Lo sguardo del Cnel sui servizi pubblici italiani

Bene protezione sociale, istruzione, mobilità sostenibile e tecnologie, ma persistono criticità legate sanità, reti idriche e trasporto pubblico
22 Ottobre 2024 |
Giulia Galliano Sacchetto

“Al nostro Paese serve, ora più che mai, una nuova cultura della manutenzione, finora rimossa o marginalizzata perché non genera consenso nell’immediato. Invece, dovrebbe acquisire centralità nelle politiche pubbliche per il suo valore sociale”. Parole di Renato Brunetta, presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), che accompagnano la Relazione annuale al Parlamento e al Governo sulla qualità dei servizi pubblici erogati dalle amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadini: documento che individua da una parte il consolidamento di progressi reso possibile dalle risorse stanziate dal Pnrr e dall’altro le persistenti criticità che richiedono un cambio di rotta non più rimandabile.

In ambito sociosanitario migliorano gli indicatori per la speranza di vita, la salute degli anziani e la riduzione della mortalità evitabile, aumentano la spesa per la protezione sociale (+6% nel triennio 2021-2023), l’offerta dei servizi per l’infanzia (+16,9 rispetto al 2020) e i beneficiari del Bonus asilo nido (27%).

Spostando lo sguardo al settore educativo, emerge che nel 2023 le persone tra i 25 e 64 anni in possesso di almeno un diploma sono aumentate fino al 65,5% assieme al numero di laureati, soprattutto tra i giovani. Sono diminuiti gli abbandoni scolastici e il numero di Neet, ossia i giovani che non studiano, non seguono corsi di formazione e non lavorano.

Passando alla gestione delle risorse e alla sostenibilità urbana, secondo il rapporto del Cnel nel 2023 la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili ha raggiunto il 36,8%, favorita dall’installazione di oltre un milione e mezzo di nuovi impianti di generazione; inoltre, sono stati fatti maggiori investimenti per migliorare la gestione delle risorse idriche, con l’89% delle acque balneabili di qualità “eccellente”. La raccolta differenziata nel 2021-2022 ha superato il 65% promuovendo il riciclo e il riutilizzo. In aumento l’estensione delle piste ciclabili (+7,6% nel 2021) e la mobilità elettrica privata. Parallelamente, la qualità dell’aria è migliorata: in quasi tutte le città, infatti, sono rispettati i limiti annuali del particolato PM2,5, anche se i livelli medi restano superiori a quelli europei e l’intera popolazione è esposta a concentrazioni oltre le soglie indicate dall’Oms.

Sul fronte della giustizia, il quadro normativo italiano mostra buoni segnali di rinnovamento, con l’approvazione di importanti riforme come quelle sulla disabilità e sull’assistenza agli anziani e le modifiche degli articoli 9 e 41 della Costituzione relativi alla tutela dell’ambiente e della biodiversità nel rispetto degli interessi delle future generazioni.

Analizzando le criticità, invece, la prima che salta all’occhio scorrendo il rapporto del Cnel riguarda il settore sanitario che, pur beneficiando di un incremento della spesa pubblica, soffre di carenze croniche: liste d’attesa infinite, un numero crescente di persone che rinuncia alle cure (7,6% della popolazione) e un aumento della spesa sanitaria privata. Il risultato di tutto ciò è una preoccupante povertà sanitaria che affligge l’1,6% delle famiglie. Mentre la povertà assoluta, il principale indicatore delle disuguaglianze sociali, è cresciuta dal 6,2% nel 2016 all’8,5 del 2023. Inoltre, l’Italia spende meno, rispetto ai Paesi Ocse, per l’istruzione, inclusa quella terziaria, e ha meno laureati entro il termine previsto degli studi, con uno scarto di oltre dieci punti percentuali. Continua poi l’uso eccessivo dell’auto privata, che copre il 66,3% degli spostamenti; rispetto agli standard europei l’Italia è indietro anche sulle infrastrutture del trasporto pubblico. Infine, sul fronte delle risorse naturali, persiste il fenomeno delle perdite d’acqua dalle reti di distribuzione, con punte di oltre il 50% al Sud. Inoltre, l’urbanizzazione è in continua crescita, con conseguente perdita di aree naturali e suolo fertile, e ha causato all’Italia un danno economico stimato in quasi 9 miliardi di euro all’anno tra il 2006 e il 2022.

Per quanto riguarda i 17 obiettivi dell’agenda 2030, dal documento del Cnel emerge che tutte le regioni faticano a compiere passi avanti. In generale, sono in miglioramento salute ed economia circolare, mentre peggiorano fame, vita sulla Terra e istituzioni. Particolarmente male il Mezzogiorno che, oltre a mostrare dati inferiori alla media nazionale per quasi tutti gli obiettivi Onu, vive anche un fenomeno definito come “fattore Sud”, che si manifesta in due modi: da un lato ci sono i costi dei servizi più elevati, ma con qualità inferiore rispetto al Nord, particolarmente evidenti nel caso di gestione dei rifiuti, viabilità e offerta di servizi per l’infanzia; dall’altro lato c’è una minore allocazione di risorse, che si traduce in un’offerta ridotta di servizi. Ad esempio, solo il 9,6% dei bambini in Campania ha accesso alla mensa scolastica, a fronte del 33,3% in Toscana. Inoltre, gli investimenti pro capite in servizi sociali sono inferiori rispetto al resto d’Italia, nonostante il contesto di maggiore povertà. Un gap che dovrà necessariamente essere colmato per arrivare ad uno sviluppo realmente sostenibile per tutti.


Giulia Galliano Sacchetto
Giornalista professionista, con alle spalle esperienze in diversi campi, dalla carta stampata al web. Mi piace scrivere di tutto perché credo che le parole siano un’inesauribile fonte di magia.

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