di apprendimento, modulati in base al curriculum e all’età degli studenti. Il gruppo di progettazione valuterà le attrezzature digitali già in possesso della scuola, che verranno integrate all’interno delle aule da trasformare o che potranno contribuire ad attrezzare ulteriori aule rispetto al target minimo previsto: quello di innovare almeno la metà delle classi di ciascuna istituzione scolastica. Le nuove aule dovranno avere dispositivi per la comunicazione digitale, per la promozione della scrittura e della lettura con le tecnologie digitali, per lo studio delle Stem, per la creatività digitale, per l’apprendimento del pensiero computazionale, dell’intelligenza artificiale e della robotica e per la fruizione di contenuti attraverso la realtà virtuale e aumentata. Le classi ricomprese nel progetto di trasformazione dovranno essere connesse in modalità cablata e/o wireless, anche sulla base dei precedenti finanziamenti ottenuti con le misure dei fondi strutturali europei e dell’iniziativa React Eu. Nuovi ambienti di apprendimento significa anche revisione e adattamento degli strumenti di programmazione della scuola, dal piano per l’offerta formativa al curriculum scolastico, fino al sistema di valutazione degli apprendimenti. Per questo le misure di accompagnamento per l’utilizzo efficace degli spazi didattici trasformati devono essere pianificate dalla scuola già nella fase di progettazione dei nuovi ambienti e proseguire lungo tutta la fase di allestimento e realizzazione.
La scuola deve anche essere connessa con il mondo del lavoro, in modo da fornire agli studenti le competenze che verranno loro richieste da un sistema economico per il quale le professioni digitali sono sempre più centrali. La seconda azione del Piano “Scuola 4.0” riguarda proprio il rapporto scuola-lavoro: si chiama Next Generation Labs e prevede la realizzazione di laboratori per le professioni digitali del futuro, capaci di fornire competenze digitali specifiche nei diversi ambiti tecnologici avanzati, trasversali ai settori economici. A differenza delle Next Generation Classroom, che agiscono sul rafforzamento delle competenze digitali di base e di cittadinanza integrate nell’apprendimento delle discipline, i Next Generation Labs si rivolgono nello specifico alla formazione alle competenze digitali specialistiche a partire dalla scuola secondaria di secondo grado. La Commissione Europea si è posta l’ambizioso obiettivo di raggiungere entro il 2030 la quota di 20 milioni di specialisti nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione impiegati nell’Ue. È necessario, quindi, superare la carenza di programmi di istruzione e formazione specializzati in aree come l’intelligenza artificiale, la cybersicurezza e il calcolo quantistico. I principali ambiti di formazione sulle competenze digitali specialistiche riguardano la robotica e l’automazione, l’internet delle cose, la creazione di prodotti e servizi digitali e in realtà virtuale e aumentata, la modellazione e la stampa 3D, l’elaborazione, l’analisi e lo studio dei Big Data, la cybersicurezza, la comunicazione digitale, lo sviluppo software, la comunicazione digitale, i prodotti e le infrastrutture digitali, l’e-commerce e l’economia digitale, i nuovi materiali. I laboratori saranno orientati alla simulazione di contesti, strumenti e processi legati alle professioni digitali, a esperienze di job shadowing (apprendimento sul posto di lavoro ndr) e ad azioni secondo l’approccio work based learning (apprendimento basato sul lavoro, si tratta di una strategia educativa che offre agli studenti esperienze di lavoro nella vita reale in cui possono applicare competenze accademiche e tecniche ndr). Questi laboratori potranno configurarsi come un unico grande spazio aperto, articolato in zone e strutturato per fasi di lavoro, oppure come spazi comunicanti e integrati, che valorizzano il lavoro in gruppo all’interno del ciclo di vita del progetto. Dotati di connettività diffusa in banda ultra larga, saranno aperti alla sperimentazione della tecnologia 5G, dove disponibile. La progettazione dei Next Generation Labs richiede una ricognizione e una mappatura dei diversi ambiti tecnologici di innovazione legati all’aggiornamento del profilo di uscita dello studente, con particolare attenzione al potenziamento delle sue competenze digitali specifiche dell’indirizzo di studio. Nei licei i laboratori delle professioni digitali del futuro possono essere funzionali allo sviluppo delle competenze digitali più avanzate nelle discipline caratterizzanti il percorso di studio, mentre negli istituti tecnici e professionali possono essere orientati al potenziamento delle competenze digitali specifiche dei settori economici connessi al profilo in uscita. Il gruppo di progettazione, sotto il coordinamento del dirigente scolastico, individua gli ambiti tecnologici sui quali disegnare i laboratori, anche utilizzando gli spazi esistenti, ma rifunzionalizzandoli sulla base dei nuovi arredi e attrezzature e delle nuove competenze digitali richieste. Accanto alla progettazione dei laboratori fisici occorre pianificare anche la possibilità di creare laboratori virtuali.
Le risorse del Piano Scuola 4.0 verranno assegnate in base ad un piano di ripartizione nazionale dei fondi e di un sistema informativo di monitoraggio e di rendicontazione online. Le scuole gestiranno le azioni di progettazione, allestimento e utilizzo dei nuovi ambienti e dei laboratori secondo un cronoprogramma nazionale. Per la realizzazione delle Next Generation Classrooms la quota è ripartita fra tutte le istituzioni scolastiche del primo e del secondo ciclo in misura proporzionale al numero di classi attive nell’anno scolastico 2021-2022 e tenendo conto di una riserva del 40% delle risorse a favore delle scuole delle regioni del Sud. La quota destinata per l’azione Next Generation Labs per la realizzazione di laboratori per le professioni digitali nelle scuole secondarie di secondo grado è invece di 424 milioni di euro e viene ripartita tra le istituzioni scolastiche del secondo ciclo di istruzione, anche qui con una riserva di almeno il 40% delle risorse a favore delle scuole del Sud. I nuovi ambienti di apprendimento dovrebbero entrare in funzione nell’anno scolastico 2024-2025. La rendicontazione delle spese delle scuole avverrà sulla base dei costi reali effettivamente sostenuti. Le istituzioni scolastiche caricheranno sul sistema informativo del Pnrr del Ministero dell’istruzione tutta la documentazione relativa alle procedure svolte. Le modalità di erogazione delle risorse alla scuola sono in anticipazione e a rimborso sulla base di stati di avanzamento. L’erogazione in anticipazione avviene all’avvio delle attività, a seguito della stipula dell’Atto d’obbligo, nel limite del 10% del contributo assegnato. L’ erogazione a rimborso prevede due possibilità: una o più quote intermedie, fino al raggiungimento (compresa l’anticipazione) del 90% dell’importo della spesa dell’intervento, sulla base delle richieste di erogazione presentate, a titolo di rimborso delle spese effettivamente sostenute; una quota a saldo pari al 10% dell’importo della spesa dell’intervento, sulla base della presentazione della richiesta di erogazione finale attestante la conclusione dell’intervento, nonché il raggiungimento dei relativi target, in coerenza con le risultanze del sistema informativo.
La realizzazioni di classi e laboratori del futuro sarà monitorata ogni sei mesi, le scuole dovranno inserire le informazioni relative allo stato di avanzamento della progettazione e della realizzazione di ciascun ambiente di apprendimento innovativo trasformato e dei laboratori per le professioni digitali. Il monitoraggio prevede l’acquisizione di dati quantitativi relativi al raggiungimento del target e di dati qualitativi rispetto alle procedure seguite in attuazione del Piano “Scuola 4.0”, con particolare riferimento alla descrizione di ciascun ambiente progettato/realizzato, all’attività di progettazione svolta, agli aspetti di innovazione delle metodologie didattiche utilizzate, alle misure di accompagnamento. Scopo del monitoraggio è, da una parte, la misurazione del grado di avanzamento delle azioni, il raggiungimento del target previsto dal Pnrr e il rispetto del cronoprogramma da parte di ciascuna scuola, dall’altra la realizzazione degli ambienti e dei laboratori in coerenza con il Piano “Scuola 4.0”. I dati di monitoraggio saranno disponibili in forma aggregata per ciascuna scuola all’interno di una dashboard che consentirà di seguire, in tempo reale, lo stato di avanzamento dei lavori. La valutazione dei progetti svolti sarà realizzata sia attraverso l’analisi dei dati di monitoraggio sia tramite la comparazione dei dati relativi al miglioramento degli indicatori di performance della scuola, rilevati dal Sistema nazionale di valutazione.
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