Le nuove Case delle tecnologie emergenti

Matera, Torino, Roma, Bari, Prato e L’Aquila le città che ospiteranno i centri per il trasferimento tecnologico sul territorio a supporto delle PMI e start-up. Iniziativa finanziata complessivamente con 40 milioni di euro dal Ministero dello Sviluppo economico (MISE)
9 Settembre 2021 |
Claudia Luise

Era il 13 aprile 2019. L’allora ministro allo Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, all’epoca del primo governo guidato da Giuseppe Conte, arrivò a Torino e annunciò un’idea nuova: la “Casa delle tecnologie emergenti”. Un progetto ancora poco chiaro, che doveva arrivare direttamente a Torino per riqualificare un palazzo occupato dai centri sociali e da poco sgomberato dalla sindaca, nonché sua collega di partito, Chiara Appendino. Praticamente il governo destinava direttamente al Comune di Torino 7 milioni e mezzo di euro, che dovevano servire a ristrutturare l’edificio e a creare un incubatore diffuso su tutta la città e condiviso con il territorio sul 5G, il cloud e il ciber security. Quell’idea iniziale nel tempo si è totalmente trasformata. E solo la vigilia di Natale 2020 ha preso davvero corpo. Innanzitutto il primo stanziamento, da 15 milioni, è arrivato per Matera direttamente dal Mise a novembre del 2019. Le altre città, invece, hanno dovuto partecipare ad un bando. In totale il Ministero dello Sviluppo Economico ha stanziato 25 milioni di euro per realizzare nuove Case delle Tecnologie Emergenti oltre che a Matera in altre cinque città italiane: Torino, Roma, Bari, Prato e l’Aquila. Il Mise ha anche pubblicato la graduatoria con l’elenco dei progetti presentati dalle varie città e quelli ammessi al finanziamento. Sono nove le città che hanno presentato un progetto per la Casa delle Tecnologie Emergenti. Ma, in considerazione dello stanziamento disponibile, sono stati ammessi al finanziamento solo i primi cinque progetti classificati. La graduatoria pubblicata dal Mise, in base al punteggio complessivo conseguito da ciascuna proposta progettuale, vede al primo posto il Comune di Torino, seguito dal Comune di Roma e dal Comune di Bari, che completa il podio. Al quarto posto della classifica troviamo il Comune di Prato e al quinto il Comune dell’Aquila. Chiudono la classifica, senza ottenere il finanziamento, il Comune di Genova, al sesto posto; il Comune di Catania al settimo; il Comune di Milano all’ottavo posto; mentre al nono e ultimo posto c’è il Comune di Cagliari. L’iniziativa rientra nel Programma di supporto alle tecnologie emergenti, con il quale il Ministero finanzia la realizzazione sul territorio di centri di trasferimento tecnologico volti a supportare progetti di ricerca e sperimentazione verso Pmi e start-up, con l’utilizzo di Blockchain, Internet of Things e intelligenza artificiale, collegati allo sviluppo delle reti di nuova generazione 5G. “Con la selezione di questi 5 ulteriori progetti siamo pronti a costituire una rete di Case delle Tecnologie, da nord a sud del Paese, con l’obiettivo di offrire spazi fisici a trazione digitale per PMI e start-up, in cui sarà possibile coniugare le competenze scientifiche delle Università e dei Centri di Ricerca con le esigenze del tessuto imprenditoriale e dei settori strategici al fine di aumentare la competitività dei territori e di favorirne il rilancio grazie allo sviluppo delle tecnologie innovative”, aveva dichiarato l’allora sottosegretario con delega alle politiche digitali Mirella Liuzzi. Il Piano è finanziato da risorse del Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020 come previsto dal Piano di investimenti per la diffusione della banda ultra larga. Il programma è diviso in due assi di intervento tra loro sinergici: il primo è proprio la rete di case delle tecnologie mentre il secondo riguarda progetti di ricerca e sviluppo. Per il primo asse sono a disposizione in totale appunto 40 milioni di cui 15 già assegnati e gli altri da distribuire in base alle richieste delle città. Il secondo asse, invece, prevede che le Pubbliche amministrazioni, gli Enti pubblici, le Agenzie, gli Enti di ricerca e le Università, possano candidarsi per la realizzazione di specifici progetti di sperimentazione e ricerca, orientati all’utilizzo delle tecnologie emergenti, attuati attraverso la cooperazione tra più soggetti, in collaborazione con gli operatori titolari di frequenze utilizzabili per il 5G. I progetti oggetto di finanziamento in questo asse, che ha una dotazione complessiva di 5 milioni, devono avere caratteristiche di sostenibilità e replicabilità sul territorio nazionale. È possibile la partecipazione di soggetti privati funzionali all’utilizzo di infrastrutture o servizi necessari all’attuazione del progetto.
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Matera: La città dei Sassi diventa il primo laboratorio per le tecnologie emergenti

Un laboratorio urbano per le tecnologie emergenti: Intelligenza Artificiale (AI), Blockchain, Internet delle Cose (IoT) e 5G, dove le conoscenze teoriche (sapere), le ricerche applicate e le sperimentazioni progettuali (saper fare), sono finalizzate al radicamento, sul territorio, di operatori in grado di affrontare e governare progetti innovativi orientati al trasferimento tecnologico. Un processo di innovazione che è reso possibile dalla Casa delle tecnologie emergenti e che si lega ad una convinta valorizzazione delle caratteristiche uniche della città di Matera. “La realizzazione della Casa delle tecnologie emergenti rappresenta l’opportunità di trasformare Matera in un centro di riferimento internazionale per l’applicazione in ambito urbano delle tecnologie innovative – afferma il sindaco, Domenico Bennardi -. E’ un obiettivo ambizioso al quale l’Amministrazione comunale sta dedicando energia e risorse per fare in modo – aggiunge il sindaco – che il piano promosso di concerto con il ministero dello Sviluppo economico abbia attuazione quanto prima. Questo programma potrà avere effetti diretti sulla nostra comunità, perché insieme alle grandi imprese e ai centri di ricerca, nasceranno startup e, grazie al trasferimento tecnologico, potranno crescere le piccole e medie aziende”.

“Così come negli anni ’50 Matera è stata una città laboratorio per l’architettura – spiega il vice sindaco e assessore all’Innovazione Alberto Acito – con la Casa delle tecnologie emergenti la città dei Sassi diviene un laboratorio urbano per l’innovazione e si apre al futuro si apre al futuro, alla ricerca e alla sperimentazione che porteranno alla creazione di startup locali e favoriranno il trasferimento tecnologico verso il tessuto delle PMI di Matera. La sua missione è quella di contaminare, partendo proprio dalla città dei Sassi, nuove possibilità di sviluppo per il territorio locale e nazionale attraverso le nuove tecnologie digitali”.

La Casa delle tecnologie emergenti di Matera (CteMt) istituita su progetto redatto dal Comune di Matera a fine 2019, in collaborazione con CNR, Politecnico di Bari, Università della Basilicata, è stata approvata e finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) con una dotazione di 15 milioni di euro. Finanziamento che prevede anche la costruzione della Casa delle Tecnologie emergenti, un fabbricato di 400 mq che avrà anche un’area scoperta, di 6000 mq, destinata allo sviluppo del “giardino delle tecnologie”.

“In attesa in attesa che la sede di via Maiorana venga realizzata, le attività della CteMt hanno preso avvio nell’hub tecnologico di San Rocco – prosegue il vice sindaco Acito – il villaggio digitale di piazza San Giovanni ospita le prime attività della CteMt con l’attivazione dei primi cinque laboratori. L’hub di San Rocco sarà poi connesso agli altri nodi tecnologici, fra la città nuova e gli antichi rioni Sassi, in cui far convergere aziende, startup nazionali ed internazionali.  Vogliamo realizzare un’infrastruttura tecnologica urbana che, oltre a favorire la creazione di nuove competenze, possa essere dare modo a giovani, professionisti e aziende di sperimentare, testare e sviluppare servizi e progetti innovativi orientati al trasferimento tecnologico”.

Questo trasferimento avverrà all’interno di Laboratori di Innovazione, che intercettano le nuove tecnologie e diventano spazio aperto per lo sviluppo ed il testing di nuove opportunità di mercato. Sono in avanzata fase di realizzazione il Lab Giardino delle Tecnologie Emergenti, rivolto alla realizzazione di uno use case in grado di testare e sviluppare sistemi di irrigazione intelligente a rateo variabile; il Lab Sperimentazione 3D Video Capture AR/VR e Mixed Reality, che nelle tecnologie digitali legate all’immersione ed all’interazione avanzata intercetta la naturale vocazione di Matera verso l’industria creativa e culturale; il Lab Blockchain e QKD,  che fornisce soluzioni intrinsecamente sicure (quantum cybersecurity) nella protezione delle informazioni all’interno della Blockchain, tecnologia molto adottata nella finanza decentralizzata che guarda a scenari finanziari come il trading e gli scambi monetari;  il Lab Robotica 3D, per lo sviluppo di sistemi di produzione 3D con materiali viscosi e stampa metallica BMD offrendo un contesto che va dalla progettazione alla prototipazione, alla produzione e all’assemblaggio, alla manutenzione approfondita, dove le tecnologie digitali sono un vantaggio per la realizzazione e gestione di processi industriali complessi; al Lab Gemello Digitale di Matera, che realizza interventi “hardware”, consistenti nella realizzazione di un’infrastruttura tecnologica per l’acquisizione di dati e di informazioni derivanti dai diversi livelli di cui si compone l’organismo urbano, e interventi “software”, che mediante l’analisi, la gestione e l’elaborazione dei dati, consente di elaborare modelli, sistemi e servizi innovativi. Dati, applicativi e servizi sono resi accessibili a start-up che intendono sviluppare servizi e prodotti negli ambiti di innovazione del progetto.

Lo sforzo tecnologico è accompagnato da un sistema integrato innovativo di promozione e sviluppo del pensiero creativo e competenze di base STEM nel sistema città di Matera, e da un piano formativo allineato con le esigenze delle aziende derivanti dall’analisi sistematica dei fabbisogni o da specifiche richieste. Sono stati attivati contatti diretti con le imprese attraverso audit tecnologici, volti all’individuazione di specifiche esigenze di tecnologia e di innovazione, e sono in corso di definizione progetti di collaborazione tra CteMt ed imprese per la realizzazione di percorsi formativi per le imprese presenti nel territorio. La CteMt ha promosso un accordo quadro con l’Università di Napoli Federico II per promuovere sul territorio modalità di formazione legate a sviluppi verticali del tipo Academy, mirando non solo a consolidare il gap formativo ma anche a raggiungere obiettivi di business delle aziende interessate. È in fase di definizione il sistema di goverrnance mista che sia espressione concreta della learning organization per ottimizzare il dialogo tra i tradizionali “laboratori” di produzione della conoscenza (università, scuole, centri di ricerca) ed il mondo delle imprese e del business.

Il modello formativo sullo stile developer Academy viene subito implementato con un mini-percorso che punta allo sviluppo di codici Blockchain per un (primo) possibile utilizzo in servizi utili alla pubblica amministrazione. Il corso verrà tenuto tra luglio e settembre 2021 presso gli spazi CteMt nell’Hub Digitale S. Rocco, Laboratorio di Innovazione “QKD & Blockchain” e svilupperà un primo verticale mirato allo sviluppo di un software BC da utilizzare in servizi welfare per l’accesso agli asili nido comunali. Tale iniziativa, all’insegna di un contesto di contaminazione creativa e digitale (focusing sulle tecnologie) su temi di BC, è rivolto principalmente a studenti universitari e stakeholder del territorio (contaminazione territoriale) interessati alle future attività del Laboratorio (contaminazione territoriale). Lo sviluppo di una prima realizzazione di prototipo applicativo sulla base delle tecnologie messe a disposizione dalla CteMt, si avvarrà non solo del supporto dei partner scientifici della CteMt ma anche di un ambiente sandbox messo a disposizione da Ernst & Young, che ha siglato un accordo di collaborazione con la Cte di Matera.
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Cte-Next: il progetto di Torino

Nonostante Matera sia partita prima, è a Torino che è stata inaugurata e resa operativa, il sei luglio, la prima Casa delle tecnologie emergenti, un progetto fortemente voluto dal Comune e finanziato solo in parte dal Governo che mira a sfruttare l’opportunità di caratterizzare la città come un grande centro di open innovation che sia in grado di attrarre i progetti in materia di soluzioni per le Smart cities e la Smart mobility. Torino è anche la città che si è classificata prima al bando del Mise e che già aveva iniziato a sviluppare l’idea dopo il primo annuncio di Di Maio. La sede principale è nei nuovi spazi del Csi in corso Unione Sovietica, oltre a ramificazioni in altre zone: dal competence center per la nuova manifattura CIM 4.0 a Mirafiori, al Dora Lab e lungo le sponde del fiume Po dove saranno installati sensori per la sperimentazione di tecnologie innovative. «Cte Next – ha commentato la sindaca Chiara Appendino – consentirà di realizzare nella nostra città un centro di trasferimento tecnologico diffuso sulle tecnologie emergenti in settori individuati come strategici per il territorio torinese: mobilità intelligente, industria 4.0 e servizi urbani innovativi».

L’obiettivo di “Cte Next”, quindi, è quello di realizzare a Torino, in stretta collaborazione con gli atenei, un centro di trasferimento tecnologico diffuso sulle tecnologie emergenti legate al 5G in settori verticali strategici per il territorio. Il tutto creando un ambiente “attrattivo e generativo” per startup e Pmi provenienti anche dall’estero, nel più ampio quadro di “Torino City Lab”, la politica di innovazione della Città di Torino. Per raggiungere questo obiettivo, Cte Next oltre a mettere a disposizione luoghi e asset per la ricerca applicata e il testing realizzerà un’infrastruttura tecnologica multiservizio diffusa e utilizzabile on-demand da startup, Pmi e dai partner per esigenze di sviluppo e dimostrazione delle soluzioni innovative nei diversi verticali.

I fondi a disposizione sono 14 milioni, 7,5 dei quali richiesti dal capoluogo piemontese al Mise oltre ai 6 milioni di euro messi a disposizione dai partner coinvolti nell’iniziativa. Quattro i temi che verranno affrontati. Il primo è Smart Road che comprende veicoli connessi, guida autonoma e i sistemi e le infrastrutture a supporto. Il secondo punto è “Urban Air Mobility” quindi servizi di trasporto, monitoraggio, sorveglianza, integrazione della mobilità di aria e di terra. Il terzo è “Industry4.0” ovvero macchine connesse, supply chain estesa, relazione con i clienti. L’ultimo è “Innovative Urban Services”: servizi al cittadino e gestione degli spazi urbani. Oltre alla Città di Torino che è capofila, il partenariato è costituito da ulteriori 12 organizzazioni:  Politecnico di Torino, Università di Torino, Links, CIM4.0, I3P, 2i3T, Csi, 5T, Torino Wireless, Digital Magics, Talent Garden e Tim, tutte organizzazioni che sono anche partner di Torino City Lab. Il nodo centrale del progetto, quindi, sarà al Csi Piemonte dove sono in corso i lavori di ristrutturazione per trasformarlo in uno spazio aperto alla sperimentazione, dove coinvolgere anche la cittadinanza. I temi su cui lavorerà il Consorzio sono intelligenza artificiale e blockchain, mettendo anche a disposizione personale qualificato. “Siamo riusciti a partecipare al bando del governo in piena pandemia, con scadenza a luglio. Il budget complessivo era di 25 milioni in quattro anni per tutta Italia, noi siamo stati la prima città e ne abbiamo chiesti 7,5. Roma, che si è classificata seconda, ha chiesto 5 milioni. Secondo il nostro progetto la città farà da collettore delle risorse che poi verranno distribuite tra i partner. La notizia della vittoria del bando ci è arrivata il 24 dicembre e poi siamo partiti”, commenta l’assessore all’Innovazione della Città di Torino, Marco Pironti. Dei fondi, oltre un milione sarà dedicato a bandi per supportare le aziende che vorranno venire a Torino e sviluppare innovazione. “La Casa centrale al Csi, a cui si aggiungono altre otto sedi, sarà uno spazio per convegni e sperimentazione. I cittadini potranno venire qui a toccare cosa sarà la tecnologia di domani. Uno scopo è anche attrarre soggetti dall’estero per la fase di test”, aggiunge Pironti. E Pietro Pacini, direttore generale del Csi Piemonte, sottolinea la volontà del consorzio, che si occupa di sviluppare assi di ricerca innovativi ed è composto da 126 soci, di rigenerare i suoi spazi al servizio della collettività. “È uno spazio storico della città che il Csi ha in concessione. Avevamo già pensato a questo luogo come coworking e spazi di sperimentazione e questa occasione è importante perché possiamo davvero contribuire – dichiara Pacini – con quello sguardo al futuro necessario per la Pa”. Torino Wireless, come spiega la direttrice, Laura Morgagni, avrà “il ruolo di accompagnamento delle pmi e di facilitare i progetti di trasferimento tecnologico a partire dai bisogni delle imprese, rendendo semplici da usare e sperimentabili sulla città le migliori innovazioni tecnologiche che verranno proposte. Avremo anche il compito di testare dal vivo i servizi urbani innovativi, per essere sempre più vicini ai cittadini e alle imprese. Infine accompagneremo aziende, enti e cittadini a fruire dei servizi della Casa”. Lo scopo di Cte Next è anche attrarre imprese e startup dall’estero mentre 5T, che ha già il ruolo di sviluppare una mobilità sostenibile sul territorio, sarà focalizzata proprio sulle smart road.

Tra gli altri enti coinvolti, Talent Garden, ad esempio, metterà a disposizione gli spazi e organizzerà incontri sia fisici sia virtuali anche attraverso la Innovation School che ha fondato nel 2015. Uno spazio sarà dedicato anche ai bambini che potranno approfondire il coding. Per realizzare il percorso di attrazione e accelerazione verrà coinvolto Digital Magics, incubatore di impresa guidato dal presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay. In questo progetto sono stati immaginati due cicli di accelerazione: uno in partenza a gennaio 2022, un secondo a partire da gennaio 2024, entrambi con durata semestrale, per 15 startup ciascuno. “Personalmente e come Digital Magics – conclude Gay – siamo veramente soddisfatti del risultato ed ansiosi di poter iniziare a lavorare concretamente ed in squadra con Talent Garden, il Comune e gli altri operatori coinvolti”.
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Roma Open Lab alla stazione Tiburtina

Un laboratorio per fare ricerca, innovazione e sperimentare l’applicazione delle nuove tecnologie digitali. Roma Open Lab è la Casa delle Tecnologie Emergenti (CTE) di Roma, il primo living lab permanente, con sede nell’hub della Stazione Tiburtina, che si candida a diventare l’officina delle idee della futura Roma Smart City. Il progetto, finanziato per una parte dal bando del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) e per l’altra da partner industriali, è promosso dall’Assessorato allo Sviluppo Economico, Turismo e Lavoro con i Dipartimenti Trasformazione Digitale e Sviluppo Economico – Attività Produttive di Roma Capitale in collaborazione con le Università, Centri di Ricerca, imprese e partner specializzati nel progresso tecnologico. Roma è tra le cinque città italiane ad essersi aggiudicata il bando del MiSE volto ad incentivare lo sviluppo della competitività del nostro paese sul fronte dell’innovazione del sistema produttivo, della digitalizzazione della PA e della valorizzazione delle eccellenze tecnologiche e di know-how, nell’ambito della ricerca scientifica e delle imprese che operano in Italia. La Casa delle Tecnologie Emergenti vuol essere innanzitutto uno spazio fisico, una piattaforma di connessione e contaminazione che strutturalmente manca alla città. Un centro all’avanguardia, un luogo aperto alle esigenze della città e dei cittadini dove sviluppare e condividere idee, sperimentare nuove tecnologie e trasferire le conoscenze acquisite verso tutti quei soggetti che possono trarre particolari benefici dal digitale. Basti pensare alle piccole e medie imprese che, grazie ai progetti di ricerca e innovazione, hanno la possibilità di accrescere la propria competitività sul mercato, con importanti ricadute in termini di aumento dell’attrattività dei territori e rilancio dell’economia. Obiettivo: realizzare un modello innovativo di “Startup City” secondo l’approccio dell’ecosistema e del partenariato pubblico-privato in cui la collaborazione e il dialogo tra i soggetti (Università – Imprese – Pubblica Amministrazione) rappresenta il vero valore aggiunto. Tra gli argomenti che toccherà c’è l’Internet of Things (IoT), un insieme di tecnologieche permettono di collegare a Internet qualunque tipo di apparato; lo scopo di questo tipo di soluzioni è sostanzialmente quello di monitorare e controllare e trasferire informazioni per poi svolgere azioni conseguenti; ha dei ritrovati, nei trasporti, nella smart city o smart factory. Poi, ovviamente, la Blockchain indirizzata soprattutto tracciamento degli oggetti e l’Artificial Intelligence (AI). Tutti temi che saranno applicati a dati e contesti reali della città, come ad esempio i settori di trasporto e turismo. Lo spazio scelto, appunto, ha una superficie di 805 mq., con diritto d’uso trentennale, si tratta di un locale al livello della galleria commerciale della stazione Tiburtina con una “bolla” sospesa sovrastante. Un’area in profonda trasformazione, basta pensare a tutti gli interventi che sono già stati realizzati come Orizzonte Europa, il nuovo headquarter di Bnl, Gruppo Bnp Paribas con i suoi 75.000 mq, 12 piani per 230 metri di lunghezza e poi l’abbattimento del il primo pezzo della sopraelevata della Tangenziale est, un’intervento atteso da 20 anni nel quadrante est della città che prevede dodici fasi di cantiere e un costo di 7,6 milioni di euro. Il piazzale, alla fine, sarà una zona di 7.665 metri quadrati, rispetto ai mille del progetto del 1998, destinata ai pedoni, con una parte dedicata alla viabilità locale.
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Bari Open Innovation Hub

Altri 5 milioni circa sono andati a Bari per un hub dell’innovazione in grado di sperimentare nuove tecnologie e protocolli operativi con particolare riferimento al tema della guida autonoma e semiautonoma di veicoli terrestri e aerei attraverso l’utilizzo delle reti di nuova generazione con l’ausilio di tecniche di Intelligenza Artificiale e di IOT, in una prospettiva che vede Bari come living lab a scala urbana. “Il progetto – commenta il vicesindaco e assessore all’Innovazione Eugenio Di Sciascio – parte di una più ampia strategia di innovazione e trasformazione digitale della città, punta a rendere Bari un riferimento e un laboratorio a cielo aperto sui temi della guida autonoma, terrestre e aerea. Vogliamo incrementare le capacità di enti pubblici e imprese di produrre innovazione, esplorare nuovi business e creare nuova imprenditorialità oltre che attrarre investimenti. Il futuro passa dalla capacità di innovare, per rendere migliore e più semplice la vita dei cittadini e per creare nuove occasioni di lavoro. In questo momento di crisi e difficoltà determinate dalla pandemia, dobbiamo avere il coraggio di guardare lontano, investendo nel nostro futuro”. Nel dettaglio, il progetto Bari Open Innovation Hub prevede la realizzazione di una serie di dimostratori di innovazione e di soluzioni tecnologiche inserite e mostrate all’interno della Casa delle Tecnologie. I destinatari di tali soluzioni sono molteplici. L’implementazione e l’integrazione di tali soluzioni all’interno del contesto urbano è garantita grazie alla profonda esperienza ed ampia complementarità del partenariato di progetto. Ciascun partner è funzionale a specifiche aree di progetto, e si occuperà dello sviluppo e validazione di alcune applicazioni all’interno di un quadro urbano integrato e funzionale, ovvero attivo per la cittadinanza. Il tema principale di progetto riguarda la realizzazione di dimostratori di innovazione in grado di mostrare agli stakeholders interessati le potenzialità delle nuove tecnologie inserite nel contesto delle Smart Cities e dell’Industry 4.0. Sono coinvolti oltre al Comune, Università degli Studi di Bari Aldo Moro, Università Lum Giuseppe Degennaro; Enac – Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, Meditech – Competence Center, Distretto Tecnologico Aerospaziale, Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale di Bari, Cnr -Consiglio Nazionale delle Ricerche, Exprivia, Amt Services e Tim. Si estenderà su tre poli. Il primo polo è l’ex Manifattura Tabacchi, un luogo vocato alla ricerca e al sistema delle imprese (sede del CNR, di Porta Futuro, incubazione d’impresa) e dove l’amministrazione comunale (AC) ha deciso di ubicare la sede principale della casa delle tecnologie emergenti, realizzare l’atelier dell’innovazione, un luogo dove esporre i prototipi e le innovazioni prodotte, e attivare il contamination lab in sinergia con il progetto “Porta Futuro 2” che l’AC ha avviato per favorire la creazione e incubazione di imprese innovative. Il secondo polo è l’Area di Sviluppo Industriale, dove sarà ubicato un incubatore di imprese e laboratori di ricerca. Un luogo scelto per rafforzare la collaborazione tra imprese e enti di ricerca per il successo del progetto. Infine il terzo polo sarà attivato nella Fiera del Levante, ubicata al centro del quartiere San Cataldo, l’area scelta dall’AC, d’accordo con gli altri partner, per le sperimentazioni sul campo (Living Lab). Il contamination lab, l’atelier dell’innovazione, i servizi di incubazione presso l’ASI e la costruzione di una stabile ed ampia rete di operatori attraverso il partenariato pubblico-privata in sinergia con il progetto del comune “Porta Futuro 2” sono alla base della strategia per favorire il trasferimento tecnologico verso le Pmi e l’accelerazione d’impresa. L’utilizzo delle tecnologie abilitanti e dell’AI per la guida autonoma, le applicazioni dei droni in ambito urbano, la blockchain applicata alla logistica dell’ultimo miglio e al tracciamento di filiera, realizzazione di nuovi sensori per la sicurezza personale in ambito logistico e industriale, la creazione di piattaforme per i big data e la gestione dei servizi per la smart city sono alcune delle applicazioni che potranno essere oggetto di trasferimento tecnologico e creazione di start up che il progetto potrà favorire. Le attività di progetto sono suddivise in tre macroaree: la realizzazione della casa delle tecnologie emergenti, lo sviluppo di attività per favorire l’accelerazione d’impresa e l’incubazione su queste tematiche, il trasferimento tecnologico verso le PMI e le imprese.
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Il Prisma di Prato

Il PRato Industrial SMart Accelerator (Prisma) è il nome della Casa delle tecnologie emergenti che il Comune di Prato realizzerà grazie ai 2,7 milioni di euro ottenuti grazie al bando del Mise. Il progetto è stato presentato in collaborazione con il Pin – Polo Universitario Città di Prato, il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Firenze, l’Istituto Nazionale di Ottica del Cnr, Next Technology Tecnotessile, StartupItalia, Sviluppo Toscana e Estracom. Prato è stata l’unica città non capoluogo di regione su cinque ad aggiudicarsi il finanziamento del Mise. Il progetto Prisma si propone di creare una nuova infrastruttura di trasferimento tecnologico per indagare e sfruttare il potenziale innovativo delle tecnologie emergenti applicate al settore tessile-moda e al Made in Italy, favorendone la creazione e l’accelerazione di nuove imprese in questo ambito, e trasferendo le soluzioni sviluppate alle imprese del settore. “Prisma – spiega il Comune – ha l’obiettivo di rendere il settore tessile & moda italiano, principale rappresentante del Made in Italy nel mondo, più competitivo e efficiente, accrescerne il valore aggiunto attraverso un miglior utilizzo delle risorse, e aumentare la ricchezza prodotta generando nuove imprese e posti di lavoro qualificati attraverso il trasferimento tecnologico”. Le sedi del progetto sono due. La prima sede si trova in via Pistoiese, 158, nel prestigioso nuovo edificio – riqualificato grazie all’intervento di rigenerazione urbana del Comune di Prato – che ha recentemente acquisito e ristrutturato un ex opificio di archeologia industriale per farlo diventare un nuovo polo funzionale a servizio della città e del suo tessuto produttivo. Qui troverà sede dal 2022 l’area start up e i laboratori di ricerca della Casa delle tecnologie emergenti: 1000 mq di nuovissimi spazi che comprenderanno, tra le altre cose, 500 mq di area co-working da destinare alle start-up, 250 mq da destinare ai laboratori innovativi (Blockchain, IoT, AI). Ma i laboratori di ricerca avranno come sede anche quella di Piazza Ciardi, presso il Polo Universitario PIN di Prato, i cui locali sono di proprietà del Comune, e da questi dati in uso al PIN sulla base di una convenzione. L’altra sede della Cte Prisma sarà in via Galcianese 34, presso i locali di Sviluppo Toscana, società della Regione Toscana, che li metterà a disposizione gratuitamente per le attività di progetto. La sede di via Galcianese ospiterà lo spazio dimostrativo della Cte. In questo caso la superficie destinata alla Cte Prisma si aggira intorno ai 450 mq, di cui 200 mq riservati allo spazio dimostrativo e 250 mq riservati a stazioni di lavoro. Lo spazio sarà fruito da università, imprese, pubblica amministrazione, cittadini e altri soggetti territoriali (ad es. associazioni di categoria) e dedicato alla divulgazione delle tecnologie, la dimostrazione delle soluzioni sviluppate e la presentazione dei risultati ottenuti dalla Cte verso le imprese e il territorio. Estracom fornisce connettività in fibra ottica e servizi a valore aggiunto (FTTH, Intranet, sistemi di videoconferenza e sistema cloud) ai nodi della rete Prisma.
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Il “Sicura” a L’Aquila

L’ultimo Comune a essersi assicurato un finanziamento dal Mise è L’Aquila per il suo progetto “caSa Intelligente delle teCnologie per la sicURezza – L’Aquila” (Sicura). Per rendere operativa la sua Casa delle tecnologie emergenti, che avrà una sede di rappresentanza nel centro storico e una operativa nel Tecnopolo d’Abruzzo, il Comune abruzzese ha ottenuto un investimento da 4 milioni di euro (3 milioni e 750 mila euro dal Mise e 250 mila euro di compartecipazione). La proposta progettuale aquilana è stata messa in campo dal Comune in collaborazione con Università dell’Aquila, Gran Sasso Science Institute, Zte, Consiglio nazionale delle ricerche e Consorzio universitario di economia industriale e manageriale. Il progetto mira alla creazione di un centro di supporto all’innovazione e all’inserimento nel contesto produttivo delle conoscenze tecnologiche di alto livello, sviluppate da università e centri di ricerca e abilitate dalla tecnologia 5G, relativamente al tema della sicurezza delle infrastrutture, dell’ambiente e delle città, mediante l’impiego di soluzioni basate su IoT, intelligenza artificiale e con specifica attenzione al tema della cyber security. La ‘Casa’ avrà una sede di rappresentanza in centro storico e una sede operativa al Tecnopolo. “La Casa delle tecnologie emergenti è un centro di trasferimento tecnologico – ha spiegato l’assessora all’Innovazione del Comune, Carla Mannetti – dopo una analisi dei bisogni delle piccole e medie imprese del territorio, che verrà portata avanti dal GSSI e dall’Università degli studi dell’Aquila, verranno avviati dei progetti di ricerca di concerto con le imprese che vorranno partecipare o che entreranno a farne parte in un secondo momento. L’auspicio è che la ricerca possa trasformarsi, così, in possibilità di sviluppo per le pmi del territorio e di creazione di lavoro”. Per il rettore di Univaq Edoardo Alesse “il progetto va ad intercettare una delle vocazioni dell’ateneo, la strategia che stiamo perseguendo di dare supporto e di valorizzare alle piccole e medie imprese, elemento sostanziale del nostro tessuto economico, e di far nascere start up promuovendo innovazione e trasferimento tecnologico” e il rettore del GSSI Eugenio Coccia conclude: “il territorio dell’Aquila, oggi, è un unicum: c’è una accelerazione di progettazione importante, con gli attori che cercano di collaborare e, dove competono, lo fanno nell’accezione più nobile del termine. Stiamo andando nella giusta direzione”.


Claudia Luise
Sono giornalista professionista da oltre 10 anni. Campana d’origine, ho 37 anni e dal 2006 abito a Torino, città che ho scelto e amo. Ho iniziato collaborando con Nova24, poi ho lavorato 7 anni all’agenzia LaPresse e ora sono freelance per varie testate tra cui la Stampa. Dall’economia alla moda, mi piace affrontare tutti i temi con curiosità e voglia di imparare.

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