A Brescia il primo data center green

I data center sono strutture sempre più indispensabili, ma estremamente energivore. Per cercare di conciliare questi due aspetti a Brescia è nato il primo data center green. Il progetto porta la firma dell’italiana A2A e della francese Qarnot, specializzata in calcolo ad alte prestazioni (HPC) e nella progettazione di data center a basso impatto, ed è il primo in Italia a integrare un sistema di raffreddamento a liquido collegato direttamente alla rete di teleriscaldamento urbana.
Il data center green che produce calore digitale
L’idea alla base è semplice ma rivoluzionaria: il calore generato dai server non viene disperso, ma recuperato fino a temperature di 65 gradi e immesso nella rete che riscalda abitazioni e edifici pubblici. Una forma di simbiosi tra infrastrutture digitali ed esigenze termiche urbane, che consente di produrre, a regime, 16 GWh l’anno di energia termica pulita. Abbastanza per coprire il fabbisogno di 1.350 appartamenti, evitando l’emissione di 3.500 tonnellate di CO2, l’equivalente di quanto assorbirebbero oltre 22mila alberi.
Il tutto grazie alla tecnologia di Qarnot: le 30 unità computazionali già operative, chiamate QBx, costituiscono il primo step di un progetto che si espanderà nei prossimi due anni, trasformando un ex deposito di carbone della centrale Lamarmora, storica infrastruttura di teleriscaldamento della città lombarda, in una fabbrica di calore digitale.
Proprio il teleriscaldamento è considerato un’importante risorsa per contrastare le emissioni. Secondo uno studio realizzato da A2A con The European House – Ambrosetti e ASviS, può contribuire a ridurre del 50% le emissioni urbane entro il 2050. E la rete bresciana è tra le più avanzate d’Europa, con 684 chilometri di condotte, 22mila clienti, e un mix energetico già oggi composto per l’83% da fonti non fossili, tra cui calore recuperato da termovalorizzatori, acciaierie e accumuli termici. In tal senso, l’aggiunta dei data center rappresenta un ulteriore passo verso un’economia urbana circolare, dove ogni scarto – anche quello digitale – diventa potenziale energia utile.
Quello di Brescia è un ottimo esempio di integrazione fra digitale e sostenibilità, un progetto che apre uno scenario in cui le infrastrutture informatiche, spesso solo consumatrici energivore, diventano risorse attive nel bilancio energetico cittadino, limitando almeno in parte il loro impatto ambientale.