Il 20esimo rapporto Crea (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) offre una fotografia dettagliata della sanità pubblica italiana, evidenziandone pregi e difetti. Le crepe nel servizio sanitario italiano, in effetti, sono molte: basti pensare che, per soddisfare le proprie necessità sanitarie la popolazione italiana spende privatamente 41,4 miliardi di euro l’anno: una cifra spesa, per oltre il 23%, da famiglie povere che, se non si trattasse di bisogni reali, farebbero volentieri a meno di questo onere. E i conti totali sono certamente ancora più alti considerando che 3,4 milioni di nuclei familiari dichiarano di rinunciare ai consumi sanitari e 1,2 milioni effettivamente li azzerano. Se si vuole migliorare la situazione, dunque, sottolinea il rapporto, sono necessarie scelte precise.
Che cosa contiene il rapporto Crea
Il rapporto Crea fornisce anche lo spaccato della situazione attuale sulle principali voci che compongono il quadro dell’assistenza nazionale, analizzandola dal punto di vista sociosanitario e facendo il punto sui problemi economici – e non solo – della sostenibilità del sistema. Il filo che lega tutto questo è l’equità e, a questo proposito, il rapporto sottolinea, tra l’altro, che il finanziamento del sistema stesso è concentrato su meno del 20% della popolazione e il restante 80% versa meno del valore dei servizi sanitari che, in media, riceve dallo Stato.
Il documento sviluppa anche alcune proposte volte a migliorare la situazione e rendere la sanità italiana capace di riallineare le promesse alle risorse disponibili, evitando razionamenti che penalizzano la popolazione più fragile. Per raggiungere questo obiettivo, l’intervento pubblico deve allargare i suoi confini e occuparsi della governance di tutto il sistema sanitario, compresa la quota, piuttosto rilevante, di servizi sanitari oggi classificati come privati.
