Le enormi possibilità offerte dalla tecnologia possono essere utilizzate anche a beneficio delle persone più fragili. È quanto accade nel progetto che vede protagonisti QNAP e Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti (Uici). Come spiega il Presidente Uici Mario Barbuto, l’associazione aveva di fronte una necessità importante: tutelare e rendere facilmente accessibile a tutti l’enorme archivio di audiolibri, che conta circa 6000 volumi letti da speaker professionisti. A questa importante esigenza se ne aggiungeva una di carattere finanziario con l’obiettivo di ridurre i costi. Le soluzioni di cloud storage di QNAP sono risultate la scelta migliore per entrambe.
“Volevamo che la disponibilità dei libri fosse garantita 24 ore su 24”, continua Barbuto. “Allo stesso modo chiedevamo una forte tutela in caso di guasti o incidenti verificatisi in passato quando ancora non c’era questa configurazione tecnica. Le opere erano infatti depositate presso i nostri server e in caso di temporale, con conseguente caduta di un fulmine, poteva verificarsi anche un’interruzione di corrente. Ecco che nei periodi di vacanza il ripristino, come già accaduto, avveniva solo dopo qualche giorno”.
Un cambiamento per l’efficienza
Il progetto è partito circa due anni fa. “L’Uici aveva i servizi in cloud presso un provider esterno e i costi che sostenevamo erano molto elevati”, spiega Daniele Manni, dipendente Uici della Presidenza Nazionale facente parte del Gruppo Gestione Rete Informatica. “C’era quindi la necessità di capire come risparmiare e nello stesso tempo avere maggiore spazio per svariati terabyte di audiolibri, che fanno parte del nostro servizio Libro Parlato disponibile online e in costante crescita”. Il piano prevedeva lo spostamento dei documenti su una struttura dell’Uici posizionandoli in housing presso un provider esterno, oltre ad occuparsi dell’hosting dei siti collegati. In questo modo sono aumentate le risorse, pur diminuendo i costi. In più l’infrastruttura esterna e la sede nazionale possono comunicare ed effettuare attività di disaster recovery a livello geografico se necessario. Ulteriore esigenza era la centralizzazione delle risorse e la virtualizzazione di server ancora in parte fisici. A queste necessità ha saputo rispondere la tecnologia QNAP. “Il prodotto utilizzato nasce come un Nas (Network-Attached Storage)”, spiega Luca Pitotti, amministratore di rete e gestore dei progetti, delle configurazioni di dispositivi perimetrali per l’accesso sicuro delle reti aziendali e della progettazione reti Wireless presso S.T.C., nonché consulente del progetto di Uici e QNAP, “ma insieme ad altre applicazioni permette di avere in un unico dispositivo molte funzionalità, dalla virtualizzazione all’hosting. Si tratta del TS-h2490FU, basato sulla tecnologia innovativa NVMe che consente un rapido accesso ai dischi e supporta un intenso volume di chiamate IOPS (Input/Output Operations Per Second) sia in lettura che scrittura”. S.T.C. é un’azienda specializzata in progettazione di reti informatiche, VPN e reti wireless ad alta densità, partner di QNAP ma anche di Sophos, Ruckus e rivenditore in Italia del software di Risk Analysis Palisade Lumivero.
Tutti i dati vengono così replicati in tempo reale sul cloud e nottetempo sulla sede centrale, dove è presente un altro dispositivo QNAP TS-h2490FU che è in grado in caso di disastro di ripristinare tutti i servizi presenti in cloud senza perdere dati e in tempi molto brevi. Il progetto si è sviluppato in diverse fasi: “All’inizio c’è stato un primo processo di migrazione che ha interessato tutte le macchina virtuali ed è durato circa un mese” spiega ancora Luca Pitotti “successivamente c’è stata la migrazione di tutti i siti web e infine una fase più lunga che ha riguardato l’archiviazione dei libri”. Si è trattato quindi di un processo elaborato che però, chiarisce Pitotti “non ha toccato gli utenti finali che hanno potuto continuare ad usufruire del servizio in modo ininterrotto”.
Un traguardo oltre la tecnologia
“Dobbiamo tenere presente che molte persone grazie al servizio supportato dal progetto qui descritto vincono la solitudine, mentre altre lo utilizzano per studio o lavoro. Quindi attorno a tale attività c’è un’umanità immensa, che va oltre i nostri oltre 36mila soci rivolgendosi a una platea potenziale di 1 o 2 milioni di persone tra non vedenti e ipovedenti gravi, medi e lievi. Aver ridotto i costi, aver garantito la tutela del patrimonio e averlo reso disponibile 24 ore su 24 è stato per questi motivi un grande traguardo”, aggiunge Barbuto.
Alle funzionalità abilitate dal progetto possono infine accedere anche le oltre 150 strutture territoriali dell’Uici che si occupano di contabilità, amministrazione e archivi multimediali. “Ci abbiamo investito, ci abbiamo creduto e siamo convinti di aver fatto la scelta giusta, optando per un prodotto tecnicamente molto evoluto che ci ha consentito anche un risparmio economico” conclude Barbuto. Il suo auspicio è che la scelta dell’Uici possa essere d’esempio per altre associazioni che si occupano di persone fragili, con cui la stessa Uici si interfaccia. È il caso dell’ente nazionale dei sordomuti, così come delle associazioni che si occupano di invalidi civili, invalidi del lavoro, mutilati e invalidi per servizio.
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