Mobilità urbana, come funzionano le corsie a marea

Carreggiate che avanzano o si ritirano a seconda della situazione del traffico. È il principio alla base delle corsie a marea, un’idea che arriva dalla Cina e promette di trasformare la mobilità urbana. Non si tratta di un intervento urbanistico ma di un ingegnoso sistema adattivo, che si comporta proprio come le maree da cui prende il nome. Infatti, come la marea avanza o si ritira, così queste corsie modificano la loro configurazione a seconda della pressione del traffico. Il risultato è una gestione dinamica ed efficiente della viabilità, capace di assorbire i picchi in modo flessibile.
Come funzionano le corsie a marea
Durante le ore di punta le corsie a marea espandono la carreggiata in uno dei due sensi di marcia, restringendola simultaneamente nella direzione opposta se questa risulta meno trafficata.
Questo è possibile perché, lungo le arterie interessate, viene installata una barriera spartitraffico automatizzata, resa ben visibile da luci lampeggianti e indicazioni luminose. Tale elemento si sposta lateralmente, cambiando posizione in base al flusso veicolare rilevato da una rete capillare di sensori. La segnaletica orizzontale, in giallo, delinea le aree coinvolte nella riconfigurazione della carreggiata.
Ad attivare il movimento dello spartitraffico sono i dati raccolti in tempo reale dai dispositivi di monitoraggio. Così lo spazio stradale viene ridistribuito laddove necessario, evitando ulteriori colate di cemento per ampliare le carreggiate.
E il sistema pare funzionare. Infatti, secondo l’analisi dei primi risultati, il meccanismo consente di ridurre i tempi di percorrenza fino all’80%, fluidificando il traffico in modo sensibile e migliorando gli spostamenti urbani.