Cittadinanza e IA sono solo alcune delle grandi sfide che la scuola italiana dovrà affrontare per diventare a tutti gli effetti una scuola digitale. E soprattutto dovrà fronteggiarle senza lasciarsi travolgere dalle enormi potenzialità di questi strumenti. Ma i tempi stringono e gli obiettivi sono molto ambiziosi. La linea di investimento 2.1 “Didattica digitale integrata e formazione alla transizione digitale per il personale scolastico” della Missione 4 – Componente 1 – del Pnrr prevede, infatti, la “creazione di un sistema multidimensionale per la formazione continua dei docenti e del personale scolastico per la transizione digitale”, con il coordinamento del Mim, la formazione di “circa 650.000 dirigenti scolastici, insegnanti e personale amministrativo, la creazione di circa 20.000 corsi di formazione”.
Di per sè l’intelligenza artificiale a scuola è già entrata: basti pensare ai numerosi studenti che chiedono aiuto a ChatGPT per fare i compiti. Ma ci sono tante altre declinazioni dell’intelligenza artificiale che sono ancora poco esplorate. Come sottolinea Daniela Di Donato, docente di italiano, PhD in Psicologia sociale, dello sviluppo e della Ricerca educativa presso Sapienza Università di Roma, ed esperta di metodologie didattiche, inclusione e uso delle tecnologie digitali a scuola, un filone meno conosciuto dell’IA è quello transizionale della metacognizione.
L’interazione con i sistemi come ChatGPT, secondo l’esperta, va quindi analizzata come uno spazio transizionale, ovvero un’interazione creativa tra l’utente umano e l’algoritmo, che appartiene contemporaneamente al sé e al mondo esterno. Un tipo di interazione valida sia per gli studenti che per i docenti stessi e che può rivelarsi molto utile. Infatti, gli strumenti di IA spingono l’utente a migliorare la descrizione delle aspettative, a descrivere con cura e competenza i risultati attesi, a trovare un linguaggio pulito e preciso: non a caso, più precisa e dettagliata è la domanda che si rivolge loro più soddisfacente sarà la risposta. Un processo che, dunque, può aiutare gli studenti, ma anche i docenti, a migliorare le loro capacità espressive e le loro abilità nello scrivere frasi corrette e comprensibili.
Il 2025 è l’anno europeo della cittadinanza digitale: l’obiettivo è formare gli studenti affinché diventino cittadini consapevoli, responsabili e partecipi, capaci di contribuire alla vita democratica e al benessere della società. In tal senso la Conferenza permanente dei 46 ministri dell’istruzione degli stati membri del Consiglio d’Europa ha elaborato il motto Learn, Connect, Engage, Thrive Together. Un’iniziativa che sottolinea la necessità di maggiori sforzi e investimenti nell’educazione alla cittadinanza digitale, fattore imprescindibile per rispondere efficacemente alle sfide e alle opportunità emerse o amplificate dalle tecnologie e dall’ambiente digitali. Inoltre, questo progetto mira a fornire ai cittadini le competenze necessarie per prosperare in una società digitalmente connessa, incoraggiando un senso di responsabilità condivisa, la partecipazione democratica e i diritti umani online. Processi in cui la scuola deve giocare un ruolo di primo piano, per far sì che la cittadinanza digitale non resti solo una voce scritta sui curricola degli studenti.
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