Il fascicolo sanitario elettronico che divide le regioni

In teoria il fascicolo sanitario elettronico dovrebbe rappresentare uno degli strumenti chiave della trasformazione digitale della sanità, rendendo possibile e rapida la condivisione dei dati dei pazienti, previo consenso, tra le diverse strutture sanitarie. Ma quello che doveva essere un vantaggio sta rischiando di trasformarsi in una nuova fonte di disuguaglianza.
I lenti sviluppi del Fse
Un’analisi della Fondazione Gimbe, infatti, mostra come l’implementazione del Fascicolo sanitario elettronico proceda a velocità differenti nelle diverse aree del Paese creando una vera frattura digitale, con soltanto quattro tipologie di documenti sanitari disponibili in tutte le Regioni e appena il 42% dei cittadini che ha espresso il consenso alla consultazione dei propri dati.
L’analisi si basa sui dati pubblici del portale Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 del ministero della Salute e del dipartimento per la Trasformazione Digitale, aggiornati al 31 marzo 2025. Sono 16 le tipologie di documenti che dovrebbero confluire nel Fse. Tuttavia, attualmente, solo 4 di esse (lettera di dimissione ospedaliera, referti di laboratorio e di radiologia e verbale di pronto soccorso) sono presenti in tutte le Regioni. L’analisi non tiene conto di un aggiornamento del portale effettuato nelle ultime ore: secondo i nuovi dati salgono a 6 i documenti disponibili in tutte le Regioni, con l’aggiunta della prescrizione farmaceutica e di quella specialistica. Migliora anche la disponibilità del certificato vaccinale.