In vista del summit sul futuro voluto dall’Onu e in programma a settembre, Asvis a conclusione del Festival dello Sviluppo Sostenibile ha organizzato un evento per discutere di quattro argomenti chiave per i prossimi anni: giustizia intergenerazionale, rapporto con l’IA, multilateralismo e giustizia climatica. Ciascun tema è stato affrontato da un esperto del settore.
Di giustizia intergenerazionale ha parlato Silvana Sciarra, facendo riferimento innanzitutto alla riforma dell’articolo 9, che introduce la tutela dell’ambiente “anche nell’interesse delle future generazioni”, e dell’articolo 41 della Costituzione. La relatrice ha anche sottolineato le diverse azioni legali dei cittadini relative agli impatti dei cambiamenti climatici e le relative sentenze delle corti, e il rapporto dei magistrati con la scienza. La presidente emerita della Corte costituzionale ha poi ricordato che l’articolo 3 del Trattato dell’Unione europea stabilisce che l’Ue debba adoperarsi per uno sviluppo sostenibile basato su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente, promozione del progresso scientifico e tecnologico. E l’articolo 37 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue parla di un livello elevato di tutela dell’ambiente e del principio dello sviluppo sostenibile. Dunque l’inazione dei governi sul cambiamento climatico viola i diritti umani? La risposta di Sciarra è sì. La giurista ha citato, ad esempio, la recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha condannato la Svizzera per la mancata adozione di misure in materia climatica, riconoscendo di fatto per la prima volta la relazione tra difesa del clima e tutela dei diritti umani.
L’intelligenza artificiale e il suo rapporto con il giornalismo sono stati gli argomenti discussi da padre Paolo Benanti, presidente della Commissione IA per l’informazione istituita dal Consiglio dei ministri, nonché membro del Comitato Onu di esperti IA. Secondo il relatore per difendere il ruolo del giornalismo di fronte a un’IA generativa che scrive libri e articoli, è necessario che ciò che è prodotto dall’uomo, o viceversa dalla macchina, sia chiaramente riconoscibile. Benanti ha poi riconosciuto l’importanza dell’AI Act dell’Ue perché si concentra sull’effetto che un insieme di tecnologie, e non una sola, possono avere sui diritti fondamentali di una persona. Il relatore ha però sottolineato anche una criticità di questo documento, ovvero il fatto che le grandi compagnie del settore hanno sede in stati esterni all’Unione: il dubbio riguarda quindi l’applicabilità pratica dell’AI Act. Correlato a questo è il tema del rifiuto dell’intelligenza artificiale come bene collettivo e conseguentemente la sua accessibilità: queste tecnologie rischiano infatti di rimanere appannaggio di pochi grandi soggetti globali, con effetti di controllo sulle popolazioni. Infatti, il vero punto centrale non sono i dati o le informazioni bensì la capacità computazionale, ovvero i chip, che permettono a questi strumenti di funzionare e la cui produzione è in mano quasi completamente agli Stati Uniti.
Il multilateralismo è stato, invece, l’argomento affrontato da Giampiero Massolo, presidente dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi). Il relatore si è soffermato sul futuro delle istituzioni multilaterali, attualmente in crisi. Una situazione che ha molteplici cause: una globalizzazione mal gestita, la pandemia, governi sempre più alle prese con problemi complessi e con la pressione degli elettorati. Secondo il relatore le prospettive di riforma delle Nazioni Unite sono bloccate da un comma 22, un po’ come nel paradosso formulato da Joseph Heller nel romanzo Catch 22 per rappresentare una situazione in cui si è intrappolati da regole o condizioni contraddittorie. Secondo Massolo è necessario uscire dalla logica paralizzante per cui gli Stati membri stessi, con il loro disaccordo, rendono inefficace l’azione multilaterale. Al contrario, bisogna cercare di favorire, attraverso il metodo della “cointeressenza”, un “multilateralismo dal basso”, con il coinvolgimento del settore privato.
Infine, di giustizia climatica ha parlato Eleonora Cogo, esperta senior Finanza Internazionale in Ecco think tank. L’intervento parte da una domanda relativa alla capacità delle grandi istituzioni finanziarie come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale di rispondere efficacemente alle crisi attuali. La Banca Mondiale ha presentato un piano per una “evolution roadmap”, che cerca di mantenere il principio cardine di ridurre la povertà, ma anche di generare una prosperità più condivisa. Un’altra direttrice su cui si stanno muovendo le istituzioni finanziarie è quella del cambiamento climatico e della sostenibilità degli ecosistemi che supportano la vita sulla Terra. Tuttavia, secondo la relatrice, queste azioni non stanno avvenendo con un passo abbastanza rapido. Anzi, è necessario aumentare i finanziamenti per il clima: secondo Cogo, infatti, c’è una terza conseguenza del cambiamento climatico, oltre all’adattamento e alla mitigazione, di cui bisogna preoccuparsi, ovvero le perdite e i danni. Proprio per questo è stato finalizzato il fondo alla Conferenza sul clima dello scorso anno. Perché sono necessarie nuove forme di finanziamento.
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