La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione è uno dei principali obiettivi perseguiti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La prima “Missione” del Piano è dedicata alla “Digitalizzazione della PA” che ha, tra gli obiettivi, quello di favorire e supportare le amministrazioni nella migrazione verso soluzioni cloud.
L’obiettivo del 2026 è portare a circa il 75% delle PA italiane a utilizzare servizi in cloud ed è proprio per dare seguito a tale obiettivo che il 28 gennaio 2022 è stato pubblicato il bando per la realizzazione del Polo Strategico Nazionale (PSN). La proposta per la creazione del Polo, su cui si basa la gara, è stata individuata dal Dipartimento a dicembre 2021 secondo il modello di partenariato pubblico privato. La procedura è affidata a Difesa Servizi S.p.A., società in house del Ministero della Difesa, in qualità di centrale di committenza. La proposta messa a gara prevede l’investimento di 723 milioni di euro da parte del soggetto aggiudicatario per l’erogazione di servizi di “public” e “private” cloud in grado di garantire supervisione e controllo da parte delle autorità preposte su dati e servizi strategici.
La gara europea, bandita con la vigilanza collaborativa dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac), prevede l’affidamento della realizzazione e della gestione di un’infrastruttura ad alta affidabilità, localizzata sul territorio nazionale e idonea ad ospitare dati e servizi pubblici considerati critici o strategici, garantendo massima sicurezza, continuità e affidabilità.
Il progetto del Polo Strategico Nazionale (PSN) si innesta nel percorso di razionalizzazione e consolidamento del parco data center della PA, complementare al processo di adozione del paradigma cloud nella gestione di dati e servizi pubblici, come accertato dall’Agenzia per l’Italia digitale (AgID). Il 95% degli 11mila data center, che sono utilizzati nella PA, non rispettano i requisiti minimi di sicurezza, affidabilità ed efficienza. Proprio per questo, si è pensato di creare un Cloud apposito per la Pubblica Amministrazione.
Il Polo Strategico Nazionale (PSN) è una nuova infrastruttura informatica a servizio della PA. Il PSN sarà localizzato e distribuito geograficamente sul territorio nazionale presso siti opportunamente identificati, al fine di garantire adeguati livelli di continuità operativa e tolleranza ai guasti. Più precisamente, Il PSN sarà articolato in almeno in quattro data center (due coppie ridondanti) distribuiti in due diverse regioni per garantire adeguati livelli di continuità operativa e tolleranza ai guasti. Il PSN rappresenta, quindi, l’infrastruttura nazionale per l’erogazione di servizi Cloud la cui gestione e controllo devono essere autonomi da soggetti extra UE.
Obiettivo del Polo Strategico Nazionale è di ospitare i dati e i servizi critici e strategici di tutte le amministrazioni centrali (circa 200), delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) e delle principali amministrazioni locali (Regioni, città metropolitane, comuni con più di 250 mila abitanti).
Il Polo dovrà:
• effettuare la migrazione dei dati e servizi delle amministrazioni senza alterazioni (garantendo almeno la modalità lift and shift). Spostando sul Cloud le applicazioni così come sono, il software mantiene la versione di partenza; poi una volta che le applicazioni esistenti sono perfettamente funzionanti sul cloud, iniziando la fase “Shift”, cioè l’aggiornamento alle ultime versioni disponibili;
• abilitare quindi servizi di Cloud privato (private Cloud), Cloud ibrido (hybrid Cloud) in modalità Infrastructure as a service (IaaS) e Platform as a Service (PaaS), anche sfruttando tecnologie scalabili (hyperscaler);
• essere conforme alle disposizioni europee in materia di localizzazione e trattamento dei dati e garantire soluzioni idonee a risolvere i problemi giuridici posti dell’applicazione extraterritoriale della normativa di Paesi extra Unione Europea.
Invece dati e servizi di Amministrazioni locali "minori", potranno essere erogati all'esterno del Psn da Cloud "public" di uno tra gli operatori di mercato precedentemente certificati con garanzia che i dati rimangano su suolo europeo.
“La tecnologia cloud sarà come un “ponte”che collegherà diverse isole. Le amministrazioni saranno connesse fra di loro. II cittadini non dovranno più fornire le stesse informazioni ad enti pubblici diversi. Basterà farlo solo una volta: varrà il principio “once-only” (una sola volta )” – così afferma Antonio De Poli, questore del Senato.
Una sfida da molto attesa da parte dei cittadini e una sfida da tempo promessa da parte della Pubblica Amministrazione.
Attenderemo il 2026, ma nel contempo sarà necessario accompagnare in questo passaggio tutte quelle amministrazioni locali che per dimensione, disponibilità finanziarie e retaggi culturali avranno difficoltà a mettersi sul percorso delineato.
Ciò che farà differenza saranno le competenze, anche qui a due vie lato PA e lato cittadini per cui si rende necessario non solo investire in tecnologia, ma anche in alfabetizzazione digitale dei cittadini. Come conclude De Poli – le auto non funzionano se non ci sono dei buoni piloti alla guida –.
Proprio sull’onda del recente bando e del PSN, il Gruppo Lutech, società leader in Italia e player europeo nei servizi e soluzioni ICT, con il contributo di Soiel International ha condotto una survey su un campione diversificato della Pubblica Amministrazione, locale e centrale, per misurare quanto siano percepiti i benefici apportati dal cloud, ma soprattutto per sondare il livello di preparazione e predisposizione alla migrazione dei propri servizi in Cloud.
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Alla domanda 1 su quali sono i principali benefici che deriverebbero da una migrazione o integrazione verso il cloud Nazionale le risposte sono unanimi e omogenee e vanno principalmente sulla performance sia in termini di potenza di calcolo che di storage, oltre che su un un’accresciuta Sicurezza. Indiscutibile è anche il vantaggio che si otterrebbe dall’integrazione di dati provenienti da diverse fonti. Rimane il dubbio, date le risposte rilevate, che il Cloud venga principalmente letto in chiave tecnologica, come potenza di calcolo e non come quell’elemento in grado dii abilitare integrazione, coordinamento e collaborazione tra le amministrazioni, i servizi e i dati.
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Migrare servizi e dati verso il Cloud è un’operazione che richiede impegno, competenza e tempo e sicuramente può generare qualche dubbio e incertezza, per questo la domanda 2 cerca di capire quali siano gli elementi che si devono tenere in considerazione e che devono essere gestiti con attenzione.
Garantire la continuità del servizio è l’elemento prioritario oltre che garantire un adeguato livello di sicurezza delle infrastrutture durante il percorso.
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Sembra però ormai chiaro che la digitalizzazione in generale e la migrazione di dati e servizi in cloud in particolare, non siano un mero passaggio tecnologico ma un cambiamento significativo che richiede capacità progettuale e competenze specifiche. Ciò è evidente nella domanda 3 in cui si chiede quali competenze debba avere un fornitore per affiancare la PA nel percorso di migrazione: le competenze progettuali sovrastano quelle tecnologiche.
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Mentre un dato preoccupante è realizzare che il 60% del campione coinvolto non sia ancora a conoscenza delle risorse messe a disposizione per il finanziamento della migrazione in Cloud (domanda 4). Forse un problema di corretta comunicazione? Oppure una silente resistenza al cambiamento visto che il tema del Cloud non è nuovo nella PA.
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Infine, solo il 20% ha iniziato a pianificare la preparazione di progetti (domanda 5) che siano finanziabili attraverso il PNRR e questo riflette il solito problema tutto italiano di non saper sfruttare i finanziamenti per una nota incapacità di pianificare e sviluppare progetti.
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Questa ulteriore spinta ad accelerare la trasformazione digitale attraverso il cloud pone le basi o le premesse per sciogliere uno dei nodi più importanti della PA ovvero l’interoperabilità e integrazione dei dati per offrire al cittadino qualità ed efficienza del servizio, peccato che il campione ascoltato si sia più concentrato a considerare come beneficio primario la potenza di calcolo e non l’interoperabilità tanto attesa.
Rimangono ancora una promessa le parole di Vittorio Colao, Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale “renderemo i dati pubblici interoperabili, doteremo il 70% degli italiani di un’unica identità digitale e rafforzeremo l’uso della telemedicina e del fascicolo sanitario digitale”.
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Note
https://innovazione.gov.it/dipartimento/focus/polo-strategico-nazionale/
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