BIM e CDE, ovvero rispettivamente Building Information Modeling e Common Data Environment, sono due elementi che promettono di rivoluzionare in positivo la gestione delle infrastrutture, rendendole più efficienti e più facili da monitorare. Qualcosa di cui l’Italia ha estremamente bisogno, vista la scarsa manutenzione su tante infrastrutture chiave che rischia di comprometterne il funzionamento e causare incidenti anche gravi.
La metodologia BIM è diventata obbligatoria per gli appalti pubblici da oltre 2 milioni di euro. Ciò significa che le stazioni appaltanti sono tenute a richiedere che la progettazione, realizzazione, manutenzione e tutta la gestione in generale delle opere, siano realizzate mediante l’utilizzo di modelli informativi digitali.
Più nel dettaglio, gli obblighi specifici previsti dal nuovo codice degli appalti sono cinque. Il primo riguarda la soglia di applicazione: il BIM è obbligatorio per tutti gli appalti di lavori, servizi e forniture per opere di nuova costruzione, interventi su costruzioni esistenti, ad esclusione di opere di ordinaria e straordinaria manutenzione. Il secondo obbligo riguarda la tipologia di modello BIM: infatti, le stazioni appaltanti hanno l’obbligo di definire nel bando di gara il livello di dettaglio del modello BIM richiesto, in base alle caratteristiche dell’opera. Il terzo punto riguarda gli strumenti da adottare: sono le stazioni appaltanti, infatti, a doversi dotare degli strumenti hardware e software necessari per conseguire l’obiettivo della digitalizzazione. Il quarto punto è relativo alla formazione: l’introduzione delle nuove metodologie porta con sè, infatti, anche la necessità di un’adeguata formazione e la creazione delle competenze necessarie per le varie figure chiave del processo. L’ultimo obbligo riguarda l’atto organizzativo: infatti l’introduzione di nuove figure, nuovi processi decisionali, nuove modalità di gestione delle gare e del processo dell’opera richiede una nuova predisposizione del sistema organizzativo, con la rivalutazione dei processi decisionali.
Tra gli strumenti che le stazioni appaltanti dovranno adottare c’è anche il CDE. Infatti, con l’avvento del BIM e della digitalizzazione delle opere nella Pubblica amministrazione le informazioni andranno considerate come la materia prima del modello economico: per questo dovranno essere mappate, gestite e controllate in modo preciso in ogni fase del ciclo di vita dell’opera, per ogni attore coinvolto nei processi. E in tal senso il CDE può essere di grande aiuto. Si tratta di un’applicazione generalmente disponibile in Cloud con cui è possibile gestire in modo univoco e strutturato informazioni relative ad un progetto, ad un cantiere o alla gestione e manutenzione di un edificio, oltre a favorire la collaborazione tra i diversi operatori. Uno strumento importante in tutto il ciclo di vita di un edificio e che consente, inoltre, di non usare più carta.
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