Su Whatsapp vengono mandate prescrizioni, valutati esami e dati consigli terapeutici.
8 dottori su 10 hanno un contatto con gli assistiti tramite smartphone, ma per molti tutto questo è diventato un’invasione della propria sfera privata. Poco usata l’email.
È l’estrema sintesi di un sondaggio condotto dall’Ordine dei Medici chirurghi e odontoiatri di Firenze, tramite un questionario diffuso ai propri iscritti. I risultati sono stati presentati a Firenze in occasione dell’evento “La Messaggistica Istantanea nell’esercizio della Professione Medica”, realizzato dal laboratorio universitario DataLifeLab dell’Università degli studi di Firenze e dalla cooperativa Retesviluppo.
“La messaggistica tramite cellulare permette di dare in tanti casi risposte rapide e tempestive ai pazienti, sciogliendo dubbi e timori, andando incontro alle esigenze più varie, ma è importante non perdere di vista il confronto umano, di persona, che resta il centro di questa professione”, ha affermato Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Firenze e provincia.
All’indagine hanno risposto 1541 professionisti di cui 814 maschile e 727 femmine, di età media 55 anni.
La maggioranza dei professionisti sono nell’Odontoiatria (141), Ginecologia e Ostetricia (78), Pediatria (71), Anestesia e Rianimazione (60), Psichiatria (59), Cardiologia (58). Tra i partecipanti, 442 sono dipendenti pubblici, 561 liberi professionisti, 259 medici di medicina generale, 38 pediatri, 74 pensionati, 65 specializzandi/tirocinanti, 44 universitari. Il numero di pazienti visitati in media è di 83,4, di cui 46,2 sono le visite settimanali ambulatoriali.
Il 79,2% dei medici ha detto di comunicare con i pazienti attraverso i cellulari e il 22,6% ha affermato di possedere più di uno smartphone, mentre 28 professionisti non ne hanno neppure uno.
Il 31,8% utilizza un cellulare esclusivamente dedicato al lavoro, maggiormente i pediatri. I giovani, più degli altri, riescono a tenere due smartphone separati nelle loro vite quotidiane.Secondo l’indagine appena lo 0,6% dei medici comunica con i pazienti solo verbalmente, mentre l’email è adoperata solo dal 6,6% degli intervistati, risultando, quindi, una soluzione poco proficua.
Whastapp è l’app di comunicazione in assoluto più utilizzata (dall’84,3%). Gli sms tradizionali sono mandati dal 50,9 dei medici, mentre solo il 14,5% usa Telegram o Messenger. Dal sondaggio risulta che l’app viene sfruttata per comunicare con i pazienti dal 53,9%, per fissare appuntamenti dal 39,8%, per inviare prescrizioni dal 20,7%, per valutare esami e dare consigli terapeutici a pazienti dal 42% e, per scambiare informazioni cliniche dei pazienti con i colleghi, dal 56,1%. Il 7,8% dei medici ha scoperto le app proprio durante l’emergenza pandemica.
In media, la messaggistica istantanea risulta essere però anche invasiva nella privacy e nella sfera privata di un medico. Ad avvertire molto questa invasività sono soprattutto chirurghi, ematologi, endocrinologi, geriatri, ginecologi, medici legali, dello sport, del lavoro, nefrologi, neurologi, pediatri e psichiatri. E appaiono anche delle lacune sulle conoscenze in tema di privacy: quasi la metà dei medici (47,7%) negli ultimi 3 anni non ha partecipato ad un corso di formazione sul trattamento/consenso dei dati.
All’incontro ha partecipato, tra gli altri, il Prof. Ivan Cavicchi, Sociologo dell’Università di Tor Vergata di Roma, che ha analizzato le implicazioni sociologiche nell’uso della messaggistica istantanea nella comunicazione medico-medico e medico-paziente. Sui risvolti e implicazioni medico-legali ha approfondito il Prof. Massimo Martelloni, Consigliere dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Firenze e membro della Commissione Regionale Toscana di Bioetica.
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