La fermata dell’autobus? È dove sei tu: basta che lo chiami

Sono in crescita i cosiddetti servizi di mobilità a richiesta che, in pochi click, mettono a disposizione il mezzo più adatto alle esigenze di ciascun passeggero
28 Ottobre 2024 |
Giulia Galliano Sacchetto

Chi, avendo la necessità di muoversi, non ha mai sognato di avere una bacchetta magica per far comparire istantaneamente il mezzo più adatto per raggiungere la destinazione desiderata? Un po’ quello che succede, anche se inavvertitamente, a Harry Potter ne Il prigioniero di Azkaban con l’autobus magico Il Nottetempo. Sicuramente a chi abita nelle grandi città e non utilizza l’auto sarà capitato di dover aspettare, più o meno a lungo, un mezzo di trasporto alternativo (bus, tram, treno e così via). Una situazione che, in caso di trasporti non efficienti o non sufficienti oppure in momenti di eccessiva richiesta, può diventare problematica. Ciò vale soprattutto per le grandi città, dove è praticamente impossibile prendere l’automobile senza restare imbottigliati nel traffico, perdendo tempo prezioso e contribuendo alle emissioni nocive.

La mobilità alternativa ha registrato un’accelerazione negli ultimi anni, quando pubbliche amministrazioni e aziende hanno iniziato a capire che l’auto non doveva più essere concepita come il mezzo di trasporto principe. E in quest’ottica sono andati crescendo servizi di smart e sharing mobility e di MaaS (Mobility as a Service). Ma c’è un’ulteriore parte della mobilità alternativa, ancora poco sviluppata, ma che ha caratteristiche molto interessanti: la mobilità su richiesta, detta anche on demand.

Mobilità on demand, come funziona

La Mobility on demand (Mod) rientra negli On Demand services, ovvero tutti i servizi che consentono, mediante l’utilizzo di piattaforme connesse e soluzioni tecnologiche, di mettere direttamente in contatto consumatori e fornitori di servizi di trasporto in grado di soddisfare immediatamente le loro esigenze di spostamento. Il termine mobilità a richiesta si riferisce a quei servizi di trasporto che non seguono percorsi e orari prestabiliti, ma si attivano su chiamata dell’utente. Questo concetto si applica a una vasta gamma di soluzioni, dai taxi e ride-hailing (come Uber e Lyft) ai servizi di car-sharing, bike-sharing, fino ad autobus o minibus a prenotazione. Tutto ciò viene realizzato grazie all’interconnessione e alla sinergia tra più servizi di trasporto pubblici e privati. Insomma, una nuova forma di mobilità tagliata “su misura” per ogni viaggiatore: l’obiettivo è, infatti, quello di rispondere nel modo migliore, in ogni momento e in ogni luogo, alle esigenze di mobilità degli utenti programmando viaggi più economici, brevi e accessibili a tutti con semplicità.

Proprio come i sopracitati fenomeni di sharing mobility e di Mobility as a Service, la mobilità su richiesta contribuisce al rinnovamento del settore dei trasporti e allo sviluppo delle smart cities, ovvero città intelligenti e interconnesse nelle quali tutti i servizi, a partire dai trasporti, funzionano al meglio e sono in grado di rispondere a 360 gradi alle esigenze dei cittadini.

A differenza dei mezzi di trasporto pubblico tradizionali, che operano su percorsi fissi e orari prestabiliti, la mobilità a richiesta offre una maggiore flessibilità, consentendo agli utenti di decidere quando e dove iniziare e terminare il proprio viaggio. Questo è possibile grazie all’utilizzo di app e piattaforme digitali, che permettono di ottimizzare i percorsi e di ridurre i tempi di attesa e i costi, migliorando l’esperienza complessiva dell’utente. Una piattaforma Mod consente ad ogni viaggiatore di scegliere qual è la soluzione di viaggio migliore per le proprie esigenze: può consigliare dunque la via più breve, oppure quella più economica o ancora quella più sostenibile.

Inoltre, i servizi di Mobility on demand consentono di semplificare la prenotazione e il pagamento del viaggio: basti pensare ai servizi di car sharing, che permettono ai viaggiatori di trovare un’auto nelle vicinanze e di prenotarla pagandola direttamente con lo smartphone. E proprio come la sharing mobility, anche la mobility on demand contribuisce a rivoluzionare il mondo dei trasporti trasformando auto, biciclette e scooter, tradizionalmente concepiti come beni di proprietà, in servizi condivisi.

Nella mobilità on demand rientra anche il cosiddetto trasporto a chiamata, che offre diversi gradi di flessibilità: in quello massimo, l’utente segnala il percorso che deve compiere a un sistema che utilizza una flotta di mezzi pubblici di piccole dimensioni, come i minibus. Sulla base delle diverse richieste, il sistema individua il miglior percorso per il mezzo, che così porta un certo numero di viaggiatori a destinazione nel minor tempo possibile, con un risparmio anche in termini di emissioni. I modelli utilizzati per gestire tali sistemi sono adattabili anche al trasporto delle merci, seppur con un livello di rigidità leggermente maggiore. In generale, questi sistemi cercano di soddisfare due esigenze contrapposte: da un lato la minimizzazione dei costi operativi (che possono lievitare nel caso di massima flessibilità), dall’altro la massimizzazione del livello di servizio offerto all’utente (che diminuisce se i tempi di attesa o di spostamento si allungano). Per gestire tali sistemi occorrono algoritmi e tecnologie avanzati: tra gli strumenti utilizzati ci sono i sistemi e i prodotti software per la pianificazione e gestione del servizio, i sistemi satellitari Gps per la localizzazione dei veicoli, quelli di telecomunicazione (basati su rete radio privata o reti pubbliche GSM, GPRS, UMTS) e i sistemi informatici GIS per la gestione delle informazioni territoriali.

Nel trasporto pubblico a chiamata si possono identificare differenti modelli di servizio, in base alla flessibilità concessa ed alla complessità del sistema: la linea fissa a prenotazione, con percorsi definiti ma corse effettuate solo in presenza di prenotazioni; la linea fissa con deviazioni, analoga al precedente, ma qui sono ammesse piccole deviazioni sul percorso predefinito; il modello “molti ad uno”, che raccoglie i passeggeri in punti diversi e li conduce verso una stessa destinazione; il modello “molti a molti”, che offre la flessibilità più completa sia in origine che in destinazione.

Flessibilità vs regolamentazione

La capacità della mobilità a richiesta di offrire un servizio personalizzato è un vantaggio di cui possono beneficiare anche le aree meno popolate, dove i trasporti pubblici tradizionali sono meno frequenti e meno efficienti. Un altro beneficio significativo è la riduzione dell’impatto ambientale: i servizi di mobilità a richiesta, specialmente quelli basati su veicoli elettrici o a basse emissioni, contribuiscono a ridurre la congestione del traffico e le emissioni di gas serra. Inoltre, l’ottimizzazione dei percorsi, resa possibile da algoritmi avanzati, consente di diminuire i chilometri percorsi e, di conseguenza, il consumo di carburante. La mobilità a richiesta può anche migliorare l’efficienza economica del trasporto: offrendo soluzioni più flessibili, le aziende possono ottimizzare l’utilizzo delle risorse, riducendo i costi operativi. Questo è particolarmente vero per i servizi di car-sharing e ride-hailing, che possono distribuire i costi tra più utenti, rendendo il trasporto più accessibile anche in termini di prezzo.

Non è però tutto rose e fiori. Ci sono ancora, infatti, diversi punti critici della mobilità on demand. Uno dei principali riguarda la regolamentazione e la concorrenza con i tradizionali servizi di trasporto pubblico. I servizi di ride-hailing hanno sollevato preoccupazioni tra i conducenti di taxi, che vedono minacciato il loro modello di business: le autorità locali devono trovare un equilibrio tra l’innovazione e la protezione dei diritti dei lavoratori. Un’altra criticità riguarda la sostenibilità economica di questi servizi. Molti dei modelli di business attuali si basano su tariffe sussidiate o su ingenti investimenti di capitali di rischio, che potrebbero non essere sostenibili a lungo termine. Questo solleva dubbi sulla capacità di tali servizi di mantenere, nel tempo, prezzi accessibili e competitivi senza sacrificare la qualità o la disponibilità del servizio.

Per cercare di superare almeno in parte questi limiti è fondamentale integrare la mobilità a richiesta con i sistemi di trasporto pubblico esistenti. Questa integrazione può assumere diverse forme, come la condivisione delle informazioni tra le piattaforme digitali di mobilità a richiesta e le autorità del trasporto pubblico, l’adozione di tariffe integrate, o la creazione di hub di mobilità dove i diversi mezzi di trasporto sono facilmente accessibili. Proprio a quest’ultima opzione appartengono alcuni casi di successo rappresentati dalle soluzioni di “first mile/last mile”, in cui i servizi di mobilità a richiesta colmano le lacune nel trasporto pubblico, permettendo agli utenti di raggiungere facilmente le fermate degli autobus o delle metropolitane. In questo modo, si crea un sistema di trasporto più coeso ed efficiente, che può aumentare l’adozione del trasporto pubblico e ridurre la dipendenza dai veicoli privati.

Viaggiare a richiesta nel Belpaese

Un caso di successo tutto italiano è quello di Busforfun, azienda nata nel 2015 a Montebelluna in provincia di Treviso, e con sede a Marghera. L’obiettivo iniziale era quello di consentire alle persone di recarsi ad eventi (concerti, manifestazioni sportive e così via) prenotando un posto su un autobus. Un’attività entrata in crisi con il Covid, ma che nonostante il lockdown è riuscita a farsi finanziare un aumento di capitale da 500mila euro dal Gruppo Fnm, società italiana attiva nel settore della mobilità integrata. La ragione di questo finanziamento va ricercata nell’adattamento del modello di business alle mutate esigenze del mercato e nell’interesse per il pendolarismo. Busforfun ha, infatti, fronteggiato l’emergenza Covid lanciando nuovi servizi di navette prenotabili online per aziende, scuole e altri enti, con l’obiettivo, questa volta, di diventare il punto di riferimento per i trasporti casa – lavoro e casa – scuola. Un successo che si è tradotto, due anni fa, nell’acquisizione di Busrapido, società di noleggio di bus con autista.

Più recentemente è stata la Città metropolitana di Reggio Calabria a mettere a punto un servizio di mobilità sociale a chiamata. Omnibus viene attivato nel periodo estivo, ed è destinato per la prima fase sperimentale alle aree territoriali della Grecanica e dell’Aspromonte tirrenico. Si tratta di un intervento inserito nell’ambito del progetto Aspromonte in città, finanziato dal Pnrr con circa 2,5 milioni di euro, compresi i mezzi da acquistare. Il servizio si rivolge ai cittadini delle aree a domanda debole, dove le alternative sono poche, e ha l’obiettivo di riconnettere queste persone con il resto dell’area metropolitana. Tra le finalità del servizio c’è infatti anche quella di sviluppare una rete di trasporto pubblico più capillare, rispondendo ai fabbisogni di mobilità delle aree meno collegate, e creando maggiori connessioni nel tessuto sociale ed economico. Omnibus si configura come un’alternativa all’auto privata, che spesso, nelle aree marginali, è l’unico mezzo disponibile per gli spostamenti. Oppure il più economico. Non è pensabile, infatti, che chi vive in condizioni di indigenza possa permettersi di viaggiare in taxi o con altri mezzi costosi, anche se in sharing. E, infatti, i costi di Omnibus sono contenuti, in linea con le esigenze socioeconomiche dei potenziali clienti. Il servizio punta, inoltre, a sviluppare, dove possibile, un’integrazione con autobus e treni. Omnibus è gestito e reso disponibile e prenotabile dai cittadini tramite piattaforme digitali e in alternativa con un apposito call center.

Anche il Molise ha avviato un servizio di mobilità su richiesta, fatto di minibus gratuiti prenotabili tramite un’applicazione o telefonicamente. Il servizio si chiama Il Tuo Bus ed è il primo del suo genere nella Regione. Si basa su un algoritmo di Ioki, azienda tecnologica molto attiva nel supporto alla mobilità. Il servizio collega i quattro comuni limitrofi di San Biase, Sant’Angelo Limosano, Limosano e Montagano, offrendo ai residenti un servizio di trasporto pubblico flessibile, che scoraggia l’uso dell’auto privata. Tutto questo, oltre a proteggere l’ambiente, consente di ridurre il traffico, rendendo i paesi più vivibili, anche per le persone fragili, come bambini e anziani. Il servizio può essere prenotato ogni giorno e, per una maggiore sicurezza di pianificazione, è possibile effettuare prenotazioni anticipate fino alle 17 del giorno precedente. I passeggeri possono selezionare il punto di partenza e la destinazione desiderata all’interno dei quattro comuni e l’app mostra quando il viaggio può essere effettuato.

A Milano da diversi anni è attivo il Radiobus. Nato nel 2000 è un servizio offerto dall’Atm che, inizialmente, copriva solo alcune zone della città. In seguito, è stato esteso alla quasi totalità del capoluogo lombardo, offrendo un servizio a metà strada tra il normale trasporto pubblico e il servizio di taxi. Dopo un iniziale successo, i costi di gestione ne hanno però imposto una rivisitazione: la scelta è stata quella di abbandonare il servizio nelle aree centrali per focalizzarlo nei quartieri di periferia, meno serviti dai mezzi pubblici ordinari, realizzando il cosiddetto Radiobus di quartiere. Il servizio utilizza speciali autobus di piccole dimensioni da una ventina di posti, attrezzati per il trasporto dei diversamente abili. Nella precedente versione, questi veicoli assicuravano gli spostamenti, durante la serata, ai viaggiatori che ne facevano richiesta tramite app Atm o numero di telefono: in questo modo si prenotava il passaggio del radiobus nelle vicinanze della propria abitazione. Comunicando il punto di partenza e quello di destinazione, lo speciale autobus passava a prendere i passeggeri, che così non dovevano effettuare i trasbordi che sarebbero stati necessari sulle linee autofilotranviarie o metropolitane dell’Atm. Dal 2010 è in vigore una nuova declinazione del servizio Radiobus, che offre un servizio di bus a chiamata all’interno di alcuni quartieri, che segue un percorso prestabilito con orari fissi sulla falsariga di una normale linea di autobus, con capolinea in punti strategici del quartiere, cui però è possibile aggiungere punti di partenza e di destinazione a richiesta tramite prenotazione telefonica o tramite l’app Atm. Le sue partenze sono coordinate con l’arrivo delle principali linee del quartiere. Il Radiobus di quartiere è attivo dalle 22 alle 2 di notte, per disincentivare l’utilizzo delle auto private e supplire parzialmente alla mancanza di mezzi di trasporto pubblico in quegli orari. Si tratta di un servizio accessibile anche dal punto di vista economico: può essere utilizzato, infatti, con il classico biglietto dell’Atm.

I veicoli multiuso

Un’ulteriore evoluzione della mobilità a richiesta è quella dei veicoli multiuso, ovvero mezzi in grado di mutare aspetto e funzionalità a seconda delle esigenze di chi li utilizza. Uno dei progetti più interessanti arriva dalla Corea e si propone di creare veicoli che funzionano come una bolla di sapone, apparendo e scomparendo, adattandosi istantaneamente alle esigenze dei cittadini. Il suo nome è Bubblic Public ed è nato dalla collaborazione tra due realtà coreane all’avanguardia nel campo del design e della mobilità, Move Lab e ID+IM Design Lab. Un mezzo che promette di rivoluzionare il trasporto pubblico on-demand. L’idea, come intuibile anche dal nome, trae ispirazione dalle bolle, per loro natura delicate ma adattabili. L’estrema flessibilità di Bubblic Public è possibile grazie al suo design unico a modulo singolo: esso è composto, infatti, da un telaio estensibile, ispirato al bambù e con un profilo leggermente curvo che si integra nell’ambiente, oltre a bolle modulari che permettono diverse configurazioni del mezzo. Gli interni sono estremamente mobili, per spostarsi e creare spazi diversi, destinati alle esigenze più varie, dal trasportare passeggeri nelle ore di punta fino al consegnare merci durante la notte. Grazie alle sue caratteristiche Bubblic Public può trasformarsi in pochi istanti da veicolo per il trasporto pubblico a mezzo logistico, offrendo una versatilità senza precedenti nella mobilità urbana. Addirittura, i moduli possono essere usati come fattoria mobile o come orti urbani. Ma la rivoluzione di Bubblic Public non riguarda solo il mezzo in sé, ma anche le infrastrutture: questo veicolo, infatti, funziona egregiamente su quelle esistenti non rendendo dunque necessaria la costruzione di nuove, con il conseguente consumo di suolo. Anche l’utilizzo di questi moduli è estremamente semplice: si prenotano e si configurano tramite un’applicazione (in una logica, appunto, on demand) e in pochi minuti si ha a disposizione il veicolo di cui si ha bisogno, che sia un bus per andare in stazione o un orto da cui prendere delle verdure fresche. Al termine del percorso (o della commissione) si scende, e il modulo se ne torna da dove è venuto, come una bolla che svanisce nel nulla. Va da sé che se ben utilizzato Bubblic Public potrebbe avere un impatto significativo sulla vita urbana, riducendo il traffico e l’inquinamento, e creando spazi urbani più flessibili e vivibili.

Un altro progetto futuristico di veicoli multiuso viene dallo studio di design Arrival, che ha già collaborato con importanti player nel settore automotive, tra cui Volvo. Lo studio ha messo a punto Ant, un moderno camaleontico veicolo elettrico in grado di cambiare sia forma che dimensioni: per esempio, un giorno può trasportare passeggeri e il giorno successivo può trasformarsi in un portapacchi per carichi pesanti. Questa estrema flessibilità deriva dalla filosofia stessa con cui è stato concepito Ant, ovvero come una piattaforma modulare. Infatti, il cuore del progetto dei designer Mingwei Liu e Benjamin Miller sono i diversi moduli che possono essere agganciati al veicolo elettrico su richiesta. Ant è stato sviluppato pensando a scenari urbani sofisticati e caotici, come quello di Londra, citata dagli stessi designer. Il design è ultra-personalizzabile per affrontare sia strade principali (magari trasportando carichi pesanti) che vie strette, dove è più funzionale un mezzo di trasporto con dimensioni ridotte. Un progetto che va oltre le mere esigenze di pendolarismo, concentrandosi anche sull’utilità dei veicoli: i designer hanno, infatti, considerato, anche le esigenze di negozianti, fornitori di consegne, imballatori e traslocatori, imprenditori, venditori, ristoratori e altri ancora.

La direzione verso cui spingono soluzioni come queste è quella di una mobilità urbana più adattabile, sostenibile e in sintonia con le mutevoli esigenze dei cittadini. Uno scenario con indubbi benefici che, però, per essere raggiunto, necessita di un cambiamento nel modo di pensare sia la mobilità sia la logistica negli ambienti urbani, spostando l’asticella del possibile un po’ più in alto.

Box Spostarsi in Europa on demand

Anche in Europa vi sono diversi esempi di successo di mobilità on demand.

Uno dei paesi più attivi è la Germania. Ad Amburgo Volkswagen ha lanciato MOIA, un servizio di ride-sharing composto da navette elettriche condivise che gli utenti possono prenotare tramite un’app mobile. MOIA combina le richieste di viaggio di più passeggeri che si muovono in direzioni simili, ottimizzando i percorsi per ridurre i tempi di viaggio e le emissioni. Questo servizio è pensato per integrare i trasporti pubblici tradizionali, offrendo un’opzione conveniente per il “first mile/last mile”, cioè per coprire i tratti iniziali o finali di un viaggio. A Berlino c’è BerlKönig, un servizio di ride-pooling gestito dalla compagnia di trasporti pubblici della capitale tedesca (BVG). Il servizio opera principalmente nelle ore notturne e nelle aree meno servite dai mezzi pubblici tradizionali. Gli utenti possono prenotare un viaggio tramite un’app, e il sistema combina le richieste di passeggeri che si dirigono verso destinazioni simili, riducendo così i costi e l’impatto ambientale. Infine, in varie città tedesche è attiva la già citata Ioki, una piattaforma sviluppata da Deutsche Bahn, che offre servizi di trasporto a richiesta. La sua particolarità è l’integrazione con i trasporti pubblici locali: il servizio consente agli utenti di prenotare navette che li portano direttamente alle stazioni ferroviarie o degli autobus, facilitando l’integrazione tra la mobilità a richiesta e il trasporto pubblico. Alcuni dei veicoli utilizzati sono elettrici, contribuendo alla sostenibilità del servizio.

In diverse città della Francia e del Belgio, tra cui Parigi e Bruxelles, è attiva Heetch, una piattaforma di ride-hailing, simile a Uber, ma che si concentra principalmente su fasce orarie notturne e su un target di giovani utenti. Heetch offre una modalità di trasporto accessibile, spesso in aree o in orari in cui i trasporti pubblici sono limitati.

Anche il Regno Unito ha attivato diversi servizi di mobilità on demand. Uno di questi è ViaVan, attivo a Londra ma anche ad Amsterdam: si tratta di una joint venture tra Via, una startup tecnologica americana, e Mercedes-Benz Vans. Il servizio offre una modalità di trasporto condiviso simile a quella della citata MOIA. ViaVan consente agli utenti di prenotare viaggi in minibus condivisi tramite un’app, con percorsi ottimizzati in tempo reale per raccogliere e lasciare i passeggeri lungo un tragitto comune. L’obiettivo è ridurre il numero di veicoli in strada, decongestionare il traffico e migliorare la sostenibilità urbana. Sempre a Londra è possibile usufruire di Uber Boat, un servizio che è anche un esempio di mobilità a richiesta su acqua. Uber Boat, in collaborazione con Thames Clippers, offre un servizio di traghetto sul fiume Tamigi, che può essere prenotato tramite l’app Uber. Uber Boat può fermarsi in 21 moli di Londra a recuperare i suoi passeggeri on demand. Rimanendo oltremanica vale la pena citare anche Chariot, un servizio di navetta a richiesta di successo negli Stati Uniti operato da Ford, che funzionava tramite prenotazioni fatte con un’app e offriva percorsi flessibili che collegavano le zone periferiche con le principali aree di interesse, come le stazioni ferroviarie, aiutando a colmare le lacune del trasporto pubblico tradizionale. A Londra, Chariot è stato chiuso nel 2019, ma rimane comunque uno degli esempi pionieristici di mobilità a richiesta in Europa. Come Chariot anche PickMeUp è stato un servizio di trasporto a richiesta molto usato ma ad ora chiuso. Attivo nella città di Oxford, permetteva agli utenti di prenotare minibus tramite un’app mobile. Il servizio operava su una vasta area della città, offrendo un’alternativa ai taxi e agli autobus per spostarsi rapidamente e comodamente, soprattutto nelle aree meno servite dai trasporti pubblici tradizionali. Questi due esempi evidenziano le difficoltà con cui si scontra la definitiva affermazione di questa innovativa modalità di trasporto, legate essenzialmente a una questione di costi. Si tratta di stabilire che valore attribuire ai benefici ambientali, al di là di quelli per gli spostamenti dei cittadini: una scelta che determinerà il futuro della mobilità a richiesta.


Giulia Galliano Sacchetto
Giornalista professionista, con alle spalle esperienze in diversi campi, dalla carta stampata al web. Mi piace scrivere di tutto perché credo che le parole siano un’inesauribile fonte di magia.

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