Aggiornamento del Pniec italiano inviato all’Europa: ecco che cosa contiene

Al centro del Piano elettrificazione, auto elettriche, gas e nucleare. Ma non mancano le critiche
17 Luglio 2024 |
Giulia Galliano Sacchetto

Il Pniec, Piano nazionale integrato energia e clima, è uno strumento fondamentale per la lotta alla crisi climatica e per definire la politica energetica e ambientale dell’Italia verso la decarbonizzazione. L’aggiornamento del Piano inviato all’Europa prevede un approccio definito “realistico e tecnologicamente neutro” con una forte accelerazione in alcuni settori ovvero elettrificazione, auto elettriche, gas e nucleare.

Per ciò che riguarda le fonti rinnovabili, nel documento si ribadisce che l’Italia dovrà raggiungere entro il 2030 una potenza installa di 131 GW (a fine 2022 si contavano 61 GW installati sul territorio nazionale). Inoltre, almeno 1 GW dovrà essere prodotto dalla geotermia, 3 GW dalle bioenergie, 19 GW dall’idroelettrico, 20 GW dall’eolico e 79 GW dal fotovoltaico. In merito alla riduzione delle emissioni di gas serra, il Pniec alza ulteriormente l’asticella: il Piano prevede, infatti, di tagliare il 66% delle emissioni degli impianti industriali (sottoposti alla normativa Ets, Emission tradind scheme), ovvero il 4% in più rispetto all’obiettivo fissato dal pacchetto “Fit for 55”. Anche nei settori del civile, dei trasporti e dell’agricoltura si registra un sostanziale miglioramento sull’aspetto della mitigazione. Inoltre, il Pniec stila una lista di obiettivi specifici da raggiungere in merito a cattura e stoccaggio della CO2 “sulla base delle caratteristiche geologiche dei relativi siti di stoccaggio che verranno resi operativamente disponibili entro il 2030”. Infine, nel settore stradale si prevede un incremento progressivo di nuove immatricolazioni di auto elettriche di circa 4,3 milioni di unità entro il 2030. Un numero che, si legge nel documento, sommato a quello delle “auto ibride plug consentirebbe di arrivare a un valore complessivo di circa 6,6 milioni di auto elettrificate circolanti al 2030”.

In merito alle altre fonti energetiche, il Pniec conferma l’uscita dal carbone entro la fine del 2025, tranne che per la Sardegna dove il limite è fissato al 2026. Tuttavia, una parte di questo processo di dismissione sarà sostituito dall’utilizzo di gas metano, cui l’Italia non vuole rinunciare perché lo considera una fonte utile alla sicurezza energetica del Paese. Tra l’altro, secondo il Pniec, i gasdotti oggi in costruzione potranno essere utilizzati per il futuro trasporto dell’idrogeno. Per la prima volta nel documento compare una sezione specifica dedicata al nucleare. Attraverso la “Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile”, il governo intende, infatti, far ripartire il settore nel Paese in una logica di supporto all’espansione delle rinnovabili. Lo scenario ipotizzato nel breve termine punta al nucleare da fissione e nel lungo a quello da fusione, con l’obiettivo di soddisfare con questa fonte di energia almeno l’11% del fabbisogno elettrico nazionale entro il 2050. Infine, il Pniec dà ulteriore rilevanza ai settori di ricerca, sviluppo e innovazione che devono servire anche ad alzare la competitività del sistema industriale nazionale e a far raggiungere gli obiettivi del Green deal.

Non sono però mancate le critiche. Greenpeace Italia, Kyoto club, Legambiente, Transport&environment e Wwf Italia lamentano la mancanza di un target specifico di riduzione delle emissioni di CO2. Inoltre l’inserimento del nucleare sia da fissione sia da fusione “rende questo Pniec, che si proponeva di essere più concreto e realistico, totalmente irrazionale. L’operazione vera è mantenere lo status quo perché qualsiasi apertura alle tecnologie nucleari fissili […] avrebbe comunque tempi ben più lunghi di quelli dettati dalla traiettoria della transizione. Il tentativo di riproporre il nucleare, insomma, appare totalmente non in linea con una strategia di rapida decarbonizzazione, senza voler considerare i rilevanti rischi ambientali connessi e la bassissima accettabilità sociale”. Inoltre, secondo gli ambientalisti, la cattura e lo stoccaggio di CO2 sono “false soluzioni” e continuare a perseguirle significherebbe penalizzare l’Italia “sia sul piano della sicurezza e indipendenza energetica, sia per le opportunità e gli investimenti nella transizione che preclude”.

Anche per Elettricità futura, principale associazione del mondo elettrico italiano, il Pniec, pur facendo un passo nella giusta direzione, manca di ambizione perché “non rispecchia l’urgente necessità del nostro Paese di aumentare davvero l’indipendenza e la sicurezza energetica”. L’associazione fa notare come se il target di crescita del fotovoltaico è buono, quello per il settore eolico sottostimi le potenzialità di crescita, in particolare per l’eolico offshore. Secondo Elettricità Futura anche per le bioenergie, l’idroelettrico e la geotermia si dovrebbe prevedere un maggiore sviluppo.


Giulia Galliano Sacchetto
Giornalista professionista, con alle spalle esperienze in diversi campi, dalla carta stampata al web. Mi piace scrivere di tutto perché credo che le parole siano un’inesauribile fonte di magia.

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