Essenzialmente la metà delle violazioni nell’area EMEA è iniziata internamente, ciò suggerisce un’alta diffusione dell’abuso di privilegi e altri errori umani. In tutta la zona, le cause principali sono errori vari, intrusioni nei sistemi e tecniche di social engineering, che insieme determinano l’87% delle breach analizzate. I tipi di dati compromessi più comunemente sono quelli personali (64%), interni (33%) e credenziali (20%).
La maggior parte delle intrusioni avvenute a livello globale (68%) è determinata da un’azione umana non dolosa, ovvero è generata da una persona che commette un errore o che cade vittima di un attacco di social engineering.
Un miglioramento è stato notato nel riconoscimento degli attacchi: il 20% degli utenti ha identificato e segnalato il phishing durante le simulazioni e l’11% lo ha anche riportato.
“Vi è da sottolineare l’aumento delle autodenunce che è promettente e indica un cambiamento culturale importante: denota una maggiore e più diffusa consapevolezza nella sicurezza informatica tra i dipendenti”, ha dichiarato Sanjiv Gossain, Vicepresidente EMEA di Verizon Business.
A livello globale, lo sfruttamento delle vulnerabilità in qualità di punto di accesso iniziale è aumentato rispetto allo scorso anno, figurando come il 14% del totale delle violazioni. Questa forte crescita è stata determinata principalmente dalla portata e dalla frequenza degli exploit zero-day impiegata da chi sferra attacchi ransomware.
Leanalisi della Cybersecurity Infrastructure and Security Agency (CISA) ha rivelato che, in media, le aziende impiegano 55 giorni per rimediare al 50% delle vulnerabilità critiche dopo il rilascio delle patch e il tempo mediano per rilevare gli sfruttamenti di massa è di cinque giorni.
Una “buona notizia”: l’ascesa dell’intelligenza artificiale (IA) è risultata meno preoccupante rispetto alle sfide nella gestione delle vulnerabilità su larga scala. “L’incapacità da parte delle aziende di applicare patch alle vulnerabilità di base fa sì che i cyber criminali non abbiano bisogno di far progredire rapidamente il loro approccio sull’IA e concentrino l’uso di quest’ultima sull’accelerazione del social engineering” ha commentato Chris Novak, Sr. Director of Cybersecurity Consulting di Verizon Business.
Oltre al marcato uso delle vulnerabilità, dal report emergono altri risultati di rilievo, tra i quali:
– Circa il 32% di tutte le violazioni ha coinvolto una tecnica di estorsione, compreso il ransomware.
– Negli ultimi due anni, circa un quarto (tra il 24% e il 25%) degli incidenti mossi da una motivazione finanziaria ha coinvolto una modalità di pretexting.
– Negli ultimi 10 anni, l’uso di credenziali rubate è comparso in quasi un terzo (31%) di tutte le breach.
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