L’utilità delle comunità energetiche rinnovabili (Cer) è comprovata, come dimostrano anche alcuni paesi, come la Germania, in cui queste realtà esistono già da tempo, mentre in Italia sono state introdotte nel 2019. Tuttavia, sottolineano Legambiente e Kyoto Club in una lettera aperta al ministro Pichetto Fratin e pubblicata dal Corriere della Sera, le Cer da sole non bastano: attualmente sono in grado di produrre, infatti, circa 5 GW a fronte degli 80 GW che servirebbero per centrare gli obiettivi europei al 2030. Sono necessari, dunque, anche impianti più grandi, di taglia industriale.
In ogni caso, sottolineano le due associazioni, “le Cer possono essere utilissime nell’avvicinare i cittadini alle rinnovabili, far superare qualche pregiudizio e sconfiggere la sindrome NIMBY (“non nel mio giardino”), che colpisce anche gli impianti a fonti rinnovabili”. Ma la realizzazione di queste comunità può avere effetti positivi anche nel contrasto alla povertà energetica. “Mettere in comune l’energia prodotta da cittadini, enti del terzo settore, piccole e medie imprese, che diventano prosumers, grazie agli incentivi previsti, può consentire di affrontare casi di povertà energetica presenti in quel territorio. Infine, in molte aree – quali quelle dei piccoli comuni – i benefici connessi alle Cer possono aiutare a sconfiggere lo spopolamento” si legge nella lettera.
Insomma, i benefici sono molti, ma in Italia la situazione rischia di complicarsi. Infatti, dopo l’introduzione nel 2019 sono state realizzate diverse Cer, ma affinché il loro contributo potesse essere rilevante era necessario, secondo Legambiente e Kyoto Club, “togliere limiti di potenza e di connessione previsti in quel primo provvedimento”. Invece, si rammaricano le due associazioni “abbiamo dovuto aspettare tre anni per arrivare al decreto attuativo del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE) per consentire di realizzare Cer fino a un 1 MW di potenza, collegandosi alle cabine primarie della rete”.
E anche adesso ci sono diversi ostacoli burocratici alla realizzazione di queste comunità. Dunque, come si legge nella lettera, è concreta l’ipotesi che “il nostro Paese manchi l’obiettivo di 5 GW di rinnovabili da Cer che lo stesso MASE si è dato, e – forse ancor più paradossale – non riesca a spendere i 2,2 miliardi di euro che nel PNRR ha destinato ai piccoli comuni per la realizzazione di Cer”.
A questo proposito le due associazioni hanno lanciato la campagna “BeComE – Dai Borghi alle Comunità energetiche”, dialogando anche con i piccoli Comuni. Da questa interazione è emerso che “la ristrettezza dei tempi per concretizzare il difficile percorso di realizzazione delle Cer implicherebbe una necessaria semplificazione dell’iter autorizzativo. Se non si velocizza l’autorizzazione, la Cer non può nemmeno “accedere” alla piattaforma del GSE, e il rischio concreto è che di Cer – soprattutto per i comuni sotto i 5.000 abitanti, che devono concludere le pratiche entro il 31 marzo 2025, come prevede il PNRR -, se ne faranno poche. Infatti, anche se il quadro normativo sembrerebbe completo e il regime di tariffe incentivanti e contributi definito, non sono chiare le regole per l’accumulo e la definizione dei profili fiscali da parte dell’Agenzia delle Entrate, rendendo quindi arduo capire se un determinato profilo di Cer regge o meno dal punto di vista finanziario”.
Legambiente e KyotoClub condividono la scelta di “tarare gli incentivi, affinché non ci siano margini enormi per evitare tentazioni speculative”; avvertoo però che “in mancanza di certezze il calcolo costi/ricavi diventa delicato e rischia di portare alla paralisi”. Un ulteriore problema evidenziato nella lettera è quello delle connessioni, definito una come una “questione seria, fonte di gravi incertezze per qualsiasi tipologia di impianto (non solo quelli per le Cer) e che coinvolge le responsabilità di ARERA”.
Insomma, una situazione che rischia di porre un importante freno allo sviluppo di realtà che potrebbero giocare un ruolo determinante sia nella decarbonizzazione che nell’approvigionamento energetico. Per questo è necessario intervenire al più presto.
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