L’Italia è in ritardo con l’Agenda 2030

Secondo l’ultimo rapporto ASviS il nostro Paese ha registrato lievi miglioramenti in alcuni obiettivi mentre in altri è decisamente peggiorato
17 Ottobre 2024 |
Giulia Galliano Sacchetto

L’Italia è su un sentiero di sviluppo insostenibile”, così l’ASviS sintetizza il suo rapporto “Coltivare ora il nostro futuro” che, ogni anno, dal 2015, fa il punto sul raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. Infatti, nonostante gli impegni presi a livello internazionale, anche con la firma del Patto sul Futuro, le scelte italiane risultano insufficienti per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030: inoltre, dei 37 obiettivi quantitativi legati a impegni europei e nazionali, solo otto sono raggiungibili entro la scadenza del 2030, 22 non lo sono e per altri sette il risultato è incerto. Serve dunque, sottolinea ASviS un deciso e immediato cambio di passo, adottando un approccio che metta al centro lo sviluppo sostenibile, accelerando (e non ritardando) la transizione, sia ecologica che digitale. Anche l’Ue non se la passa bene e stenta a rispettare la tabella di marcia per raggiungere l’Agenda 2030. Secondo l’analisi dell’ASviS, tra il 2010 e il 2022, gli indici sintetici registrano una crescita molto consistente solo nel caso dell’uguaglianza di genere, aumenti significativi per energia pulita, lavoro e crescita economica, e innovazione, dinamiche moderatamente positive per dieci goal, e peggioramenti per la qualità degli ecosistemi terrestri e la partnership. Al contrario dell’Italia, su 17 obiettivi quantitativi definiti ufficialmente dall’Ue, dieci sono raggiungibili entro il 2030, solo cinque non sono raggiungibili e per due il giudizio resta sospeso.

“La sostenibilità non è semplicemente una questione legata all’energia o al clima, risolvibile con interventi marginali o piccoli aggiustamenti nelle politiche pubbliche presentati come trasformazioni epocali, mentre sono spesso espedienti di green-washing e social-washing” ammonisce il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini. “La costruzione dello sviluppo sostenibile richiede una visione sistemica e la consapevolezza che ogni ritardo aumenta la portata delle crisi e i costi della transizione”.

I dati e i quattro game changer secondo ASviS

I dati del Rapporto descrivono chiaramente l’enorme ritardo dell’Italia nel percorso per raggiungere i 17 Obiettivi dell’Agenda. Scendendo più nel dettaglio emerge che, tra il 2010 e il 2023, il nostro Paese ha registrato peggioramenti per cinque goal: povertà, disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Limitati miglioramenti si rilevano per sei goal: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. I miglioramenti più consistenti riguardano cinque goal: salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione. Infine, l’unico miglioramento molto consistente interessa l’economia circolare. Ma la situazione appare ancora peggiore se si prende in considerazione il divario tra le preoccupazioni della popolazione e l’azione politica. Secondo recenti sondaggi, infatti, nove italiani su dieci sono preoccupati per lo stato degli ecosistemi e il 62% è convinto che il pianeta stia raggiungendo pericolosi punti di rottura e chiede una transizione ecologica più rapida e incisiva, mentre il 93% ritiene che l’Italia debba rafforzare i propri impegni nella lotta al cambiamento climatico. Ma solo il 25% degli intervistati crede che le decisioni del Governo siano prese a beneficio della maggioranza del Paese (contro una media del 39% nei Paesi G20) e solo il 21% pensa che il Governo stia operando pensando alle prospettive del Paese a lungo termine (37% nei Paesi G20.

L’evoluzione di questa situazione, secondo l’ASviS, dipenderà da quattro possibili “game changer”: il primo è legato alla Legge sull’autonomia differenziata che rischia di aggravare le disuguaglianze tra territori, compromettendo la sostenibilità dei conti pubblici e il coordinamento delle politiche gli Obiettivi; il secondo dipende dalle Direttive europee sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese; il terzo deriva dal nuovo Regolamento europeo sul ripristino della natura, che vincola gli Stati membri a ripristinare gli ecosistemi degradati, innescando non solo miglioramenti ambientali ma anche generando nuova e qualificata occupazione, specialmente nelle aree urbane, dove si impone tra l’altro lo stop al consumo di suolo; il quarto e ultimo “game changer” è costituito dalla riforma della Costituzione, avvenuta nel 2022, che introduce tra i principi costituzionali quello di tutelare l’ambiente, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni, e stabilisce che l’attività economica non può svolgersi a danno della salute e dell’ambiente. In questo senso, una recente sentenza della Corte Costituzionale ha affermato che la tutela dell’ambiente è un valore assoluto e, seguendo questa linea, ASviS propone che la futura legislazione sia sottoposta a una valutazione d’impatto generazionale.

Secondo l’Alleanza, inoltre, l’Italia deve attuare con urgenza la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, approvata dal Governo e poi dimenticata, e un Programma per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, mettendo l’attuazione dell’Agenda 2030 al centro delle decisioni politiche. Inoltre, è essenziale rispettare gli accordi internazionali e garantire una gestione sostenibile degli ecosistemi, per contrastare la perdita di biodiversità. In questo contesto si inserisce la necessità di approvare una Legge sul Clima, per guidare il Paese verso la neutralità carbonica entro il 2050.


Giulia Galliano Sacchetto
Giornalista professionista, con alle spalle esperienze in diversi campi, dalla carta stampata al web. Mi piace scrivere di tutto perché credo che le parole siano un’inesauribile fonte di magia.

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