Il percorso dell’Italia verso la decarbonizzazione è ancora lungo. Il nostro Paese, infatti, regge con fatica il confronto con gli altri partner europei. L’unico settore in cui la situazione è un pochino migliore è l’industria, va molto male, invece, nei settori di edilizia e trasporti.
Sono alcuni dati che emergono dal rapporto elaborato dal Centro studi Italy for Climate (Fondazione sviluppo sostenibile), che analizza aspetti rilevanti del rapporto tra presente e futuro dell’Unione europea e transizione energetica, per verificare, da un lato, come si posiziona l’Ue a livello globale in termini di performance energetiche e climatiche e, dall’altro, quali sono i contributi dei diversi Stati membri a queste performance. Le tematiche prese in considerazione sono quelle che riguardano le emissioni di gas serra, le fonti rinnovabili, i consumi e l’efficienza e vengono analizzate tramite circa trenta indicatori articolati in otto aree tematiche.
Sul fronte delle emissioni viene analizzata la variazione di quelle nazionali di gas serra tra il 1990 e 2022. Un indicatore fondamentale per conoscere il progresso di ciascun Paese verso l’obiettivo delle zero emissioni nette. Sul fronte relativo alla variazione delle emissioni di gas serra nei settori Esr tra il 2005 e il 2022 l’indicatore misura le emissioni di gas serra derivanti dai settori sotto Regolamento Effort Sharing (Edifici, Trasporti, Agricoltura e gestione dei rifiuti). Tra il 2005 e il 2022 l’Italia ha ridotto queste emissioni del 19%, meglio della media Eu ma peggio di Francia, Spagna e Germania. Inoltre, è il nostro è l’unico grande Paese europeo a non aver rispettato il limite target annuale del 2022. C’è poi l’aspetto relativo alle emissioni di gas serra procapite, ossia tonnellate di CO2 equivalente per abitante. La performance dell’Italia (7,1 tonnellate di CO2 equivalente/abitante) è migliore della media UE (7,8) ma peggiore di Francia e Spagna. Sul versante dei consumi di energia prodotta da fonti rinnovabili, la performance dell’Italia nello scorso decennio era molto positiva, mentre oggi si attesta al 19%, peggio della media UE (23%) e di tutte le grandi economie, con l’eccezione della Polonia.
Un altro aspetto importante è quello della quota di consumi elettrici da rinnovabili: in questo caso l’indicatore misura quanta parte dei consumi di elettricità di un Paese è stata soddisfatta dalle fonti rinnovabili, che comprendono idroelettrico, eolico, solare, bioenergie e geotermoelettrico. La performance dell’Italia (37%) è inferiore alla media UE (41%) e a tutte le altre grandi economie, con l’eccezione di Polonia e Francia. Quanto ai nuovi impianti installati nel 2023, emerge che la Germania guida la classifica con un record di +18 GW, mentre l’Italia è ferma a +5,7 GW, dopo Spagna e Olanda. Sul fronte del risparmio energetico conseguito tra il 2000 e il 2021, la performance dell’Italia, con il 19% è fra le più basse dei 27 Paesi ed è leggermente peggiore della media UE che si attesta al 20%.
“Sino al 2014 l’Italia era tra i leader mondiali nelle rinnovabili, a cominciare dal fotovoltaico, e anche grazie a questo le emissioni si stavano riducendo – evidenzia Andrea Barbadella, responsabile scientifico di Italy for Climate. “Poi, a causa di una serie di tagli ai meccanismi di incentivazione, la crescita delle rinnovabili si è fermata e le emissioni hanno quasi smesso di diminuire. Negli ultimi dieci anni, mentre gli altri grandi paesi europei installavano diversi Gigawtt di rinnovabili, l’Italia non arrivava a uno e ancora oggi siamo indietro”. La performance italiana migliora nella classifica relativa ai consumi di energia procapite alla cui stima contribuiscono il riscaldamento degli edifici, le attività industriali, i trasporti e, in minima parte, i consumi di energia del settore agricolo. In questo campo l’Italia registra un 1,9 tep/ab (tonnellate equivalenti petrolio per abitante) e fa leggermente meglio della media UE e delle altre grandi economie, ad eccezione della Spagna. Infine, per quanto riguarda la quota di consumi elettrici, dove l’indicatore misura quanto dei consumi finali di energia nazionali è stato soddisfatto da energia elettrica, la performance dell’Italia (22%) è leggermente inferiore alla media UE (23%). Da questi dati si evince come, considerando i singoli settori, in Italia l’industria sia stata la migliore, a differenza di trasporti ed edilizia. Ma resta comunque ancora molto da fare.
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