Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, come cambiano con il digitale

Negli ultimi due anni si è registrato un importante cambio di passo volto a definire obiettivi comuni per i professionisti della salute, stabilire meglio tempi e modalità di intervento e garantire un accesso equo ai pazienti
30 Luglio 2024 |
Giulia Galliano Sacchetto

I Pdta, Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, sono degli strumenti di gestione clinica usati dai medici per definire l’insieme ottimale degli interventi, sulla base delle conoscenze tecnico-scientifiche e delle risorse professionali e tecnologiche a disposizione. Questi strumenti contengono le specifiche legate agli obiettivi, ai ruoli e alle attività di ogni attore. La loro adozione permette, dunque, ai partecipanti di essere più consapevoli del processo di assistenza complessivo e di interagire in modo più sistematico.

In questo senso un appropriato supporto tecnologico può assicurare un coordinamento più efficace, consentendo così la programmazione del lavoro infermieristico o amministrativo, favorendo la standardizzazione degli input e la misura degli output. In poche parole rendendo più efficiente l’utilizzo delle risorse. La digitalizzazione dei Pdta passa attraverso il soddisfacimento di tre principi fondamentali: soddisfare i fabbisogni clinici, con attenzione alle esigenze specifiche dei pazienti e alle pratiche mediche specialistiche pertinenti;  ottimizzare l’organizzazione della struttura e la gestione, necessarie per offrire prestazioni sanitarie efficienti e sostenibili; valorizzare la dimensione tecnologica, che comprende l’implementazione di infrastrutture digitali, applicazioni e strumenti diagnostici per facilitare la collaborazione tra gli operatori sanitari.

I Pdta digitalizzati, verso cui spinge anche il ministero, promettono di rivoluzionare l’approccio alla cura dei pazienti, sviluppando percorsi di cura più continui, integrati e personalizzati, specialmente per persone con patologie croniche o multiple. Nel 2023, diverse Società Scientifiche hanno presentato un documento che delineava la strutturazione e l’implementazione della telemedicina in Italia, e che impattava anche sul processo di definizione dei Pdta, tradizionalmente concentrato principalmente sugli aspetti clinici. Il documento proponeva, infatti, che le società si impegnassero nella creazione di modelli di Pdta digitali per la revisione dei percorsi assistenziali esistenti, quando appropriato. Inoltre, diversi recenti studi hanno evidenziato la necessità di un’evoluzione dei Pdta verso una medicina personalizzata, che includa percorsi di prevenzione basati sulle nuove tecnologie, come gli screening su ampia scala forniti dalla telemedicina e la diagnostica predittiva basata sull’intelligenza artificiale. Tuttavia, questa evoluzione è ostacolata dalla grande varietà e complessità dei Pdta attualmente esistenti.

Vi sono già, comunque, in Italia, alcuni esempi di successo di Pdta digitalizzati: per esempio, programmi che offrono la possibilità di effettuare un primo screening e triage, con l’obiettivo di avere un accesso più veloce e mirato alle cure necessarie, riducendo i tempi di attesa e ottimizzando le risorse sanitarie. Oppure il teleconsulto che consente a un team multidisciplinare di prendersi cura del paziente in modo coordinato e completo, fornendo una visione più chiara del suo stato di salute e del trattamento appropriato. O ancora il monitoraggio personalizzato del paziente e il follow-up regolare che permettono di adattare il trattamento in base alle esigenze specifiche del malato, garantendo un migliore rispetto delle terapie prescritte, grazie anche alla condivisione di documentazione clinica tra il paziente e i professionisti sanitari.


Giulia Galliano Sacchetto
Giornalista professionista, con alle spalle esperienze in diversi campi, dalla carta stampata al web. Mi piace scrivere di tutto perché credo che le parole siano un’inesauribile fonte di magia.

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