Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha assegnato a Trenitalia altri 465 milioni di euro per continuare la transizione verso un sistema ferroviario più sostenibile. I fondi in questione permetteranno il rinnovo della flotta Intercity. Si tratta di un intervento che rientra nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e rappresenta un passo significativo verso un sistema di trasporti più sostenibile ed efficiente.
Le risorse in questione provengono soprattutto dal nuovo capitolo del PNRR, il RePower EU – ovvero l’ambizioso piano per assicurare la stabilità e l’indipendenza energetica dell’Unione Europea – e vanno ad aggiungersi ai 200 milioni di euro che erano già stati allocati, sempre all’interno dell perimetro del PNRR, alla società.
L’intervento rientra in un progetto più ampio che mira a potenziare il trasporto pubblico locale e regionale su rotaia. A tal proposito, la rimodulazione del Piano di quasi un anno fa ha previsto un aumento di risorse pari a 1,1 miliardi di euro – distribuiti tra il nuovo capitolo RePowerEU e l’investimento M2C2-4.4 – per un totale di 1.9 miliardi di euro.
Tutti finanziamenti che, se ben utilizzati, permetteranno a Trenitalia di avere oltre 130 nuovi treni operativi entro il 2026, sia elettrici che bimodali, destinati a migliorare i servizi per i cittadini in tutto il Paese, rispondendo alle esigenze di mobilità delle persone. Infatti, questi mezzi, oltre a ridurre significativamente le emissioni, garantiranno maggiori servizi e comfort agli utenti.
L’auspicio è dunque che questi finanziamenti possano aiutare a migliorare almeno parzialmente il trasporto pubblico locale su rotaia, che, da diversi anni, fa i conti con criticità mai risolte: dal sovraffollamento, ai ritardi cronici, fino alle infrastrutture fatiscenti. Basti pensare all’età media dei convogli che varia dai 14,6 anni al nord fino ai 18,1 anni del sud Italia. Per non parlare delle linee ferroviarie chiuse e sospese ormai da anni: la Palermo-Trapani via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), la Caltagirone-Gela (chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011) o quelle delle linee a scartamento ridotto che da Gioia Tauro portano a Palmi e a Cinquefrondi in Calabria, il cui servizio è sospeso da 11 anni e dove non esiste un progetto concreto di riattivazione. E anche i prezzi di biglietti e abbonamenti non scherzano, incidendo pesantemente soprattutto sulle tasche dei pendolari, che siano studenti o lavoratori.
Eppure, il treno è un metodo di spostamento utilizzato da moltissime persone. Secondo l’ultimo rapporto Pendolaria, infatti, nel 2023 i passeggeri sui treni nazionali e regionali sono continuati a crescere rispetto agli anni delle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19: Trenitalia ha chiuso i primi 10 mesi dell’anno con il 20% in più di passeggeri rispetto allo stesso periodo del 2022. Dunque, se si vuole che il treno si configuri sempre più come una concreta alternativa all’auto è necessario investire ulteriormente e in questo senso i nuovi fondi del ministero sono un segnale che fa bene sperare.
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