Il 36esimo rapporto Italia di Eurispes ha evidenziato tre ostacoli ancora da superare per arrivare ad una vera sanità digitale: la mancanza di competenze nelle Asl, l’adeguamento delle strutture e la digital illiteracy. Soltanto vincendo queste tre sfide sarà possibile adempiere alla missione salute del Pnrr, che mette a disposizione 15,5 miliardi di euro e ha come obiettivo quello di riformare entro il 2026 il Servizio sanitario nazionale con l’introduzione della telemedicina, il completamento del fascicolo sanitario elettronico e la digitalizzazione dei processi.
Il primo punto critico riguarda, come detto, la mancanza di competenze digitali all’interno delle organizzazioni sanitarie. Da questo punto di vista l’Italia si posiziona al diciottesimo posto fra i 27 Stati membri dell’Ue. Ma si tratta di una questione che non riguarda solo la sanità: la carenza di competenze digitali, di base e specialistiche, della popolazione italiana, costituisce un persistente fattore di ritardo nella trasformazione digitale. E più della metà delle persone nel nostro Paese non possiede nemmeno le competenze digitali di base. C’è poi la questione dell’adeguamento delle strutture e dei servizi sanitari ai nuovi modelli e standard previsti dal decreto ministeriale del 2022, tra cui rientra anche la definizione dei criteri di accesso, erogazione e remunerazione delle prestazioni di telemedicina. Infine, non va sottovalutata la digital illiteracy: la telemedicina, infatti, si è focalizzata principalmente sui dispositivi tecnologici e non sulla formazione del personale. Una situazione aggravata dalla mancanza di una connettività veloce e uniforme su tutto il territorio nazionale.
Il rapporto di Eurispes evidenzia, poi, anche tre macro aspetti del sistema sanitario nazionale che necessitano di essere riformati: le infinite liste d’attesa, il fenomeno della migrazione sanitaria e la carenza di personale e la mancanza di turnover. Quest’ultimo aspetto è particolarmente preoccupante: ad oggi, infatti, il 10% delle posizioni di medico di base rimane non occupato, e la situazione potrebbe peggiorare visto che si prevede un un significativo aumento dei pensionamenti. Si stima, infatti, che entro il 2031 andranno in pensione circa 20mila medici di base, i cui posti vacanti non saranno compensati dalla disponibilità di nuovi medici.
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